24 dicembre 2009

Terzo (triste) Natale

Tutto ciò che voglio non ce l'ho. E vi vedo di lontano. E soffro come un cane. Inutile aggiungere ogni parola in più. Ho gli occhi lucidi dalle quattro del pomeriggio e non riesco a trattenere le lacrime. E' una solitudine che viene da dentro. E' un malessere incolmabile da qualsiasi altra persona che non sia te. E' un Natale come gli ultimi tre. Con una consapevolezza in più, nessuna arrabbiatura ma tanta tanta malinconia che si fa velo tra me e il mondo. Manca la magia. Manca la musica. Manca l'amore. Manca tutto. Manchi te. La lontananza non paga. Non può pagare animi come i nostri. Animi come il mio che elemosinano compagnia per un brindisi a mezzanotte, che si preparano a un capodanno soli, che odiano l'impossibilità del vivere come hanno diritto di fare. Amando appieno.

15 dicembre 2009

Mi nutro di te (e della tua musica)

Georg Dreyman: Penso a ciò che ha detto Lenin sull’Appassionata di Beethoven: ‘Non devo ascoltarla o non terminerò la rivoluzione’. Ma come fa chi ha ascoltato questa musica, ma veramente ascoltato, a rimanere cattivo?.

9 dicembre 2009

Civico 28

Ed esiste qualcuno che, per qualche strano motivo ancora a me non noto, si preoccupa di cosa combino. La mia impressione oscilla tra la curiosità pura e una certa qual forma maieutica di insegnamento a distanza. Nessuna mano tesa e nessun aiuto. E' un ping pong di mail e di informazioni esclusive sul mio lavoro e il mio sogno. Motivazione? Non pervenuta. Il gioco è interessante ma non so dove porta e richiede grande grande attenzione. In ogni caso: grazie.

7 dicembre 2009

Io somatizzo

Perché quando non sei con me ho sempre un dolore profondo allo stomaco e al basso ventre che irradia il fianco e mi prende quasi a morsi??

post amsterdam

Sogno un paese lontano
a poche ore da qui,
l'ho visto dall'aeroplano
e mi è piaciuto così:
in ogni casa c'è un fiore,
mulini a vento e chissà...

Lo cantavano allo Zecchino d'oro, ma forse tu non lo ricordi..
Però ti ricorderai dei questi giorni, delle vetrine e delle biciclette, della colazione con le uova e la pancetta, della mia assoluta mancanza di senso dell'orientamento, della nostra canna, della cioccolata tagliata, della gita in corriera con i giapponesi. E voglio rimandare a memoria anche i miei stop per fotografare, la tua percezione dei particolari (compreso il diario di Anna Frank, da me bypassato), quel bimbo biondo in aeroporto e le donne sotto la pioggia senza ombrello. Isidoro (o Idro) ma avevi ragione te, la bistecca simple, e i portabirra disegnati da un carpentiere che prendeva al mese più di me e te messi insieme. L'invana ricerca di un hot dog al pomeriggio e di un semplice caffè la mattina. La piantina di mariuana non comprata e la voglia di fare colazione in un hotel non nostro. E voglio ricordare perfino la bigliettaia nera, e quell'uomo che importunò (chissà) la ragazzina nel treno in andata. La colazione a base di formaggio, la pioggia continua, il tuo giubbetto nuovo e quel negozio di saponette pieno di importunatori. Ricordiamoci, amore, che al ritorno hai conosciuto i miei.
Impressione? Ottima, mi sembrava di conoscerlo da sempre. Disse.

29 novembre 2009

Domande

- Te sei mia.
- Non è vero.
- E io, sono tuo?
- Non ancora.
(pausa)
- Posso farti una domanda?
- Ok, vai.. so già cosa vuoi chiedermi.
- perché è il sempre il solito argomento...
Quanto amore? Rispondimi, quanto devo ancora aspettare?
(silenzio)
- Poco.
- Davvero?
- sì, ho bisogno di te.

25 novembre 2009

Taxi driver

"Mal di testa continuo e mi pareva di avere il cancro allo stomaco. Ma non dovevo preoccuparmi. La salute è una cosa che dipende da come ti senti. Più pensi di sentirti male e più stai male".

(ho ripreso in mano il progetto del libro...) grazie a sugarpulp.

23 novembre 2009

Memo pro-futuro

Note:
- chiamare l'avvocato, in qualunque città esso operi
- fissare appuntamento per visita dermoncologica

Frase del giorno:
"Nessuno può mettere Baby in un angolo" (Dirty dancing)

16 novembre 2009

Vittoria

Non è ancora tempo per te. La linea è una sola. E il caso ha deciso per noi, anche se ci eravamo lasciati un po' andare. Arriverai, ne sono certa. Quando tutto avrà un senso per poterti accogliere al meglio tra il calore di quattro braccia e un'unica casa che avrà sotto il tetto due persone. Ti amo già anche se non esisti. Per me sei il sogno che si compie.

4 novembre 2009

Tempistiche perfette

Mi sono calcolata. Ormai ho una crisi al mese.
Cambiano le virgole, e ne hai aggiunte molte. Così la frase ha più senso perché ha ritmo e ci sono le pause. Ma i periodi restano sospesi. E per iniziare una frase serve un punto e un a capo, con un po' di rientro dal bordo pagina. Perché questo paragrafo, nel capitolo della tua vita, sarà diverso dal primo. Collegato ma diverso.
Aspetto il punto e avverto. La prossima crisi, stando al calendario, si abbatterà verso l'8-9 dicembre. Ma temo arriverà prima, in coincidenza del 15-16 novembre. Ne sono certa. E non mi colpevolizzo perché per l'ennesima volta vivrai la tua vita senza me. E domani ho bisogno di risposte. Quelle che da agosto non mi hai dato anteponendo le virgole al punto.

3 novembre 2009

Mode d'emploi

Istruzione n.1
Evitare la trappola del microonde e ritrovare lo spirito della slow cooker
cogliere tutte le opportunità che si presentano, procedendo in modo graduale, lento e meticoloso
Istruzione n.2
Nella fiaba vince la corsa la tartaruga e non la lepre
Ma anche la formichina sulla cicala
Istruzione n.3
Il romanzo di 400 pagine da più soddisfazione di Twitter (che per altro non usi)
Istruzione n.4
Meglio la piramide di Cheope che un castello di sabbia.
Istruzione n.5
Bisogogna pensarci dieci volte prima di rispondere e, spesso, è meglio il silenzio
Istruzione n.6
Se fai una stronzata (e la fai spesso) scusati nell'arco di mezz'ora (se non meno)
Istruzione n.7
La pazienza è una virtù e ce l'hanno i forti. Questo non significa che non meriti rispetto
Istruzione n.8
Le stesse cose, dette in modo più sereno e senza impeto, sortiscono un effetto diverso in chi le ascolta
Istruzione n.9
Ricordati sempre che, nonostante tutti i tuoi difetti, sei una persona speciale
Istruzione n.10
Rileggi spesso tutte le istruzioni a partire dalla numero 9

Note: slow cooker significa pentola che cuoce il cibo lentamente e a bassa temperatura.

28 ottobre 2009

Amiche interrotte

Ti ho perso per strada. O forse ci siamo perse entrambe camminando nella stessa direzione senza guardarci negli occhi. Forse, nella vita, ha ragione chi dice che è meglio star zitti piuttosto che parlare. E forse ha ragione chi finge di essere chi non è: uno che sorride sempre, che dice che gli va bene tutto, che media e che tesse relazioni per mantere sempre un equilibrio. Che importa se questo è falso, se appena ti giri l'altro, che ti ha sorriso per ore, ti manda a quel paese. Io ho sempre avuto un istinto che esce di getto. Mi si legge negli occhi cosa penso. Non so stare zitta e i miei silenzi parlano più di me. Nessuno ha un carattere perfetto. Io ho il mio. E me lo tengo, limandolo, se e quando posso. E spezzettandomi ogni qual volta qualcosa non torna. Come stasera. In cui sono alla ricerca dell'errore, di una valida motivazione che possa spiegare il caos calmo che c'è attorno e dentro il nostro non stare più, una a fianco all'altra in questa città. E altrove. In qualsiasi luogo la nostra mente ci possa aver portato.

26 ottobre 2009

Passioni

Mi scoppia il cuore da quanto ti amo. E faccio fatica a tenere a freno la lingua che vuol sottolineare il mio star male per ciò che mi manca (te). E faccio fatica a tenere a freno l'animo che s'ingelosisce per ciò che fai e non mi comprende. Forse sono infantile, forse sono solo dotata di amore puro. Quello che esce a getto e non chiede se il suo moto è corretto o no. Agisce e come un fiume in piena travolge e inonda. Anche la povera ragione, incapace di discernere quando è meglio parlare e quando invece conviene stare zitti. E aspettare che tu ti accorga, da solo, che il tempo passa. Giorno dopo giorno, il tempo passa e nessuno ci darà più ciò che non abbiamo vissuto.

21 ottobre 2009

Schiavi del lavoro

Perché nascondersi dietro un dito? Ormai mi conosco abbastanza per capirmi fino in fondo e capire che in qualche modo gliela sto facendo pagare al mio capo. Ho passato anni a sentirmi rinfacciare, da mia madre per prima, che avevo il cuore di pietra, che andavo avanti per la mia strada senza accorgermi di chi avevo a fianco, che non mi interessava d'altro che di me e di cosa stavo facendo. Bè, nel tempo sono cambiata. E l'ha notato anche mia madre. Ora mi spacco per le persone, guardo ai loro bisogni e spesso i miei vengono dopo. Dò l'anima per una causa, se la ritengo giusta, al di là di quello che me ne può venire in tasca. E me ne viene poco, ultimamente. Ma te (capo padrone che mi hai preso e portato agli allori per poi farmi cadere in basso) hai tirato fuori il peggio di me. Al punto da trovarti insopportabile, oggi, perfino alla vista. E nonostante le mail carine, i "cara" di qua, e il "buon lavoro" di là, la sensazione è che tu ti diverta a comandare la gente senza mai gratificarla, farla sentire bene sul lavoro, senza mai accorgerti se quello che ordini ha un senso, o perlomeno se vale la pena condividerlo con chi lo deve eseguire. Bè, il lavoro per me è altro che non avere mai un grazie, un bene, una spalla con cui dividere responsabilità e compiti quando sono ammalata. E oggi, anche se non ero piegata in due, l'ho voluto fortemente stare a casa. Non voglio essere indispensabile. Non voglio lasciare vuoti. Voglio lavorare senza sentirmi una schiava. Quella che mi ricordi di essere ogni giorno nei tuoi toni. E forse ora è anche troppo tardi per rimediare.

19 ottobre 2009

Love story

(Amare significa non dovere dire mai mi dispiace).
"Io non credo che esista una vita più bella di questa. Una vita dove non c'è Mozart, Bach e te".

12 ottobre 2009

Eleanor Roosevelt

Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.

7 ottobre 2009

Nulla cambia

E in disparte guardo la tua vita.

NOTE A MARGINE
(il mio stato d'animo stasera è racchiuso in quella mezza bistecca lasciata lì, raffreddata e secca, dopo la nostra telefonata finita in una birra buttata via quasi piena. stomaco bloccato e pianto interrotto da mezz'ora. sono come d'autunno le foglie secche. e non vedo primavere)

6 ottobre 2009

Momenti

Sento la mancanza di te e del nostro tempo. Mancanza di giornate insieme, colazioni, pranzi e cene. Chiacchiere non al telefono. Istanti ma anche interi weekend. A volte la invidio e invidio il vostro passato in cui l'età e i lavori diversi vi hanno fatto assaporare in modo differente la vita di coppia. Noi rubiamo tempo al tempo. Carpiamo attimi ai secondi. Ci mettiamo d'accordo per solo mezz'ora al parcheggio di un'autostrada. La vita ci ha dato questo e forse ha in sè più brividi ed emozioni di quanto normali persone possano mai provare. Eppure per un istante, un momento solo, io vorrei che la trottola si fermasse e che tutto fosse silenzio. Nel rumore si fa fatica ad ascoltare il cuore. Nel trambusto si è sballottati di qua e di là e non si ha tempo per decidere e pensare a se stessi. Mentre noi abbiamo bisogno che tu pensi a te stesso. Abbiamo bisogno che tu possa ascoltare il cuore e ambire a una vita differente, dove anche se tutto corre, il tuo baricentro sia spostato verso di me. Odio il lavoro quando anzichè nobilitare e renderci felici rende ancora più difficile ciò che già non è facile. Fa rimandare scelte e impone ritmi non voluti. E te non hai ancora fatto quella telefonata. Che io non ti dico ma aspetto come manna dal cielo.

2 ottobre 2009

Assiomi

Il mio capo è uno stronzo.

29 settembre 2009

Domande

- Mi sposi?
- sì
- Evvai, non ci credo. Ma davvero?
- Sì, mi hai preso per sfinimento.

24 settembre 2009

Verso Asiago

« (…) Non voglio possedere niente finché non avrò trovato un posto dove io e le cose faremo un tutto unico. Non so ancora precisamente dove sarà. Ma so com’è.»

