17 luglio 2007

Congiunzioni astrali

Il mio sogno era questo: l'uomo della mia vita l'avrei incontrato in treno, sarebbe stato un medico, un pianista. Avremmo amabilmente chiacchierato seduti, interrogandoci a vicenda sui rispettivi misteri di un incontro fortuito e voluto solo dal caso. Del tipo: era già stato scritto che dovevamo incontrarci quel giorno, a quell'ora e su quel treno. Ci saremmo scambiati i numeri di telefono in un biglietto strappato a mano. Nulla di formale: tutto terribilmente e inspiegabilmente, spontaneo. Come se ci conoscessimo da sempre; come se entrambi avessimo sempre saputo, in cuor nostro, che da qualche parte in qualche luogo, qualcuno stava giocando - anche beffardamente - con il nostro destino. Il mio desiderio era questo: il lavoro della mia vita l'avrei desiderato a lungo con tutte le mie forze. L'avrei coltivato passo dopo passo. Perché non volevo raccomandazioni, spinte. Ma la certezza di essermelo guadagnato, sgobbando e con una forte volontà. Il lavoro della mia vita era mettere un piede in questa redazione, in questo giornale, in questa città. Perchè il caso favorisce la mente preparata (dicono). E rompere le scatole, farsi vedere, ricordare, apprezzare è una strategia che alla lunga ripaga. Anche se con un contratto a tempo determinato, o yogurt (mi piace già di più come definizione).Sì, è davvero caduto il quadro. In ogni senso, in ogni settore. E il bivio che si è aperto davanti mi emoziona e mi fa paura nello stesso tempo. Sarà la mia favola o un'ironica commedia noir magari senza lieto fine? Ora, forse - cito il tuo Baricco, e me ne perdonerai - devo solo scegliere cosa non voglio per capire cosa voglio. In ogni caso, preparati: ho deciso di nutrirmi della tua vita, della tua linfa. Di assorbire il tuo mondo e il tuo sentimento. L'esperienza mi dice che, vada come vada, avrò comunque vinto: arricchendomi di te.


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