Lo diceva Audrey Hepuburn in Colazione da Tiffany prima di spiegare cosa sono le paturnie. Ecco io ieri credo di aver avuto le paturnie che non sono malinconia. Non si tratta di tristezza ma paura di un non so cosa che non capisci né afferri ma sai che ti potrebbe cadere addosso. Ecco, io ieri ho avuto paura di non averti mai come vorrei. Totalmente mio.

E come ben diresti te, anche ieri ho recitato a soggetto. Sono stata un'ottima attrice, forse quella me che sento dentro e a cui, a volte, offro anima e corpo. Ma non sono schizofrenica. Non ancora.

16 settembre 2009

Dopo danza

Avevi gli occhi di un cucciolo indifeso che chiedevano coccole e dolcezza. E ho sentito con forza il bisogno di stringerti per dirti: calma, sei qui, ci penso io a te. Sentivo la tua stanchezza addosso e il bisogno di staccare. La voglia di casa e di calore, di poche chiacchiere serali, di silenzio e di amore. Ma questi erano anche i miei bisogni. E ci siamo ri-sentiti dentro.

14 settembre 2009

Dancing alone

E' come se fossi al centro di una grandissima pista da ballo, dove coppie diverse mi ruotano intorno a suon di musica. Io ferma. Immobile. La gente mi guarda e ma non mi chiede nulla. E io penso, frastornata e incapace di agire: devo muovermi da sola, accennando qualche passo? Arriverà il mio compagno come sto sperando? Devo andare io fuori dalla pista a cercarlo? E, nell'indecisione, sto ferma. Nella speranza che il sogno si avveri e anch'io come tutte le altre donne intorno possa eseguire i miei passi meglio e più dolcemente di tutti.
Oggi primo giorno di scuola. La città si è rianimata. Le pozzanghere per terra denotano pioggia notturna. Il freddo richiede maglioni e sciarpe. L'umità raffazzona i capelli. Stiamo andando verso l'autunno. Il terzo di questa mia vita. E verso un altro Natale. Il terzo di questa mia vita.

12 settembre 2009

Oroscopo della settimana

Ritirandovi. Entrando nella dimensione del vostro mondo, dove tutto è chiaro, dove nessuno rriva a mettere in discussione. Esiliandovi di proposito. Nel luogo di luce dove non esiste offesa. Nel silenzio, che lascia che sorghi il vero suono. Alquanto burberi nel chiudere le porte.
Qualcuno può pensare che siete spariti perché fuggite da qualcosa che comunque vi raggiungerà. In questo caso conviene vederlo prima, anticiparlo. Dalla vostra prospettiva non siete nel torto, nulla avete sbagliato. Il ritiro dal mondo è visto come ritiro solo dalla prospettiva del mondo. Voi non vi siete ritirati affatto. Voi siete il mondo, il mondo è voi.

10 settembre 2009

Mal di stomaco, mal di cuore

silenzio assordante.

9 settembre 2009

Ciò che avrei scritto (potendo)

Uno scontrino non fiscale appallotolato in tasca. Un euro speso per un caffè caldo servito senza gentilezza in un gazebo lungo mare in un bicchierino di carta. Il litorale è pieno di questi baracchini. Seduto ai tavolini c'è un po' di tutto: bagnanti in costume, coppie in abito da sera con tanto di stola color verde e giacca ben abbottonata, steward e addetti alla sicurezza.
Arrivare al Lido, per i comuni mortali, costa 6,50 euro. Solo andata. Più il biglietto del bus 1,50 euro, perché la fermata diretta (il 66 per intenderci) parte dalle 16.30 in poi. Sono appena le tre del pomeriggio. Il sole batte dritto sulle teste. Dalla spiaggia arrivano gli schiamazzi e si capisce di essere arrivati a destinazione perché tutti scendono a quella fermata. Ma non siamo davanti al Palazzo del Cinema. Solo qualche metro più indietro. La scritta riporta Des Bains ed è uno degli hotel più famosi del Lido di Venezia. Difficile capire chi sta aspettando tutta quella calca di gente. Sui gradini ci sono solo telecamere e body guard vestiti di nero. Davanti, ammassati, vari cittadini, passanti (anche di una certa età) col telefonino lanciato in alto, nel vuoto, pronto a carpire chi scende. Più avanti la strada è piena di ragazzi con la maglietta staff incapaci di dare anche minime indicazioni. Capitati o messi lì per caso. E chissà se pagati. Gli agenti della sicurezza controllano le borse. Una sbirciatina veloce e a dire il vero senza grande interesse.
Insomma: passata. La passerella è ancora vuota ma qui ora è tutto un cantiere aperto celato da impalcature rosse. Si sente profumo di star e di grandi allori, ma la sensazione è quella di una montatura televisiva data da ottime riprese e angolazioni perfettamente centrate per non far capire. Al telefono, a fianco, qualcuno dello staff urla. "Se ne sono andati tutti, qui è caro, costa troppo - dice senza sorpresa - La gente arriva i primi due giorni per l'inaugurazione, poi se ne va e solo se viene premiata torna, alla fine. Oggi non c'è nessuno". Ed è vero, sarà anche martedì, ma gli unici a insistere sono i giornalisti a caccia di qualcosa. La passerella è più corta di quello che appare nel monitor. E a lato ci sono poche ragazzine con diari alla mano, cellulari e qualche bottiglietta d'acqua. Nel quartier generale dell'Excelsior il movimento è più vivo. Qui trasmettono, fanno le conferenze, mangiano. Nei corridoi girano uomini in costume (slip tra l'altro) divi del tenore di Marta Marzotto e Tinto Brass, qualche politico veneto e tanti tecnici, operatori, uomini e donne dello staff e della carta stampata, radio e tv. Gli scenari sono creati ad hoc e stridono nella loro modernità con l'arredamento antico (puro stile anni Ottanta) dell'hotel. Si brinda sul terrazzo, si sorseggia un vino nella hall, si chiacchiera nel gazebo. Alle conferenze stampa c'è poco movimento. Le sale sono al secondo piano e le indicazioni troppo piccole. I programmi non vengono granchè sfogliati e per entrare, ovunque, serve il pass. Ma l'atmosfera è quella di una grande fiera di settore. Qui la gente si sente un po' artista e lo si vede dagli abiti originali, talvolta trasandati ma solo in apparenza. La vera eleganza è là fuori. E c'è chi per vederla si sporge dal ponte in alto punto d'approdo dei vaporetti. In quelle due ore sono arrivate un'intera delegazione indiana, in puro stile Bollywood, e due attori americani di certo non passati inosservati. La gente li chiama e anche chi non li aveva scorsi non può fare a meno di fotografarli. Poi inizia il tam tam: c'è Matt Damon. Dove? Là, guarda. Le ragazze lo seguono, gli steward lo fotografano, la guardie di sicurezza lo proteggono. Due passi e lui sale in un Suv dai finestrini offuscati. Ed è tutto finito, almeno per strada. La passerella invece inizia ad animarsi. Sono quasi le 18 e sono pronti a sfilare gli attori arrivati ieri e in mattinata che, quindi, già sono passati per l'hotel a sistemarsi. Fari puntati, gente a bordo e una miriade di flash. Il sole si avvia al tramonto. E la vista più bella dà proprio le spalle al jet-set che apparirà in tv. La cronaca passa in prima linea, e Venezia chiude anche questa giornata di riti e costumi. La vita reale chiama. E richiede altri 6 euro e 50, e tre quarti d'ora di viaggio a cavallo del mare con la fioca luce del far della sera. Questo sì che è uno spettacolo.

7 settembre 2009

Memento

Cambiamento. Mutazione. Ricerca. Esplorazione.
settesettembreduemilaenove. A Venezia c'è acqua grossa. Il sole si riflette sulla laguna increspata dal vaporetto. Ho girato con il cellulare in borsa e non in mano. Ho cercato di vivere secondo le mie esigenze e i miei tempi. Non mi sono data fretta. Ho scacciato l'ansia. Ho seguito la curiosità di vedere qualcosa che non avevo mai visto. Ho seguito il piccolo sogno di essere lì. Ho lavorato bene. Ho staccato dall'ufficio. Ho letto un libro intero. Un piccolo libro semplice che ha dato semplicità ai miei pensieri. E ho deciso di riprendermi me stessa. Ci vorrà tanto tempo e molta determinazione per evitare di ricadere in certi vizi di forma. Usi e modi di fare ormai consoni. Mi sono isolata dal mondo e oggi ho inviato sms a tutti coloro che avevo lasciato in disparte. A te che sei in Sardegna. A te che stai per andare a convivere. E a te che ti lamenti sempre di tutto. Ho chiesto scusa dello stacco. Ho voglia di vivere. E me ne ero dimenticata al punto che ora solo scrivere queste tre parole di fila mi riempie gli occhi di lacrime e il cuore di emozioni che questa sera dedico egoisticamente solo a me. Ne usciremo, ne sono convinta. Basta non parlarne più e non farne un problema. Alla fine mi devo solo guardare allo specchio, sorridere e ritrovare negli occhi quella luce che c'era un anno fa. E da lì ripartire. Per me e basta. Il resto verrà.

2 settembre 2009

Consigli

Ma a questo punto però
se lui sa cosa deve fare
e tu hai atteso fin troppo
non puoi mollare a 99
fai 100!
allora ragiona!
se ti rilassi
le strade potranno essere due
o lui in tempi utili decide
o lui non decide
in entrambe le situazioni se ti rilassi e stai tranquilla
ne godrai di salute!
tanto in entrambi i casi tu non sei utile alla decisione finale!
perciò sii serena
fai tornare la tua spensieratezza
che forse è più utile ai fini di una decisione positiva per te!
A che serve ora litigare o stare male?
finiresti per non goderti nemmeno una eventuale decisione positiva tesa come sei?! no?

31 agosto 2009

Stile italiano


E ora ammetti: non ti era mai capitato di essere fermato per strada da una sconosciuta in grado di fare complimenti alla tua donna, a te e alla coppia per quel mix di eleganza, stile e - come ha detto? - puro made in Italy. Forse vivo davvero in un film e forse sto davvero esasperando le emozioni. Ma dio! si vive una volta sola, e ho solo questa vita per ridere, piangere, disperarmi, inciampare, cadere, essere felice, amarti, sostare sotto un portico per ripararmi dalla pioggia, portare un cappello ed essere felice di un complimento preso per strada. Prenditi cura di me, amore. Abbi cura di me. Ho così bisogno di viverti accanto. E noi siamo meglio dei miei maledetti film.

27 agosto 2009

Toilette(s)

E nessuno capirà mai cosa possa esserci sotto. Dietro una faccia aggraziata e una collana di perle bianche. E dietro una cravatta bourdeau che esalta due immensi occhi azzurri.
Sotto c'è fuoco che arde e non si placa. C'è la passione che non si ferma. C'è il cuore che palpita e la voglia che cresce. C'è il bisogno di unirsi, almeno nei pensieri, in qualcosa di nostro: un privato, paradisiaco e incoscente universo di sensi elevati all'ennesima potenza dal sentirsi fatti l'uno per l'altra. Creati ad hoc per stare insieme. Riusciti perfettamente nelle similitudini. Talmente in contatto da essere in simbiosi. Così in linea da sentirsi anche lontani chilometri. Sempre di corpo mai con l'anima.

25 agosto 2009

Chat

- Quando viene su tua madre?
Lui alzò lo sguardo in attesa di risposte, mosse buffamente la bocca, passò la lingua sopra le labbra e iniziò a digitare sulla tastiera
- Credo dal 29 al 5 settembre
Lei lo guardò. Aveva addosso quella maglia grigia che tanto adorava, e non perché fosse particolare ma perché il colore esaltava l'occhio azzurro, stringeva nei punti giusti e gli calzava una meraviglia. Che uomo che ho, ripeteva tra sé e sè.
Poi lesse le date e ancora prima di digitare una risposta, lui avanzò:
- Perché? La vuoi conoscere?
- Pensavo... non so, che dici?
- Potrebbe essere l'occasione
Pausa
- E' dolcissima, è me all'ennesima potenza
Lui si lasciò scappare quello che lei già sapeva, ma questo la invogliò ancora di più a quell'incontro. Lei pensava a un caffè, neanche tanto programmato. Meglio lì che in casa. E sarebbero state così vicine da non perdere come occasione...
- Ok, facciamo che sondo.. provo a capire e ti dico - la interruppe nei pensieri
Lei sobbalzò: vorrei fosse tutto più semplice
- Va bene - rispose già individuando il vestito da mettere a prova di mamma
Lo guardò, lui continuava a fare il musetto al di là dello schermo..
- Alla peggio la prossima volta che torno a casa vieni con me
E lei stette zitta. Certo che verrò, le venne spontaneo dire. Non vedo l'ora.

Strane richieste

Entrò dal parrucchiere e chiese: Ti prego, aiutami a togliere questo riflesso rosso dalla testa.
E lui: ma sei tutta rossa... Appunto, togli tutto. (a domani con il verdetto.. sarò tornata castano chiaro tendente al biondo scuro, tipo cenere??)

24 agosto 2009

Saggezza popolare

«Pò da veci se acorzemo / che la feliçità spetada / no gera altro che viver, / cussì, ogni zorno un toc...». (Romano Pascutto)

21 agosto 2009

Refrain

E mi è tornata la voglia di scrivere...

Meno uno

Ho pensato che l'unica persona che non mi tradirà mai sono io stessa. Ed è proprio a questa persona a cui devo più rispetto e amore. Mi sono lasciata andare ai turbini della pazzia emotiva. Mi sono dimenticata di me e ho perso di vista sani punti di riferimento come la salute. Ho somatizzato nervoso, ho preso te e la nostra storia come esclusiva dei miei pensieri e argomento capace di catalizzare ogni minuto della mia giornata. Così mi sono ridotta a 47 chili bagnata, con le ossa che si intravvedono dalla camicia, il viso tirato con i muscoli del collo in tensione. Il mio stomaco non sopporta neanche un bicchiere di vino ed era una delle poche perversioni a cui mi ero lasciata andare. Forse è colpa mia, di non essermi saputa controllare, tenere a freno, capire quando era il momento di dire basta e tornare razionale. Ma se così avessi fatto la mia razionalità avrebbe imposto scelte diverse e non saremo qui. Quindi non sono pentita di nulla. Ora so che il percorso che abbiamo fatto ci ha portato all'ultimo tassello da sistemare. E serve nuova forza per farlo, quella che non ho ora però. Quindi devo far andare via un po' di nebbia, allargare lo stomaco, distogliere la mente dal pensiero di dove sei e con chi. E focalizzarmi su di me. Io sono ora una donna che non mi piace. Ho relegato la mia vita a un divano sola di sera. Ho impegnato il tempo a pulire casa (incredibile quanto la testa talmente impegnata da te non aveva spazio per leggere e sfogarsi in mondi altrui). Il mio amore è così pesante da impedirmi svago. E nell'unica sera che sono uscita, sono rimasta legata al cellulare, incazzata per una tua non telefonata, incapace di fare una chiacchiera spontanea che non avesse in testa la montagna e voi. Oggi mi sono riguardata allo specchio e c'è molto da cambiare. Io da domani, parto con un piede nuovo e spero più diretto egoisticamente alla mia salute fisica e mentale. L'amore che provo per te è immenso, ma in tua assenza è devastante. Quindi esige calmieramenti.. Esige calma ed esige che tu ti muova. Ho sempre seguito i tuoi tempi, ora prenditi cura anche dei miei. Te lo chiedo per favore.

20 agosto 2009

Desideri lontani

La zingarata è una partenza senza meta né scopo, che può durare un giorno, una settimana o un mese.
Le zingarate si dividono in due categorie: la zingarata vera e propria e la zingarata maggiorata, detta battuta, dove servono particolari attrezzature (come travestimenti, un veicolo appropriato, etc), introdotta proprio nell'atto II e non citata in Amici miei.

Io e me

Voglio una vita normale. E sto iniziando a detestare questo tuo modo di fare, di scegliere senza interpellarmi, di dirmelo all'ultimo, di non cambiare idea nemmeno se ti dico che sto male. Sto pensando, dopo una notte insonne, che alla fine te hai sempre fatto quello che volevi fare. Hai seguito i tuoi tempi e li stai seguendo anche ora. E io sono qui come una stupida ad aspettare un sms. Ti stai rendendo conto che questi giorni ci stanno avvelenando il cuore? Sono nera.

Alcol (o alcool) - vanno bene entrambi

Un tempo, dice un amico guardando dal suo balcone, verso le undici di sera, la famosa piazza romana sottostante, non dicevamo movida, dicevamo deboscia: ricordi?. Sì, ricordo: il termine deboscia - francesismo da "debauche" - era molto usato nelle conversazioni delle famiglie borghesi, a significare esattamente quello che il mio amico ed io stiamo osservando adesso nella famosa piazza romana. Giovani vestiti come i forzati della Caienna nel film Papillon (stracci intrisi di sudore, monili in forma di bracciale o catena che ricordano i "ferri" dei bagni penali), e molti altri addirittura a petto nudo. Quasi tutti, uomini e donne, con una mezza bottiglia di birra in mano, mentre altri bevono a turno e festanti da una bottiglia più grande, whisky o brandy o vodka. Una parte dei giovani sono già ubriachi, e tra un paio d' ore alcuni di loro saranno probabilmente, come abbiamo letto nelle cronache di questi giorni, sulla soglia del coma etilico. Deboscia, appunto, che i vocabolari descrivono come "depravazione dei costumi". Oppure un tale vuoto, una tale demenza, una tale disperazione, cui altro non può seguire se non la spinta al degrado e all' ottundimento. Fa ridere pensare che solo adesso, e solo in poche città d' Italia, la vendita delle bevande alcoliche ai minori sia stata proibita. Ormai la misura servirà infatti a poco. Terrà forse lontane dallo stomachevole spettacolo che si svolge ogni sera nella famosa piazza romana, le piccole pattuglie di ragazzi sotto i sedici anni. Ma per il resto, tutto rimarrà tale e quale: l' ubriachezza di massa, gli schiamazzi notturni, l' abbrutimento. Altro che movida: la vivacità, l' onda delle speranze, la caduta dei tabù sessuali che animarono le strade di Madrid immediatamente dopo la morte di Francisco Franco. L' alcol? No, il problema non sta nell' alcol. Chi ne conosca bene l' uso, e quindi l' usi accortamente, sa bene che l' alcol non degrada. Anzi, come diceva William Faulkner («civilization begins with distillation»), l' alcol civilizza. Insegna infatti a contenersi,a diffidare delle euforie improvvise, e soprattutto a disprezzare gli ubriachi. Nelle giuste dosi, aguzza l' intelligenza, immette un po' di calore e d' allegria nelle conversazioni, e bevuto dopo il tramonto aiuta a togliersi di dosso il peso della giornata. Senza dire che è una manna nella conduzione d' un "flirt". D' altronde, non fosse così, come spiegarsi che per secoli hanno bevuto alcolici le aristocrazie, i pensatori, i grandi artisti, i Marescialli di Francia, Camillo Benso di Cavour, gli Junker prussiani e generazioni di Cardinali? Si potrà obbiettare che nel Settecento inglese di Fielding e Defoe, di Hoghart e Boswell, e nella Francia della seconda metà dell' Ottocento descritta da Emile Zola, l' alcol è esattamente deboscia. Basta pensare alla Gin lane di Hoghart, o all' Assommoir di Zola. Ma insieme ai dannati che si distruggevano con l' assenzio o col gin («the gin steals your life away», tuonavano nelle chiese di Londra i pastori anglicani), c' erano poi gli assennati che, avendo imparato sin da giovanissimi a controllarsi, non bevevano smodatamente.E officiando con l' alcol una loro liturgia sociale che spesso serviva a vincere la timidezza («drinking is romantic, even chic», diceva Lilian Hellman), ne ricavavano i benefici sopra accennati. Forse che c' erano in Europa altri luoghi, negli anni tra i Dieci e i Sessanta del secolo scorso, più tranquilli e costumati di un buon bar? Bei legni, luci basse ("How dark, how pleasing"), il tenue brusio delle conversazioni ritmato dal tintinnare del ghiaccio nei bicchieri, un pianista che suonava senza strepiti Gershwin, Berlin, Noble e Porter. Nessuno beveva, come vediamo adesso, senza bicchiere, tenendo la bottiglia di birra in mano. Nessuno avrebbe osato alzare la voce. Non c' erano esibizioni Gay & Lesbian, non frastuoni di pop e rock. E quindi, quale piacere nel sistemare la scarpa sinistra sulla sbarra poggiapiedi d' un buon bar, accendere una sigaretta, puntellare il gomito destro sul banco, e attendere trepidi che il barman mescolasse il nostro Martini. E quanta compassione, per gli astemi. Si restava sinceramente addolorati pensando che non avevano mai bevuto un Martini al St. Regis o al Carlyle di New York, al Savoy di Londra o all' Harry' s di Venezia. Che non avevano provato l' ouzo di Mykonos, il malt di Bushmilla Dublino o a Galway, il pastis a Capo Corso, il moquito a Cuba, la caipirinha a Copacabana, il Kyr royal al banco della Closerie de lilas a Montparnasse, il Colonnello al bar del Posta di Cortina, l' Aqvavit al bar dell' Opera a Stoccolma, la Manzanilla Carta Blanca da Chicote a Madrid. Come avevano, gli astemi, senza mai avvicinare un bicchiere di alcol alle labbra, alleviato la solitudine, rimestati i ricordi, istruiti quei veloci, indulgenti e consolanti autoprocessi da cui usciamo sempre assolti, assaporato la canzone di Cole Porter che dice "The fountain of youth / is a mixture of gin and vermouth"? Che cosa avevano fatto una sera di pioggia a Torino, una sera di plenilunio a Lisbona, nell' afa e nella noia profonda di Hong Kong: bevuto acqua minerale e aranciata? No, i buoni bar erano luoghi civilissimi. C' è forse un' esagerazione in quel che sostiene la scrittrice Fran Lebovitz, uno dei lari del mito newyorkese: «È nei bar, nelle conversazioni al bar, che s' è svolta negli ultimi sei o sette decenni la storia delle idee». Ma c' è anche qualcosa di vero. E adesso che nei pochi, superstiti bar decenti non si fuma più, sicché frequentarli significherebbe sottoporsi alla tortura di bere un alcol senza fumare, non resta - la sera - che versarsi una dose di gin in un recipiente colmo di ghiaccio, aggiungervi un filo sottilissimo di Martini Dry, mischiare, e prima ancora di passare il tutto nel bicchiere adatto, accendere una sigaretta.

(Repubblica, 18 agosto - Sandro Viola)

17 agosto 2009

Dejà-vu

Alla fine ho pensato: cosa saranno mai sette giorni a fronte di un'intera vita? Bhè, gli ignoti lettori di questo blog a cui è ignota anche la scrivente (lei) sanno ormai da mesi che tra nevrosi, picchi e cadute libere, di giorni in tua assenza ne ha già sopportati un po'. Quindi ora non c'è più nulla da dire (o da scrivere) se non ammettere io stessa (lei) che sono un tesoro. Che la mia pazienza è immane. Che la sofferenza fa parte di me ormai. Che i normali concetti - gelosia, condivisione, esclusività del rapporto... - hanno un'altra accezione per me. Io non posso essere gelosa come una donna normale. Io non posso pretendere l'esclusività come le altre. Io, l'hai detto bene te in macchina ieri, dovrò sempre confrontarmi con lei (l'altra). E ti giuro che a volte il nervoso sale talmente alto da bloccarmi la gola. Perché vorrei urlare. U-R-L-A-R-E: Maledizione!

Italo Calvino

Lei crede che ogni storia debba avere un principio e una fine?

10 agosto 2009

Garcia Marquez

Amare è soffrire… solo quando soffrirai amerai.

Ma quanto rompo

Sei ancora lontano da me. Ho i nervi tirati e la ragione non è più in grado di dare spiegazioni al cuore. La normalità, la nostra storia, non l'ha mai conosciuta. E ci vuole tanta pazienza, quella che spesso non trovo più. E mi sto continuamente chiedendo: sono egoista io, sono malata o incapace di capire, o ho un minimo di ragione e forse qualche volta anche i miei bisogni dovrebbero avere un senso? quando non ci sei è tutto offuscato dal nervoso che corrode il mio stomaco. Sono un cumulo di ossa alla ricerca di un po' di serenità.. ma continua.

6 agosto 2009

Andalusia (con rettifica)

Ti rendi conto di come siamo migliorati? Inpensabile, anche solo immaginare, come dopo due anni due persone possano avere una sintonia così naturale e spontanea. Come possano essere quelle che pochi giorni fa alla radio definivano "anime gemelle" e non per una comunione di intenti e interessi ma per una comunione di amorosi sensi ovvero di gusto, olfatto, tatto, vista e odori. Ho ancora in bocca il sapore acido del limone di quella tequila nella calle del mato a Siviglia. Ma ricordo il Vichi in partenza in aereo, gli sgranocchi al cioccolato al ritorno e l'acqua incantata (e senza meduse) della Barrosa. Vedo Ronda attraversata di fretta in auto percorrendo la stessa via tre volte e sento nello stomaco il caldo della lasagna preparata alle tre del pomeriggio con cura da un'olandese e un barista spagnolo incapaci di credere in quella scelta insana e invernale. Sento scendere di gusto le lacrime sortite da grosse risa inarrestabili legate al tuo modo di vedere il mondo a metà tra Fantozzi e Amici Miei. Conservo tra i denti il salato dei gambas alla plancha di Cadice, vedo quel locale orrido che ci ha consegnato la più bella foto di Pulci in vacanza. Seconda solo a quella col vestito rosso, che aveva perso i tacchi, davanti a una paella ingurgitata di gusto dopo l'apnea malata del mio respiro affannoso. L'unico locale aperto, accanto alla donna più pelosa del mondo, dopo il doppio bidone del Renconcillo e dell'Anselma dove sarei stata pronta a ballare il flamenco. Chissà, forse anche tu. Mi ricordo le lacrime sul divano dell'hotel a Cordoba, il vento caldo delle tre a cinquanta gradi e quella coca cola ghiacciata nel bar che aveva pronte sul tavolo mille tazzine del caffè. Ho capito che sono i piccoli dettagli a rendere unici i viaggi. Quelli condivisi e di cui si è saputo far tesoro prima negli occhi e poi nel cuore. Rivedo i momenti emozione, la ricerca del bluetooth per inviarti la foto di pupazzo, e mi vedo posteggiata in quell'aia abbandonata con l'uomo sotto l'albero e il cane nell'attesa che Luca risponda al telefono per dire l'inevitabile. La tecnologia quel giorno ci ha abbandonato e forse solo il caso sa perché. E sa anche perché ci ha mandato Guido quella sera in quel posto incantato di cui non ricordo nulla perchè avevo la testa altrove: un'Alhambra, prenotata a fatica, e vista con l'ansia che leggevo nel tuo cuore. Ma oggi per strada vedo solo Panda. Cerco nei listini quel ghiacciolo enorme (il bracciale s'è rotto ma lo conservo così come tutte le nostre multe Ryanair). E ci vedo in mezzo alla nebbia (e ad altri gentili ospiti disinibiti) o sopra il terrazzo con quell'aroma di sherry buttato giù di fretta a tracollo per quella "donna letterata e colta" che ha turbato la serata. Ti sento a fianco nel letto e mentre mi dici "mangia". Ti vedo mentre scelgo come vestirmi e mentre spingo a mattone l'acceleratore. Mentre istighi il GPS, lo censuri, lo chiudi nel cassettone. Mentre corriamo per vedere la Plaza de toros e mentre salutiamo l'ultima cattedrale a otto euro pensando: dentro sono tutte uguali.
Hai ragione te: non ci serviva questa vacanza per capire tutto di noi. Ma sette giorni insieme uno a fianco all'altra e di continuo non li avevamo mai avuti ed è stato il regalo più bello che ci è capitato in due anni. Questo è solo l'inizio. Ci vedo ora così diversi e complici che non trovo nel cuore e nella mente altre ragioni per non migliorare. Vedo la strada davanti e ti sento così sicuro di noi da non fermarti in nulla. Ora dalle tue parole, telefonate ed espressioni sento che hai scelto. E hai scelto noi per mille motivi anche esterni, come tua madre e quel meglio che dici si possa meritare. Con calma, porteremo a casa tutto. Lo so. Tenendoci in Italia il tesoro più grande.

21 luglio 2009

Lacrime

Era tanto che non piangevo. Da sabato lo faccio ogni volta che ti sento. Il cuore non ragiona come il cervello. E ci sono delle situazioni che non può sopportare. Non è normale sopportarle. Pensavo di non stare più così. Pensavo che quello che ho provato a Natale, a Pasqua, ad agosto dello scorso anno e di quello prima, non si potesse più ripetere. E qui non è colpa di nessuno, se non di tempi e scelte e di attese e di cuori che hanno voglia di amare e condividere più che gestire sms e immaginare la felicità di un uomo lontano che si gode qualcuno che non puoi andare a trovare. Credo in questi due anni di aver radicalmente cambiato il concetto di: amore, gelosia, lontananza, possesso, desiderio, condivisione. Ora so stare in tre. Ma in quattro non mi piace. Ho la nausea.

Gattino tra i rovi

Egoista? Sì, lo sono. Non vedo l'ora che torni. Ho mal di stomaco da sabato. Sono giù. Ho voglia del mio uomo e mi sento sola, ma soprattutto lontana da ciò che ora mi rende serena e felice.

Girotondi e pensieri

C'è chi dice che è un diritto biologico. Io credo sia più che altro una scelta di vita consapevole. Da ieri sera, dopo quella chiacchierata in piedi con la pizza che si freddava, non ho mai smesso di chiedermi se voglio essere mamma. Se mi sento in grado di esserlo. Ho sempre pensato che una donna non fosse tale se non provava almeno una volta nella vita la maternità. Io ho passato anni a confrontarmi con le mie amiche, sostenendo con forza il mio non desiderio di diventare mamma. Non volevo bimbi in braccio, avevo paura mi sporcassero, avevo paura di fargli male, mi sentivo inadeguata e non me stessa. Ho egoisticamente seguito la carriera, il lavoro, mi sono concentrata su di me. Non li guardavo, i figli degli altri, con i vostri occhi. Ero diversa. Poi la notte quell'incubo di non poterli avere. Di non essere fertile, timore che ho tutt'oggi. E alla fine sei arrivato tu, col tuo pupazzo biondo. La prima volta che me l'hai dato in braccio mi sentivo così impacciata. Paura che piangesse, che non volesse stare con me. Hai rivoluzionato il mio sentire e per la prima volta; per la prima volta ho pensato che forse anch'io ho diritto al completamento del mio corpo femminile. Poi le nostre chiacchiere e i dubbi. La vita che cambia, il mondo che si trasforma. Lei che diventa da sexy a chioccia, la coppia che si divide in tre e non in due. I tempi diversi, la difficoltà di riessere amanti quando si è genitori.
Forse hai ragione te in tutto. Ma anche questa è una scelta egoistica. Mettere al mondo un figlio è però una responsabilità e non può capitare, perchè così pur essendo la gioia più bella del mondo destabilizza tutto. E sono combattuta e sono piena di pensieri oggi che vagano verso Roma, verso quel vecchio libro della fallaci divorato a 14 anni dal titolo "lettera a un bambino mai nato", verso quel girotondo fatto ieri a tarda sera sui colli berici in attesa di sentirti la seconda volta. Quegli occhi grandi che mi sgranavano e ripetevano "ancoa" "ancoa", quel peso sullo stomaco di una scelta difficile come interrompere una gravidanza, e quel pupazzo biondo sullo sfondo del cellulare che sorride in posa. Ho un casino dentro. E ho bisogno di te, non per prendere una decisione, la decisione. Ma per sentire che ci amiamo e che sarà quello che decideremo insieme, consapevolmente, dovrà essere. Alla fine la nostra sarà una costante ricerca di una condizione felice che prevederà una famiglia. E, a prescindere dal numero dei suoi componenti, la nostra sarà una famiglia.

20 luglio 2009

Grado di pazzia

Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri. (Barthes, Roland)

17 luglio 2009

17.7.07-17.07.09

Tutto comincia con un incontro. Poi un bacio, una mail, il cuore messo lì a disposizione, indifeso ma pronto ad assorbire, ricevere, dare. Poi arriva la notte, l'attesa e il pianto. L'amore sconvolge, affonda, eleva, sobbalza. L'ansia divora. La lontananza avvicina. La condivisione appaga. Il tempo passa. E tutto sembra veloce. Il sentimento cresce e raggiunge vette inespugnate. Tocca confini lontani. Conosce sfumature nuove e ad altri impercettibili. Tutto ha un senso. C'è forza, energia. L'amore scatena mondi interiori sommersi. L'amore mette in comunicazione due anime pellegrine alla ricerca di completamento. E di una nuova forma di felicità.
Auguri tesoro mio. Che sia per tutta la vita.

15 luglio 2009

Gamberi allo zenzero

Scaldate il burro in un tegamino sul fuoco medio-alto, poi aggiungete lo zenzero e fatelo saltare per 30 secondi. Unite i gamberi e cuocete due minuti. Bagnate con il vino e continuate la cottura ancora un minuto o due. Se lo usate, spargete sopra il coriandolo, aggiustate di sale e pepe; servite subito.

Mai come in quest'ultimo periodo sto godendo dei piaceri della cucina. Sarà stata la lettura dell'Esquivel (Dolce come il cioccolato) che ha rinnovato i desideri intensi scaturiti tempo fa da Marquez o da pellicole come Chocolat. Ho sempre pensato che esistesse un legame magico tra i sensi. E il gusto precede, segue e accompagna il tatto. Gli odori sono fondamentali. Le spezie afrodisiache. Il caldo-freddo è eccitante. E gli occhi divorano i colori nel piatto mentre la lingua e le papille sciolgono i sapori che si trasformano in emozioni del corpo. Serata chef stasera. E ho riscoperto il piacere di sperimentare. Ho voglia di impastare. Ho voglia di usare le mani.

8 luglio 2009

Lucida follia

Sto impazzendo d'amore. Il cuore trabocca. Mai capitato in vita mia. Mi manchi in fondo allo stomaco, dentro le membra, nei nervi, nel profondo. E ho così voglia da scrivere che le mani sulla tastiera mangiano le parole e afferranno con forza le emozioni. Ho così voglia di immaginare sogni reali da vederli chiaramente e palparli nel loro intimo. Il mio animo si è fermato nella piccola venezia decadente visitata durante una giornata di pioggia lenta con l'umido attaccato alle ossa. Lo stesso che è rimasto appiccicato alle lenzuola che ho lavato di malavoglia. Lo stesso che sento quando mi avvicino alla tua pelle e il mio orizzonte si estende su litorali lontani, dal sapore latino con un fioco vento caldo spostato dalle pale del ventilatore al soffitto che muove rosse tende di organza. L'odore è quello dei mobili antichi e di liquidi mischiati al ghiaccio della brocca d'acqua. La musica viene da fuori. Il ritmo lo diamo noi persi in un mondo di apnea e di ricerca costante di quell'attimo in cui, trovato il punto, insistiamo nel nostro piacere. Buona serata tesoro. Io stasera viaggio intorno a noi.

Non voglio smettere di credere che...

Qualcosa di straordinario possa ancora accadere. (A beautiful mind)

Meno tre

Li conto sulle dita di una mano. Li visualizzo sull'agenda aperta davanti sulla scrivania. Li osservo passare nel calendario e li sento dentro con l'ansia che sale. Tra tre giorni qualcuno che considero una delle persone più importanti della tua vita saprà della mia esistenza. Sento le mani che sudano e il groppo alla gola come se fosse un esame. Forse uno degli esami più importanti della nostra vita. Immagino lo sguardo, forse anche il verso della bocca. Ma di mille scenari che possono venirmi in mente nessuno sarà quello reale. E mi struggo all'idea che questo possa diventare un nuovo ostacolo tra noi. Perché non ne abbiamo bisogno. E ora serve solo grande tifo.

3 luglio 2009

Brera e dintorni

Ho scoperto che viaggiare in treno ha qualche vantaggio. Se si elimina l'aria condizionata a regimi artici e i costi (da quando ha fatto il suo ingresso l'eurostar city si pagano almeno sei euro in più a tratta) resta comunque il fatto che non devi stare attento a guidare e puoi pensare. Puoi riflettere su te stessa e fare il punto della situazione a fronte di due schiaffi appena presi che però non hanno fatto male. C'è la crisi e tutti lo dicono. Si taglia, non c'è posto per i giovani e i vecchi non se ne vanno in pensione. Tutto è immobile, non c'è ricambio.. e allora che c'è da gioire? C'è che esisti te e io non ho più voglia di scappare a Milano e me ne sono resa conto ieri mentre passeggiavo per Brera. C'è che non ho voglia di chiudermi in quegli uffici grandi a fare l'impiegata per un lavoro che toglie la vita dalle nove del mattino a mezzanotte. C'è che quella casa a Montecchio mi piace e la desidero più di ogni altra cosa. C'è che se il mio desiderio è la firma in un grande giornale già ce l'ho. C'è che se devo avere delle soddisfazioni lì già le ho (anche se a spot). C'è che se la mia vita deve essere una continua lotta e rincorsa a quell'obiettivo forse mi sono dimenticata che spesso bisogna mollare e lasciarsi trasportare dalla corrente. C'è che se le cose devono andare non sarò io certo a smuoverle ma un ottimo sponsor. C'è che io adoro la città dove vivo ora. Adoro saperti vicino. Adoro sapere che il prossimo weekend parlerai di noi. Adoro pensare che nella vita ci sono cose molto più importanti e profonde del lavoro. E quelle facce tristi di ieri, senza famiglie, senza amore, senza vita mi hanno fatto virare verso una nuova prospettiva. E forse devo solo resistere qui, in questa scrivania. Forse un giorno le cose capiteranno. Ed essere "fuori" dal lavoro alle sette di sera è impagabile. Quando nei sogni c'è Vittoria.

1 luglio 2009

Dialoghi sparsi

- Vedi? Se tutte le giornate fossero come questa: io che mi sbatto per il lavoro che mi piace, mi sveglio alle 6.45 e faccio tutto di corsa per vederti. E poi una birra fredda fuori e poi noi, io e te a casa. Così sì che sarei felice
- E così sarà.
...
- Mi hanno dato il premio aziendale, non tutto ma con le diarie raggiungo i (bip) euro
- Caspita, tutti questi soldi! Un regalo no, eh?
- Devo fare musina
- Ah, per noi
- Sì, voglio prendere una casa
- Per noi?
- Sì, tipo Montecchio.. no?
- (si, ovunque vorrai) pensò

25 giugno 2009

Consigli e ricordi

E mi scrissero: non prendertela mai troppo per il lavoro. Non ne vale mai la pena e soprattutto perché spesso, per quanto ci sbattiamo, le cose non cambiano (certe volte è meglio farsi trasportare dalla corrente e aspettare)

Oggi mi richieggia in testa "Donne in rinascita"...

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita. Quando si rimette in piedi, dopo la catastrofe, dopo la caduta, che uno dice…è finita. No. Finita mai, per una donna. Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole. Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina antiuomo che ti fa la morte o la malattia. Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina hai un esame peggio che a scuola….Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà, deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare. Così ogni giorno e questo noviziato non finisce mai, e sei tu che lo fai durare. Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo, che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno si infiltri nella tua vita. Peggio, se ci rimani presa in mezzo tu, poi ci soffri come un cane. Sei stanca. C'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto, e così stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre…."io sto bene così, sto bene così, sto meglio così"…e il cielo si abbassa di un altro palmo.Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasque, in quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima, ed è passato tanto tempo e ce ne hai buttata talmente tanta, di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio, perché non sai più chi sei diventata.Comunque sia andata, ora sei qui. E so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento. Dovunque fossi, ci stavi stretta. Nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine, ed è stata crisi. E hai pianto. Dio, quanto piangete. Avete una sorgente d'acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino. Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance.E poi hai scavato, hai parlato…quanto parlate ragazze.Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore…."perché faccio così?"…"com'è che ripeto sempre lo stesso schema?"…"sono forse pazza?"…Se lo sono chiesto tutte. E allora... vai, giù con la ruspa nella tua storia, a due, quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli, un puzzle inestricabile.Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi? E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque. Ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova "te", perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa. Non puoi più essere quella di prima, prima della ruspa…Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente, innamorarsi di nuovo di sé stessi o farlo per la prima volta è come un diesel, parte piano. Bisogna insistere, ma quando va in corsa... E' un'avventura ricostruire sé stesse, la più grande. Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende, o dal taglio dei capelli. Io ho sempre adorato donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo. Perché tutti devono vedere e capire…"attenti…il cantiere è aperto…stiamo lavorando per voi... ma soprattutto per noi stesse…". Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia, per chi la incontra e per sé stessa.E' la primavera a novembre, quando meno te la aspetti.

Progetti

- Io e te potremmo prenderci una casa in campagna, tipo a Grisignano?
- E perché no, ma secondo me è meglio in una zona più ricca tipo Montecchio, così poi prendiamo anche un cane
- (silenzio)
- Sai, io vorrei anche prenderlo davvero il camper..
- E per farci cosa?
- Viaggiare..
- Dobbiamo anche chiarire un'altra cosa, te ti vuoi sposare?
- Non è necessario, non mi importa
- E i figli? sai come la penso
- Questo invece è un punto a cui rinuncerei difficilmente, ma non ne ho esigenza subito.. pensavo tra quattro o cinque anni. Poi quello che deve venire verrà
- Ma te le sai stirare le camicie?
- Non l'avevamo già affrontato questo argomento? Comunque sì.
- E alla fine conoscerò la tua famiglia
- Sì, appena di là le cose si sono sistemate del tutto
- Dovrò riabituarmi a una vita diversa lo sai e sarò anche spesso una persona triste
- Sì, lo so. Ma affronteremo tutto, una cosa per volta. Una cosa alla volta

E si lasciarono con la promessa di due visite settimanali, una pizza a tre venerdì, una chiacchierata con la madre e l'amica elena. Poi partirà l'orologio.. Poi partirà la lancetta a rovescio.

12 giugno 2009

Maledetti e detti male

L'orgoglio è del cervello, non del cuore. (Erica Jong)
Perché si è orgogliosi quando si ha qualcosa da perdere, e umili quando c'è qualcosa da guadagnare. (Henry James)

10 giugno 2009

Occhi gonfi

Sono innamorato? Sì, perché sto aspettando.
Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell'innamorato non è altro che: io sono quello che aspetta.
(R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso)

9 giugno 2009

Ma il panettiere dice

E' come chiedere a un uomo di scegliere tra la moglie e l'amante. Ovvio che cerca di tenersele entrambe il più a lungo possibile.

Risposta

Perché le foglie cadono a settembre. Ora è tempo di mietitura.

Buongiorno

E non è mai il momento giusto per parlarne. Non va bene la sera dopo il lavoro perché hai guidato per due ore e sei stanco. Non va bene la mattina presto perché hai una giornata davanti e devi lavorare. Non va bene al telefono. Non va bene di persona perché ci vediamo solo un'ora e in quello spazio non è il caso di litigare. Ok, non va bene mai. Ma non è il tempo che ti fa stizzire, arrabbiare, infuocare contro la mia persona come quella che non molla mai e stressa. Ho ancora poche forze dentro me, ma rispondo: non vuoi affrontare l'argomento. Hai paura. Sì, perché ogni tua risposta, che non sarà ora quella che voglio io, provocherà il mio allontanamento e lo sai. E ora non mi puoi dare ciò che voglio, e lo sai anche tu. Non sei pronto a lasciare tutto, e il bello è che non devi lasciare niente. Ho tanta paura. Paura che questo libro di cui non ho scritto una pagina ma che ce l'ho tutto in testa, questo amore grande e immenso non avrà il lieto fine che avevo sperato. Me lo sento, purtroppo. Quando la ruota non gira a velocità adeguata o ci sono continui stop e marce indietro, la catena scende sempre. La catena scende.

8 giugno 2009

Promesse

C'ho sperato in questo weekend. E ho sperato che, nonostante il tuo primo programma non lo comprendesse - almeno a parole-, mi avresti fatto conoscere chi ti ha messo al mondo. Non so ora come finirà. Il tuo messaggio dice che hai bisogno di me e di tempo con me. Bhè, non aspetto che questo. E, sarò sincera, anche molto di più. Ciò che mi spegne è l'aver smesso di sognare. E un po', me ne sono accorta ieri, l'ho fatto. Essere realista, essere delusa nelle aspettative e nei tempi, il continuo passare dei giorni senza avere una meta vicina, e il continuo non confronto su ciò che succede di là (per mia scelta, per non soffrire) mi sta rendendo arida dentro. Ho bisogno di nuova forza e di credere fortemente in qualcosa che posso raggiungere a breve. Ho bisogno di uno stimolo forte per non sedermi su una vita che non mi piace così com'è. Che sia chiaro: così non vivo bene. Vivo a metà, limitata, facendo ciò che non voglio fare ovvero stare sempre sola, non sapere come impegnare il tempo, decidere in autonomia le piccole cose come un regalo a un'amica che porta il tuo nome nel biglietto. Non voglio andare al mare da sola. Non voglio svegliarmi sei giorni su sette da sola. Non voglio addormentarmi gli stessi giorni senza nessuno accanto. Non voglio tenermi dentro qualcosa per non dirlo via sms. Non voglio avere il peso di un compagno lontano che so stare male in un divano solo. Non voglio avere il peso di una doppia sofferenza quando ci sono mille modi per poterla alleviare. Facendo un passo avanti.

Equilibrio armonico

Avevo bisogno di silenzio e di natura. Ho corso mezz'ora lungo il fiume ieri sera (chiamarlo fiume è presuntuoso.. diciamo uno scolo d'acqua). Ad un tratto mi sono fermata, complice il respiro affannoso. Mi sono accorta che avevo ansia anche nel correre. Ho cadenzato il respiro. Ho spento la musica. Ho chiuso il occhi e ho ascoltato il vento con il sole il faccia. Poi mi sono seduta in riva al fiume. Nulla. Attorno non c'era nulla. Ho spento la mente e anche il cuore che ultimamente sobbalza. Ho pensato al verde attorno, alle nuvole così ben disegnate, alla calma di un paesaggio con i fili d'erba ancora bagnati dal temporale. E ho sentito pace. Ho trovato la mia fuga dal mondo. Per ora solo domenicale. Un giorno ti porterò. E' il mio piccolo rifugio.

5 giugno 2009

Risposte azzardate

Mi hai fatto venire il vomito. Forse è vero che sbaglio tutto e mi lamento sempre. Forse è vero che sono - come mi hai definito - una "stressacazzi rigida". Vero è che ora ho le lacrime agli occhi, mi sento impotente e tutta sbagliata. Mi sento in colpa per tutto e credo di avere già quello che te hai ben definito un esaurimento nervoso. Non te ne sei ancora accorto?

26 maggio 2009

Sms dal cupolone

- E mi uscì: A volte siamo meglio di Sandra e Raimondo.
Perché cambiare quando siamo squisitamente ironici così? (peccato che quella targa automobilistica sia stata male interpreata, sarei venuta a prenderti in aeroporto).

22 maggio 2009

Peccato! (con rettifica)

A volte mi dai dei colpi al cuore che nemmeno immagini. E, forse, nemmeno te ne accorgi. Ogni volta che inizio a sperare in una normalità, in un piccolo regalo, in un qualcosa a mio favore arriva la mazzata e il tutto uguale a prima. Forse è meglio non illudersi e agire a livelli di basso profilo. Forse è meglio non aspettarsi grandi cose ma piccoli segni. O forse hai solo ragione tu: guardo al mio orto e non ho una visione ampia, quella che mi fa vedere anche al di fuori. Eppure... Perché ci resto sempre così male?? Peccato! davvero, peccato!

E perché mi prendi sempre in giro? Scrivo di getto, immediata. Prima di aver verificato le reali intenzioni. E mi smentisci sempre. Meglio così. Il "peccato!" è diventata un'ottima serata, con sorprese, disorientamenti, fiori, un pessimo inglese e l'ufficialità del tavolo dei presidenti. Come posso non amarti sempre di più?

21 maggio 2009

E rispose

Grazie a lei, buon lavoro

Audere semper

Scritta, corretta, inviata. Mi aspettavo tornasse indietro subito perché l'indirizzo era sbagliato. Invece no (per ora). Chissà se la leggerà, se si chiederà qualcosa anche semplicemente chi sono. Potrebbe essere finita negli spam, o anche dalla sua segreteria: vagliata e tagliata come posta non importante. Ieri ho perso l'occasione. O forse non l'ho voluta cogliere. Sbagliato! Hai ragione tu: nella vita bisogna audere semper. Ora spero solo nella curiosità e nella fortuna di chi per anni non ha nemmeno saputo che esisto. Eppur mi leggeva!

20 maggio 2009

Ultimo stadio

E' entrato a sorpresa il mio capo in ufficio. Momenti ho un infarto, ho iniziato a sudare alle mani, mi si è accelerato il battito cardiaco, mi si è chiusa la gola. Attacco di panico da ufficio. Pazzesco.
Fatemi andare via di qua.

Ah, per la cronaca: ora vado a un convegno organizzato in parnership dalla mia azienda a cui mi ha invitato l'altro organizzatore. E qui non m'han detto nulla. E' mobbing, bellezza!

14 maggio 2009

Sfogo

Forse è vero che mi sono accantonata in soffitta. Forse è vero che sto vagando in una cantina buia senza luce alla ricerca di chissà cosa. Anzi sì, lo so: di un sogno e dell'amore più alto vero e profondo che possa esistere. Ieri mi sono ritrovata seduta sui gradini del palazzo fronte piazza come non facevo dai tempi dell'università. Voi fumavate, io ascoltavo e pensavo. Pensavo a te, conosciuta da appena una settimana, poche chiacchiere e molte risate per futili argomenti. Pensavo che però sei colei a cui non voglio assomigliare: 39 anni, quasi 40, alla ricerca di un uomo, presa in storie sbagliate, a cercare case da sola e a continuare a pensare, agire, muoversi in autonomia senza alcuna condivisione. Sarà la vita che ti ha portato lì. Sarà il caso. Ma talvolta sono anche le scelte. Poi c'eri tu e quel film francese che vorrei vedere perché, mi dite, ho bisogno di ottimismo. La mia testa sta macinando chilometri, pensa ai cento all'ora e tutto insieme. Fa e disfa alla velocità della luce, contrappone gli stati d'animo e li spezzetta in mille parti per poi ricostruirli. In questi giorni ho riletto tutte le pagine di questo blog. Dal primo che ti ho inviato del nostro incontro casuale e fatato in treno. Ho riletto e ho pensato che in due anni ho scritto solo io in questo spazio virtuale mettendo nero su bianco e alla mercé di tutti la nostra storia e le mie paturnie. Te hai scritto una sola volta. UNA SOLA VOLTA. E hai scritto: sarà per sempre. Mi sto interrogando se come sempre sono io che non so aspettare, non so capire, non so indagare, non so ascoltare quello che mi dici. Eppure per avere tutto questo moto d'animo - mi chiedo - ci dev'essere qualcosa che non torna. E credo sia nel nostro progetto. Ieri la mia ginecologa mi ha chiesto, quando le ho domandato sorridendo se ero incinta, ma hai il moroso? E io: sì. E lei, non me l'avevi mai detto. Le ho spiegato due cose, città lontane, che ti vedo solo per poche ore a settimana che facciamo lavori difficili e complicati. E lei: come fai a fare un figlio così? Già. E ha aggiunto: è impossibile costruire qualsiasi famiglia o futuro con questi presupposti. Già. Poi mia madre che incalzante mi chiede di conoscerti e dice: sono già due anni, poi andando in vacanza insieme, avrò diritto di capire con chi va via la mia bimba. Eccome no, mi sarebbe venuto da dirle. E mio padre alla fine, per le scale, che mi mette in mano un whisky e mi dice, so che lo bevi con lui. (cioè ha detto il tuo nome, ma qui in questo luogo sei "lui"). E ti ha pure abbreviato. Non so se ha un senso tutto quello che ho scritto. Ma ha senso sapere che ti vorrei parlare e non posso. Ti vorrei vedere e non posso. Ti vorrei amare e non posso. E oggi così parlando la segretaria che mi vede da due anni e ha visto le ossa del collo mi ha detto: attenta a non auto-distruggerti. E' sempre più dura. E non sono forte come vorrei.

Quello che le donne non dicono

Alla fine la vita è anche trovarsi da sole a guidare in autostrada di notte cantando a squarciagola un testo che ci si sente addosso. Perché ogni singola parola ha un senso e scaturisce lacrime che si perdono nel sapore di una bocca che sta disperatamente cercando un sorriso.
Amore, sono infelice.

Ci fanno compagnia certe lettere d'amore
parole che restano con noi,
e non andiamo via ma nascondiamo del dolore che scivola,
lo sentiremo poi,
abbiamo troppa fantasia,
e se diciamo una bugia è una mancata verità
che prima o poi succederà
cambia il vento ma noi no
e se ci trasformiamo un po' è per la voglia di piacere a chi c'è già o potrà arrivare
a stare con noi,
siamo così è difficile spiegare certe giornate amare
,
lascia stare, tanto ci potrai trovare qui,
con le nostre notti bianche,
ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro "si"

In fretta vanno via della giornate senza fine,
silenzi che familiarità,
e lasciano una scia le frasi da bambine
che tornano, ma chi le ascolterà...
E dalle macchine per noi
i complimenti dei playboy ma non li sentiamo più
se c'è chi non ce li fa più
cambia il vento ma noi no e se ci confondiamo un po'
è per la voglia di capire chi non riesce più a parlare ancora con noi.
Siamo così, dolcemente complicate,
sempre più emozionate, delicate,

ma potrai trovarci ancora quì
nelle sere tempestose
portaci delle rose, nuove cose e ti diremo ancora un altro "si",
è difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare,
tanto ci potrai trovare qui, con le nostre notti bianche,
ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro "si

12 maggio 2009

Atarassia

A (privativo) + taraxsis che è il turbamento. Ovvero: assenza di turbamento. Un concetto della filosofia stoica ed ellenica che ho recuperato nella memoria stamani, mentre cercavo un distacco che il dizionario definisce: imperturbabilità attorno alle passioni e alle questioni emotive. Ecco, oggi vorrei essere IMPERTURBABILE.

11 maggio 2009

Giornataccia/2

Datemi un muro dove sbattere la testa. Deve essere duro come il marmo e attutire più colpi continui e ripetuti a intervalli regolari. Sì, sto impazzendo. Non so più cosa fare, se credere. Perché mi stanno cedendo i nervi. Sono al limite della sopportazione.. Non reggo. Non ce la faccio.

Dopo dieci minuti..

Ho scritto mille mail e sms. Ho rotto le palle a chiunque. Ho pianto fiumi, ho il collo ribloccato e la schiena a pezzi. Il mio cuore mi sta dando filo da torcere. Se questo non è amore, allora nella vita non ho capito niente. Ho a che fare con il sentimento più alto, estremo, dirompente e totalizzante che mi sia mai capitato nella vita. Non riesco a comandarlo, non riesco a razionalizzarlo. E' tutto impeto, tutto di getto. E' una continua centrifuga emotiva di stati d'animo pazzeschi. Oggi ho provato tutto. Tutta la gamma dei sentimenti umani.

Giornataccia

Alla fine, ti chiedo solo di sognare, di vivere e di darti un'altra possiblità per essere felice.

6 maggio 2009

When Harry met Sally

"Adoro il fatto che tu abbia freddo quando fuori ci sono 25 gradi. Adoro il fatto che ci metti un'ora e mezzo per ordinare un panino. Adoro la piccola ruga che ti si forma sul naso quando mi guardi come se fossi matto. Adoro il fatto che dopo aver passato una giornata con te, possa ancora sentire il tuo profumo sui miei vestiti. E adoro il fatto che tu sia l'ultima persona con la quale voglio parlare prima di addormentarmi la notte. Non è che mi senta solo, e non c'entra il fatto che sia Capodanno. Sono venuto qui stasera perché quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con una persona, vuoi che il resto della tua vita inizi il prima possibile".
Il mio sogno... (bisogno di rivedere questo film, lei aspetta 12 anni prima di sentire questa frase!)

Invidia

Pessimo sentimento, ma l'ho provato! Uffa. Due chiacchiere al volo con un collega incontrato per caso in libreria per sentirmi sfigata. Uffa. Come stai? Bene. Novità? Mi sono fidanzato e sono innamorato perso di lei. Come si chiama? Federica. Poi? Sono diventato zio di un bambino splendido. Nome? Alessandro. Lavoro? Ah, sì. Mi hanno promosso direttore. E poi? Sabato festeggio il mio compleanno con un barbecue in giardino. (ok basta.. alla domanda e te? ti vedo provata...) Mi sarebbe venuto da dire: fan culo al mondo! Sono piena di antidolorifici in preda a una nevralgia che è sfociata in cefalea tenso-muscolare, peso 47 chili (tre sotto la media che è anche sotto la media di autosufficienza) voglio cambiare lavoro perché ho un capo ansioso ed esaurito che mi fa sclerare, faccio tre lavori e si incatenano tutti, mio moroso che sarebbe la cosa più bella che ho ora non è mio e minchia di minchia sarei anche una ragazza bella, sana, intelligente e mi credevo furba. Invece sono da buttare via. Uffa! maledetta libreria.
Ps. ho preso un libro sull'Opus dei (indicativo..)

4 maggio 2009

Semplicemente noi

Lasciamo stare il mio dolore al collo, la gastrite e il mal di testa. Lasciamo stare la ricerca di una farmacia di turno e l'imbottimento di Oki (sì amore, ora sai tutti i nomi delle medicine e tutte le malattie che un essere umano può avere nel corso nella vita). Lasciamo stare ciò che comunque non ha rovinato due giorni di stop dal mondo. Due giorni tra le colline verdi a rubarci un bicchiere di Brolio ed evitare costose visite ai castelli, desiderando ardentemente di acquistare un podere per coltivarci chianti. Alla fine il nostro amore aveva solo bisogno di un tozzo di pane con l'olio e una cucchiaiata di panzanella. Siamo andati d'accordo su tutto, anche sui tempi e i desideri. Al punto da perdere quasi un'ora in macelleria per fare incetta di insaccati. Ho seguito ovunque il tuo profumo e rombo di tuono è stata una compagna ideale. Ha diluviato durante la notte per permetterci di stare più vicini, e il cielo ha aperto di giorno vedute di colline serene che sono state un toccasana. Ora ho voglia di quotidianità. Ma adoro sapere che ora hai le mie chiavi con te. Salutami Roma, mi manchi già.

29 aprile 2009

Una camicia bianca

Non sono riuscita a comprare la camicia bianca che volevo. Troppo costosa e il collo non è come piace a me. Piove da settimane e le mie ossa sono umide. Ti sento a tratti e da ieri anche giù. Sono nella settimana pausa, quella che arrivo alle nove e fuggo alle sei come un'impiegata statale. Ho freddo a tutte le membra e la punta del naso è ghiacciata. Convivo con il mal di testa e un collo dolorante. Ho poca voglia di fare dovuta a un mancato stacco. E mentre il mio capo oggi parlava di nuovi progetti, io non facevo altro che pensare: quando me ne vado via di qua? Tesoro mio, quanto mi manchi. Oggi mi hai aperto il cuore: te non hai idea di quanto sei importante per me. E il mio umore viaggia in linea col tuo. Ci siamo sempre sentiti dentro.

Ho questa canzone in mente da stamani.. Uff (voglia di noi)

Ti sembrerò nostalgica - metereopatica quanto basta
Ti sembrerò una donna da niente - facili lacrime poca pazienza
Comprendere che sono un pezzo di marmo
la noia devasta la volontà di cambiare
Dovrei rivalutare tutto dal principio
trovare la forza e l'audacia per farlo
so già che per un momento sarà pieno inverno
per un momento sarà pieno inverno
Ti sembrerò incoerente - poco affidabile, inconsistente
ti sembrerò un'emerita idiota
facili entusiasmi improvvisi avvilimenti
Domandami ancora una volta se piango
se ogni equilibrio si è rotto nuovamente

28 aprile 2009

Fuga d'amore

Un borgo sopra la collina, vista senese tra le colline del Chianti, all'inizio della storica via del vino. Atmosfera country dai sapori toscani delle piccole cose buone e semplici. Sono solo due giorni ma ne varranno duecento. E come ha detto mia madre: "che bello, ne avete bisogno. Te ne hai bisogno (non vi vedete mai!)". Dunque, fuggiamo da qui. E mi auguro che tu possa non riportarmi indietro. O almeno che tu non abbia voglia di riportarmi indietro.

25 aprile 2009

60 chilometri

Eravamo lì. A sessanta chilometri di distanza. Io, nel tuo vecchio regno. Te, in quello che io vorrei fosse il mio futuro. La gerarchia redazionale ci è stata contro. Io non potevo seguire l'evento più grande e più complicato. Eppure ci siamo pensati ogni istante e abbiamo condiviso ogni pensiero ed emozione. Hai conosciuto i miei colleghi e io i tuoi ex colleghi. Ci siamo incrociati a distanza. Ma non posso non pensare a cosa sarebbe successo se ci fossimo annusati a pochi centrimetri in mezzo a settemila persone. Forse solo gli occhi avrebbero parlato, ma avrebbero spalancato mondi che pochi avrebbero intuito. Invidiandoci.

24 aprile 2009

Non detti e detti bene

E gli scappò: "Nella NOSTRA casa si berrà solo prosecco".

20 aprile 2009

Regalo di compleanno

Grazie, non aggiungo altro. Ne ho bisogno come l'acqua di te.

Fase egoistica

Perdonami, devo pensare un po' a me stessa. Mi sono persa. E ho bisogno almeno ora di decidere nei miei tempi, con le mie esigenze. Non di riflesso a scelte di altri, non accontentandomi dei ritagli di tempo e delle corse che per quanto emozionanti, sono sempre dei punti esclamativi in una frase che manca di parole prima e dopo. Devo fuggire da questo ufficio e mi spiace non farlo con te. Ma il destino questa volta è tiranno. E avremo il nostro momento e arriverà il giorno in cui a decidere non sarà un volo inaspettato (almeno per me) per Praga di una donna che, ignara di tutto o forse ben consapevole, purtroppo ancora decide per noi.

17 aprile 2009

Andalusia

Abbiamo un progetto! Dio come sono FELICE! fe-li-ce! ha ancora valore questa parola? Esiste la felicità? sì, cribbio! se ho una meta, una "motivazione" come dice il mio "gestore delle risorse umane", sì se so dove sto andando, con chi e adoro sia la meta sia il percorso sia, soprattutto, il mio compagno di viaggio!

16 aprile 2009

Irruenza

Ti ho sputato addosso tutto. Ti ho messo all'angolo. Perdonami, ho solo bisogno di noi. Ho questo maledetto, incommensurabile, istintivo e implacabile bisogno di noi. Avrei voluto dormirti addosso. Ma ho adorato che l'abbia fatto tu con me. Non è la stessa cosa, sei tu che mi devi proteggermi. Io non sono forte abbastanza, e penso sempre che tu lo sia (lo debba essere) per entrambi.

15 aprile 2009

D'impeto

Ho voglia di scrivere. E non mi capitava da un po'. Ho voglia di scrivere tanto. Incredibile quanto il mio animo si possa svuotare in pochi giorni. Nel giro di appena due settimane. E' come una goccia continua che scava sempre nello stesso punto e corrode. Lentamente corrode. Stamattina ho ritoccato il fondo e me ne sono accorta quando sono andata via di testa perché tua madre era stata bene in casa con te, durante le feste. Era stata bene. Che male c'è nello star bene in una situazione perfetta? In famiglia? Lì ho scoperto che la mia ragione non trovava più spazio. Che il rancore che covavo dentro che la rabbia e la frustazione avevano preso il sopravvento. I sintomi c'erano tutti: non mi guardavo allo specchio per non vedere gli occhi spenti e le ossa del collo, piangevo sempre, preferivo stare sola. Pasqua l'ho passata chiusa in casa come un'eremita. Poi il mio corpo: è sempre lui che parla. Ho il collo e la schiena bloccati da quattro giorni. E mai come in questa settimana mi sono sentita sola. Sola sul lavoro quanto tutti brindavano di là e io no. Sola sul campo a combattere le mie battaglie etiche. Sì etiche, perché tenere la schiena dritta in quest'ufficio è una missione ardua e quasi impossibile (sarà per questo che ho proprio male alla schiena). Sola anche come persona con te che stavi altrove proprio nei momenti in cui avrei voluto condividere una famiglia con te. E mi sono sentita cattiva a sperare in un diluvio. Mi sono sentita cattiva a sperare che nessuno dormisse perché tutto fosse chiaro. Non sono forte come credevo. Sono crollata di fronte all'ovvio: un lavoro che non sarà il mio futuro, e il non averti ora. Eppure stamani mi è scattata la molla ed è bastata una mail a darmi fiducia. A dirmi che, nonostante tutto, non mi sono mai piegata e ho fatto bene. Non ho mollato e ho tenuto duro convinta della mia posizione. E fuori, gli altri, quelli che hanno testa mi hanno dato ragione. Quindi ringrazio loro di avermi dato una piccola spinta e di essere qui oggi con un accenno di sorriso. Ringrazio te per esistere e perché stasera ti vedo. Perché sono persa senza il mio unico riferimento. E chissenefrega delle donne-uomo, di quelle che bastano a se stesse e hanno bisogno solo di un vestito nuovo e una lampada. Io per essere felice - oggi ne ho avuto la prova - ho bisogno di te, di sapere che sei mio e che ti vedo; e di sapere che il mio lavoro, a cui dedico anima e cuore senza mai guardare l'orologio, ha un senso. E che questo senso coincide con il mio sentire. Ti amo.

Dio esiste

Ne ho le prove!

14 aprile 2009

Profezie

Ho sognato che durante la pausa pranzo mi telefonava la redazione di Milano e mi chiedeva se ero libera per lavorare da loro. Non ricordo cosa ho risposto, ricordo che finito di mangiare sono andata ed entrata direttamente nel nuovo ufficio. E i miei colleghi continuavano a dirmi: non si fa così, dovevi avvisare che te ne andavi, hai lasciato tutte le tue cose di là! E io: non mi importa. Non si accorgeranno che manco. Ecco: sono alla frutta, come si suol dire. Sono arrivata al capolinea. Non ho più voglia di niente. E devo staccare prima di fare dei danni. Quando sono apatica così basta un fruscio di vento per spezzarmi. Non sono forte, non sono solida, non sono determinata, non ho grinta, non mi piaccio, sono tornata a piangere, sfracello tutto, sono disillusa, sono triste, sono la peggior me stessa. Ho voglia di vivere come dico io.

9 aprile 2009

Specialmente noi

E ho pensato che siamo speciali. E mi hanno confermato che lo siamo davvero. Più ascolto gli altri, più mi interesso alle loro vite ed entro negli inconsci, in quei meccanismi tipici del raccontarsi, della quotidianità che porta all'appiattimento, della ragione che sovrasta le emozioni, più mi accorgo che io e te viviamo ai cento all'ora. E anche nella disfatta, nei momenti bui, in quelli dove ci sfanculiamo e ci viene voglia di attaccarci ,dopo pochi secondi abbiamo bisogno uno dell'altra. Il tempo conta un anno e nove mesi, tesoro. Un anno e nove mesi di centrifuga e di tutto. Abbiamo provato tutto e la spinta mi viene dal sapere che siamo solo all'inizio. Ti voglio.

6 aprile 2009

Recupero

Ho perso l'entusiasmo verso il lavoro. E non perché sia quello sbagliato ma perché non stimo nè il mio capo nè le persone che ho a fianco. Non vedo percorsi di crescita, non vedo qualità, non vedo organizzazione. E ho un dubbio: sono io che pretendo troppo o è il sistema che è sbagliato? La risposta prelude ad un'unica via d'uscita: andarsene di qua. Ma serve l'alternativa. Serve un'alternativa.

31 marzo 2009

Ri-leggere i classici

L'uomo soffre per l'insensatezza del suo lavoro, per il suo sentirsi "soltanto un mezzo" "nell'universo dei mezzi", senza che all'orizzonte appaia una finalità prossima o una finalità ultima in grado di conferire senso. Sembra infatti che la tecnica non abbia altro scopo se non il proprio autopotenziamento. Di fronte a questa diagnosi, la psicoanalisi rivela tutta la sua impotenza, perché gli strumenti di cui dispone, se sono utilissimi per la comprensione delle dinamiche emotivo-relazionali, per i processi di simbolizzazione sono inefficaci. Qui occorre la pratica filosofica perché, fin dal suo sorgere, la filosofia si è applicata alla ricerca di senso.
(Umberto Galimberti)

30 marzo 2009

Gabbia d'oro

E chi l'avrebbe mai detto che un contratto a tempo indeterminato, i contributi pagati, la pensione mezza assicurata, un lavoro nella città che prediligo mi avrebbero incastrata? Come direbbe Michael chiuso nell'armadio nel celebre film-cartone Mary Poppins: Voglio uscire! Fatemi uscire di qui. Il varco per ora non lo vedo. E questo mi destabilizza. Non ho alternative a breve termine e il resto sono sogni. Aspettative, orizzonti ancora non decifrabili. Soprattutto dopo i recenti giri di poltrone. Ieri sono crollata come non mi capitava da un po'. Anche se il po' è solo qualche mese. Non vedo l'ora sia il 6 aprile. Non vedo l'ora di capire come uscirne a testa alta e con un nuovo entusiasmo. Ho bisogno di credere nelle cose che faccio. Ho bisogno del mio uomo accanto che faccia il tifo per me. Ho bisogno di guardare avanti e di trovare mete. Ho bisogno di crescere professionalmente e non di appiattirmi. Ho bisogno di un viaggio. Devo staccare un attimo. Solo un attimo. Poi torno. Sì, torno.

23 marzo 2009

Nella musica le pause sono fondamentali

- Non è cambiato nulla vero? Stiamo andando sempre nella stessa direzione?
(silenzio)
- Perché non mi rispondi?
- Ho sorriso
- Ma se sorridi significa sì?
(silenzio)
Lei se ne andò in bagno e si lavò i denti.
Dopo pochi minuti lo guardò ancora in attesa della risposta
- la risposta?
- Sì amore. sì. E ora non ho nemmeno più bisogno del navigatore.
Lei ammutolì; lui l'abbracciò con dolcezza accarezzandole la schiena.
E lei si sentì sicura.

4 marzo 2009

Gli altri

Rosanna ieri sera mi ha detto che erano anni che non vedeva occhi di donna così innamorati e io sottoscrivo! siete cotti tutti e due, siete belli assieme, devo ammetterlo... se solo l'avessi conosciuto un po' di anni fa... (già!)

27 febbraio 2009

Imitazioni

Vorrei essere una che si accontenta di quello che ha. Che non vive di afflati, di rincorse, di mete lontane da raggiungere in fretta perché poi ce ne sarà un'altra nuova. Vorrei essere stabile, vivere di poche cose certe. Quelle che ho. Vorrei vedere a volo d'uccello il mondo e non concentrami solo su suoi dettagli. Vorrei disegni ampi dove anche se un solo tratto non è perfetto il resto rende comunque comprensibile la figura. Vorrei accettare l'imperfezione come stato dell'essere. Vorrei alzare le spalle e dire: vabbè. Vorrei essere una che si accontenta di quello che ha. Inseguire richiede sforzi enormi. E anche la messa in discussione di tutto. Richiede una particolare predisposizione al sogno e all'ottimismo. Ma non tutela dalle illusioni. Non cura le cadute.

Elegia

C'incalza il destino in una corsa agli ostacoli
E siamo noi due di oggi i noi due di allora quelli di domani, chissà!
Finché è tempo, saziamo i nostri occhi, Amore, le nostre bocche e le mani... di Vita!
C'incalza il destino: non ci darà tregua pur sapondoci amanti.
Un'eterna notte ci attende né mai più verrà l'Aurora.

Falso allarme

No, non è il mio momento. Rimandato a data da destinarsi. Chissà.
Le congiunzioni astrali sono sempre avverse. Stiamo aspettando che Venere si incroci con Giove, che Marte sia in linea con Plutone e che Mercurio entri nella nona decade. Speriamo entro il 2009. Sennò questo pacco si autodistruggerà da solo.

25 febbraio 2009

23 febbraio 2009

Palcoscenico

Finalmente sto per uscire dalle quinte. E' il mio momento. Davanti la platea che giudicherà il mio essere, il mio fare. Occhi puntati, luci accese. So la mia battuta, so interpretare al meglio il mio ruolo. Devo però ancora guadagnarmi l'applauso. Il loro gradimento. I tempi sono giusti per la mia uscita. Lo sento. E ora non sto nella pelle. Voglio dare un nome e un perché alla mia presenza in scena. Mi hanno percepita, intuita. Mai vista. Ma c'ero, eccome se c'ero. E ci sono. Eccomi qui.

20 febbraio 2009

Aspettando Vittoria

Cosa c'è di più naturale che la danza? E' quello che pensano i genitori quando vedono i loro bambini saltare, girare, montare sulla punta dei piedi. Oggi tutto il mondo vuole danzare, ed è vero che tutto il mondo può danzare, ma non tutti possono essere dei ballerini. La danza classica non è ginnastica, ci vuole un apprendistato rigoroso, delle disposizioni fisiche speciali all'en dehors, il gusto dell’esibizione fisica, il senso del ritmo e molte altre cose ancora. Genitori e ragazzi devono sapere e comprendere ciò che significa diventare "danzatore di professione” perché troppi errori sono stati commessi che hanno distrutto l'avvenire di molti bambini in quest'arte così popolare oggi, ma ancora troppo sconosciuta al grande pubblico, ed è strano come in un'epoca in cui si prendono tante precauzioni nei confronti dei figli, ci si avvicini a quest'arte così rigorosa senza consultare il parere di persone veramente competenti.
Le basi dell'insegnamento sono di un'importanza primaria, non bisogna in ogni caso sottovalutarle, uno studio scorretto potrebbe apportare lesioni anche molto gravi al giovane corpo in via di formazione. Quando una bambina inizia lo studio della danza, molto spesso immagina se stessa vestita con il tutù e con le scarpine da punta ai piedi. Sarà compito di un serio insegnante farle capire che la danza innanzitutto è lavoro quotidiano alla sbarra, che il tutù è solo un costume di spettacolo che verrà indossato molto più tardi e che le punte non dovranno essere calzate senza prima avere imparato, con faticosi esercizi, a sostenere la mezza punta, a rinforzare tutta la muscolatura delle gambe e a piazzare correttamente la schiena. Ecco allora che, se l'allievo riesce a sormontare queste prime disillusioni e si avvicina con applicazione e fervore al rigore del lavoro richiesto, il suo carattere si modella in favore dello sforzo fisico e, giorno dopo giorno, plasma il suo corpo ed il suo spirito alla continua lotta necessaria per iniziare una carriera. Accettare di ricominciare mille volte lo stesso gesto fino alla sua completa conoscenza e forse alla sua perfezione, rifiutare la facilità, rimettersi in questione in ogni momento, sono le più grandi qualità per un ballerino ed è sorprendente vedere come i bambini accettino tutti questi sforzi con passione scoprendo che il loro corpo, macchina meravigliosa, che bisogna però sorvegliare senza sosta, può, se si vuole, rispondere a tutte le sollecitazioni richieste. La danza classica quindi, oltre che formare il corpo in maniera meravigliosa, apporta una maturità, una capacità di concentrazione in se stessi e una serietà che non è facile riscontrare in altre discipline fisiche.
Andrea Francescon

19 febbraio 2009

Tempo

Ho così costantemente bisogno di te che passo più tempo a desiderarti che averti. Mi sfuggi tra le braccia la mattina ancora assonnato e ti intrufoli sotto le coperte solo a tarda notte. Viviamo di sera al buio fino alle prime luci dell'alba. Nell'attesa di quel momento, il nostro momento. Vero, sto aspettando il patatrac. Il tutto risolto. Il tutto finito. E mi godo ogni goccia del tempo che mi dedichi sapendo quali e quanti chilometri percorri per noi. Per me. Eppure sono così avidamente affamata di noi da non averne mai abbastanza. Mi manchi appena varchi la soglia. Mi manchi tutti i minuti e le ore successive. Mi manchi finché non ho la certezza che tra pochi minuti potrò rivederti. E spesso ahimé passano giorni. Per ora siamo quelli del mercoledì sera e della domenica mattina, con qualche - miracolosa e stupenda - variazione sul tema. Non vedo l'ora di essere unica. E significa che non ci sarà altra al di fuori di me.

18 febbraio 2009

Nietzsche

... Bisogna avere un caos dentro per generare una stella danzante.
(sono tornata a indossare le scarpette, a odorare il parquet di legno, a osservare il movimento nello specchio, a seguire il ritmo. Ora devo solo abbandonare le membra)

11 febbraio 2009

Tutto insieme

Secondo voi esiste un momento preciso, un istante, attimo in cui una donna capisce di essere arrivata al punto da poter diventare mamma? Bè, secondo me sì. E questo attimo, che dura un po' più del previsto, mi sta investendo in pieno.

6 febbraio 2009

Tonfo

Strano. Le chiacchierate più introspettive, quelle che mi hanno davvero aiutato a guardarmi dentro, le ho fatte in momenti strani e con persone di cui non mi sarei mai aspettata qualcosa. Il fisioterapista, primo fra tutti, che ascoltando il mio corpo ha risolto un problema di gola e di non detti in grado di bloccare sterno e ossa del collo fino a non farmi respirare. Poi stamani la svolta. Io che dico di aver dormito solo tre ore - e male - all'estetista che alle otto del mattino ha il semplice compito di pulirmi il viso. E lei che mi chiede se sogno. Credo di aver sempre sognato, ma mai mi sono ricordata come in queste ultime settimane gli incubi che faccio. Immagini che mi svegliano nella notte mi spaventano ma non mi fanno pensare. Lei invece sì che mi ha fatto pensare. Sarà quel maledetto corso che sta frequentando. Sarà che io non credo mai a queste cose tranne quando hanno senso per me. E avere senso significa aver colpito nel segno. Immagini che parlano da sole e che già mi segnalano che qualcosa non funziona. La casa da cui non posso uscire, quelle finestre chiuse, io che cerco assoluta libertà buttandomi nel vuoto e poi c'è il sogno di stanotte. Io e il mio vecchio coinquilino in casa appartati. E i suoi genitori che entrano. Lui tranquillo e sua madre che mi osserva e mi giudica. Mi attacca come quella vergognosa. E poi pranziamo tutti insieme e io sono lì a testa alta, nuda a tavola con uno scialle di seta. Che ascolto. Il mio coinquilino è il riferimento a una persona che lavorativamente ora invidio. E' vero. Lui ha ottenuto il suo sogno, io ancora no. Lui ha sfondato nel nazionale io no. Lui non è nudo ora, non ha vergogna. Io a volte si. Ma mi copro con lo scialle di seta che è come nascondere la polvere sotto il letto. Ma la mia estetista ha ribattuto: quand'è che te indossi lo scialle di seta? Io: alle cerimonie, occasioni importanti. E come ti senti a indossarlo? Elegante, a mio agio, apposto. Ecco allora, dice, hai ancora la possibilità di uscirne a testa alta a tuo agio senza vergognarti di te. Fallo in fretta.
Ecco! ho pensato. Devo muovermi in fretta. Il mio corpo e la mia mente mi stanno inviando segnali chiarissimi per evitare il tonfo. E ieri per la prima volta ho tolto i veli e ho pianto davanti alla gente. Non ho più freni.

5 febbraio 2009

Progetto

- Ho bisogno di un progetto capisci?
- Mica stiamo costruendo un grattacielo
- Sì invece. Io voglio costruire. Voglio un grattacielo
- Tu non lo vedi, ma è già tutto su carta il progetto. E' già disegnato e lì davanti. Ma te non lo vedi perché (e lentamente indica sulla tavola un bicchiere) te vedi solo questo, invece su tavolo (e sposta la bottiglia d'acqua, l'olio e l'altro bicchiere di fronte) ci sono anche questo, questo e questo
- Li vedo, rispose lei alterandosi. E' che io vedo voglio che quel disegno metta fondamenta. Ho bisogno di capire che qualcosa si muove. Che stiamo facendo passi avanti. Ho bisogno di qualche segnale. Ti prego, aiutami a essere serena. Dimmi come possiamo fare perché io stia tranquilla nel mentre
- Te hai ragione, ma vedi solo una parte del tutto. E le cose sono più complicate
- Iniziamo a mettere i gradini, uno alla volta. Partiamo da questo, poi questo e poi questo. Insieme
(Silenzio)
- E' un silenzio di assenso? chiosò lei
- Sì, replicò lui con gli occhi bassi. Aveva capito che quello era un urlo d'amore.
Sei una rompicoglioni, aggiunse.
- Lo so, pensò lei fissandolo negli occhi con le lacrime trattenute. Lo so. Ma non ho mai saputo in vita mia come ora cosa voglio. E anche se il grattacielo non sarà alto domani ho bisogno di capire i tempi. E ho bisogno che questi siano di medio-breve periodo.
- Non possiamo saperlo ora, gli scappò
- Allora acceleriamo, rispose lei. Facciamo i doppi turni, mettiamo duecento operai al lavoro. Lo voglio, disse con forza
- Poi bisognerà pagare gli straordinari e non possiamo, gli venne da ribattere
Lei lo fulminò con lo sguardo. Lui rispose e sorrise. Sei matta, ma ti adoro. E se parliamo ancora una volta di grattacielo ti ammazzo e fuggo in ammazzonia. Ok?
(Silenzio, di lei - stavolta). Capì che nonostante la metafora il messaggio era passato. E che qualcosa si sarebbe mosso. Se ne andò sollevata. Ora doveva sostenere il suo uomo. Più di prima.

2 febbraio 2009

Complicata

Se pensassi di meno, starei meglio. Invidio l'essere semplice. Invidio chi sta zitto. Invidio chi passa sopra tutto e se ne fa una ragione. Io, invece, sono nata ribelle.

Revolutionary road

Mi fanno male certi film. Mi fanno male certi libri. Vedere e leggere nero su bianco ciò che pensi e vivi, ciò che immagini e ti calza così perfettamente addosso è una miccia distruttiva. Che si accede e brucia. Brucia e brucia. Le parole riecheggiano e te inizi a recitare la sua parte. Il confine tra il film e la vita vera sfuma. Tutto sembra pellicola. Tu sei lei. Ma tu non vuoi finire come lei. (Ecco, l'ho detto).

Frank e April Wheeler sono una giovane coppia middle class che coltiva noia e anticonformismo in un sobborgo benestante (e benpensante) di New York. April partecipa con modesti risultati alle recite della filodrammatica locale e Frank indugia in un lavoro ordinario in attesa di “trovare la sua strada” e il suo essere straordinario. Belli e colti, intelligenti e sofisticati, i Wheeler sono ammirati dai più ovvi vicini di casa e da un'inopportuna agente immobiliare. Nel privato, invece, la coppia prova a resistere all'amore finito e ai silenzi infiniti, alle notti bianche e ai bicchieri pieni. Frank inizia una squallida liaison impiegatizia, April si inventa una vita a Parigi, dove vorrebbe trasferire la sua famiglia e la sua inquietudine. L'idea romantica della fuga riaccende la passione nel talamo e la fiducia nel futuro ma la “rivoluzione” cova sulla Revolutionary road. Ambientato a metà degli anni Cinquanta, nella provincia del Connecticut, immerso in colori, musiche, oggetti, toni e bigottismi dell'America più conservatrice e moralista, Revolutionary road è un (melo)dramma trasposto con ossessiva fedeltà dal romanzo omonimo di Richard Yates. Sam Mendes trasforma l'infiammabilità inesplosa e trattenuta di una giovane coppia di coniugi in un film che scoppia nel momento in cui sfiora la realtà. La Revolutionary road è percorsa da un'energia (in)controllata, che pulsa sotto la compostezza della messa in scena, suggerendo ciò che si deve assolutamente tacere. Dietro alla casetta a due piani, il giardino, l'automobile, due figli e un'agente immobiliare che racconta ai suoi clienti questa perfezione, c'è l'assordante tristezza che deriva dalla solitudine della protagonista, costretta a misurarsi con la mostruosa normalità che l'assedia dentro e fuori le mura domestiche. Soltanto il figlio folle e alienato della signora Givings intuisce la consunzione dell'amore coniugale e il deperimento della cartolina dentro la quale vivono i Wheeler, costretti a recitare in continuazione una sicurezza che non hanno. Saranno le sue parole prive di sfumature a incrinare la superficie levigata della loro vita, lasciando affondare sogni e ambizioni, sostegni e corazze, silenzi e ipocrisie.

Note in testa

Nel cielo passano le nuvole che vanno verso il mare, sembrano fazzoletti bianchi che salutano il nostro amore.
Dio come ti amo - non è possibile avere fra le braccia tanta felicità - baciare le tue labbra che odorano di vento - noi due innamorati come nessuno al mondo
Dio come ti amo mi vien da piangere - in tutta la mia vita non ho provato mai - un bene così caro un bene così vero - chi può fermare il fiume che corre verso il mare - le rondini nel cielo che vanno verso il sole - chi può cambiar l'amore l'amore mio per te
Dio come ti amo - Dio come ti amo

1 febbraio 2009

Tre, numero imperfetto

Oggi mi sento in più. Ho l'impressione di turbare un microcosmo coeso. Di intrufolarmi dove non posso. Di guardare fuori dalla finestra l'interno di una casa altrui. Io fuori. Loro dentro. Ho l'impressione di vivere di echi di voce e non di voci vere. Di racconti e non di emozioni. Tutto mi passa davanti e non afferro niente. E muovo le mani così veloce per poter prendere qualcosa da non capire perché mi sfugga tutto. Erano anni che non versavo così tante lacrime indisciplinate. Scendono quando non devono, nei giorni e nei momenti sbagliati. E non riesco a fermarle. Sono, per ora, il mio unico sfogo per una vita che sto vivendo a metà. E talvolta non mi accontenta. Mi lascia arida. Mi spegne dentro. Mi sta lentamente spegnendo dentro. E non voglio che accada. Non posso permettere che ciò accada. Perché dopo anni e mille conflitti con me stessa ho capito che qualcosa valgo. E mi si perdonerà l'esuberanza ma credo che al mondo esistano poche donne come me. Forse meglio, forse peggio. Ma ho un mondo strano e complicato dentro che pochi hanno visto. E a pochi l'ho mostrato. Salvami amore. Rendimi felice, ti prego.

30 gennaio 2009

Su e giù

Oscillo come un pendolo. Alto, basso. Riso, pianto. Difficile trovare un equilibrio e mantenerlo nel tempo. Scatto come una molla. Picchi e abissi. La mia mente lavora a ritmi accelerati. Creo ciò che non vedo. Oltrepasso i confini di ogni immaginazione del tuo mondo che non conosco e non mi appartiene. Mi consumo di gelosia per ciò che non condivido. Per quella parte così lontana di te che attendo si frantumi senza spargere pezzi ovunque. Voglio cento e ora ho cinquanta. E perdo chili di pensieri. Accumulo rabbia da sfogare. Le lacrime scendono e non me ne accorgo. Ho paura di consumarmi e implodere. L'ansia mi si scarica dentro. Sento le pulsioni nel ventre e stamani non mi piacevo davanti al solito specchio. Stamani ho evitato di osservare i miei occhi tristi. Il sonno non è più profondo. E il cellulare è sempre lì accanto. Sei l'ultima persona che sento prima di addormentarmi e la prima della mattina. Sei l'unica ragione per cui sorrido o piango. Sei tu colui che decide del mio umore. E mi si richiede nuova forza e soprattutto ottimismo: devo abbandonare le mie paure, le mille paure, pensare che andrà tutto come deve andare. Così sarà. Così deve essere. Forza, su. Hai sempre ottenuto quello che volevi!

29 gennaio 2009

3D

Mi guardo allo specchio e vedo una donna di trent'anni consapevole di sè e di cosa vuole. Non ho mai nascosto ultimamente le mie lacrime, la rabbia e a volte anche il dolore. Non quello fisico, per fortuna. Ma quello più insidioso perché latente e intestino. Il dolore di non avere appieno ciò che voglio. Di vivere talvolta a metà. Di non partecipare, se non in differita, a una vita parallela che tanto vorrei mi appartenesse. Eppure se mi guardo indietro e mi confronto con cos'ero, sono cambiata radicalmente. Non nei modi di fare, ma di essere. E sono cambiata nel mio essere donna al punto di aver maturato con calma, a piccoli passi e grandi emozioni, la dolcezza e il desiderio di una maternità. Che non significa volere un figlio a tutti i costi subito, ora e senza pensarci. Ma significa aver accettato con grande consapevolezza la condizione altruistica di essere femmina, ovvero di non dovere per forza e sempre mettere me stessa in primo piano ma vivere anche in funzione delle esigenze di una piccola parte di me che dipende dal mio mondo. E da quello dell'uomo che ho accanto. E solo l'idea di mettere al mondo un piccolo essere che ci assomigli mi riempie il cuore. Perché ora so che completerebbe la nostra dimensione. E anche la mia. Rendendomi donna in ogni sfumatura. Anche nello sguardo. Quello con cui guarderei te, lei, noi.

28 gennaio 2009

Climax

Maniche rimboccate del maglione. Troppo caldo. Occhi che vedono sfuocato. Letto e riposo. Capelli sciolti da sistemare dietro le orecchie. Ho bisogno di ordine. Mani che schiacciano tasti velocemente. Calma. Gambe che si accavallano. Voglia di contatto. Prurito nel basso ventre. Voglia di te.

27 gennaio 2009

Urlo

Ora apro la finestra, prendo fiato e poi con tutta la forza che ho in corpo e la resistenza dei miei polmoni e delle corde vocali urlo come una pazza isterica. Ma, caspita! Può il lavoro tirare fuori il lato più inumano di una persona? E qui non parlo di Fantozzi e di gente piegata al sistema, parlo di sbroccati e di colpi di matto. Maledetto il giorno che ho firmato quel contratto. Santa pazienza. Io i nervi saldi non ce li ho, non più. Non ora, dopo mesi di merda mal digerita che ahimé riaffiora.

26 gennaio 2009

Io e l'altra me

Che la mia personalità fosse doppia l'ho sempre saputo. Da tempo vivo, convivo e combatto con due me stesse, assolutamente lontane ma che ho imparato ad apprezzare nelle loro sfumature, a prendere il buono che hanno e valorizzarlo in momenti inaspettati (e soprattutto privati). C'è la donna e la bimba. C'è l'angelo e il diavolo. C'è la manager e la casalinga. Il tacco e la tuta.
Se nella mia vita non avessi così ardentemente voluto scrivere, penso che avrei fatto l'attrice. Credo sia per questo, e forse per una vena innata nel recitare a soggetto anche nel quotidiano, che adoro interpretare ruoli, abbinando vestiti, gesti ed espressioni ad ogni situazione. Così mi ritrovo seduta a un tavolo con sconosciuti a discutere di progetti che ho solo fantasticato, a darmi un nome finto e vedere fino a che punto del gioco riesco a stare in pista. Mi spingo al limite del possibile per sondare la mia capacità di essere un'altra. O forse quella che realmente sono e non posso dimostrare certo in società, ovvero in quel contenitore stracolmo di regole da seguire a cui non sempre voglio sottostare. E per sfuggire ci sta anche il sogno, quello di portarti altrove ai confini delle mie, tue - e ora nostre - fantasie più nascoste. Il gioco, alla fine, se piacerà ad entrambi non potrà che stimolarne di nuove.