27 agosto 2008

Piazza Nogara

Ho pensato a noi da stamani. Dopo quell'incubo che ho deciso di lasciare sotto le lenzuola perchè non mi rivinasse la giornata. Quell'abbandono temuto che so, ne sono convinta, non diverrà realtà. Non con questa posta in gioco. Il noi stamani era un aperitivo in uno squallido bar alla periferia di Verona. Non chiedevo nulla di più. Non avrei nemmeno osservato il contesto. Chissenefrega di dove saremo stati, dei tavolini intorno stile country o da bar sport e degli occhi puntati e invidiosi di un'esclusività unica e rara. Mi sono fatta i capelli, sapendo che per te ero già bella. Ma volevo esserlo di più. Ho scelto con cura i vestiti e, come già aveva immaginato leopardi nel sabato del villaggio, il piacere della mia giornata stava tutto nell'attesa di te. Sarebbero stati 30 minuti, forse sessanta. Magari con il latte in mano dentro un supermercato e una confezione di birre che avrei odiato per non poterne bere nemmeno una (ricordi?). E volevo parlare con te. Da quell'sms di ieri sera sul tuo miracolo notturno e quella manina che ho immaginato dio solo sa quanto. La mia giornata, la tua. Questa continua voglia di viaggiare. E di dirti di ieri, delle chiacchiere, del nostro beautiful personale che ci rende forti e diversi. Dove le vite degli altri diventano film da commentare. E volevo parlare dei nostri divani. Di film e trasmissioni viste a settanta chilometri di distanza. Di sms che bruciano soldi in tessere e conti bancari. Della voglia di dire e ascoltare e dire ancora e ascoltare. Più mi guardo intorno più riscopro il tesoro che mi è capitato. E ne trovo conferma ogni sacrosanto giorno.

26 agosto 2008

Il mio cuore sta bene, non avevo dubbi. Sta solo in un corpo esile, a volte maltrattato, capace di ritagliarsi un'ora di corsa solo una volta a settimana e di riempirsi di stress in ogni occasione. Mi manca il nuoto. Lo sentivo a pelle. Ora lo sento anche psicologicamente. Mi manca l'acqua. Tutto stamani mi faceva tornare a quel respiro cadenzato, a quelle boccate d'aria così preziose per un cervello in apnea. Te hai bisogno di muoverti, mi ha detto il medico. Da ferma ti stanchi. Vero. Non sono nata per non fare. E quando dico che ho la mente piena di idee, di cose, di desideri è questa forza che esplode. Devi scrivere, mi ha detto il signore col camice bianco. Crede che non lo faccia? Sapesse.. e ho sospeso la conversazione. Sapesse.. Ha qualcuno con cui parlare? Già. E' questa la novità. Ci sei tu e mai come ora parlo di me. Mai come ora ho scelto di non chiudermi e non fuggire in quei lunghi silenzi che hanno sempre riempito la mia vita dove avevo scelto, forse forzatamente, di bastare a me stessa e non aver bisogno di altri. Non è così. E io so quanto sei prezioso al mio cuore. Sei te che cadenzi il suo battito, lo acceleri e lo calmi. Quel suono sordo che oggi sentivo nell'ecografia e che ancora una volta mi ha fatto pensare a quel nome. E al suo piccolo battito. Mi sei mancato anche stamani. Ma eri lì e la mia mente è volata come sempre altrove. Dove lo puoi sapere solo te.

25 agosto 2008

Sognando Istambul

Ho iniziato la mattinata scaricandomi Debussy. Ascoltando quelle mani che scivolano sui tasti e pensando alle tue. Eri tu che suonavi stamani. E suonavi per me. Mi è venuta voglia di viaggiare in lughi esotici assolutamente lontani dal nostro occidente ma per questo più affascinanti. Ho pensato al freddo, all'inverno e a due persone che adorano Venezia. Ho visto una città d'acqua e un ponte proteso all'infinito con il cielo tinto di rosa al tramonto. Ho sentito il tempo fermarsi per tutta la vita. E negli occhi la stessa promessa scambiata in riva al Tamigi. Ho il cuore che trabocca oggi. E' intriso di tutto. Ci sono emozioni a trecentosessantagradi da sputare tutte d'un fiato senza respirare nel mezzo per non perdere forza. E poi c'è la continua voglia di tutto, questa irresistibile voglia di fare mille cose in un secondo. Ho una progettualità irrefrenabile che mi destabilizza e mi toglie l'equilibrio. Ho la testa piena di idee. Le membra di passione. La musica mi fa esplodere il mondo che ho dentro. L'ha sempre fatto, ma la tua è una fonte di ispirazione doppia a cui voglio bere per colmare le mie lacune. Voglio che il tuo mondo entri dentro il mio e voglio che mi arricchisca. Voglio rinnamorarmi ogni giorno di un lato nuovo di te. Voglio che il mio amore cresca all'infinito. Voglio che non abbia mai fine.
Ti porterò a Istanbul. Sento che fa per noi. Sento che nessuno potrà toglierci quel silenzio intenso e rumoroso mano nella mano, occhi contro altri occhi. Con il mondo intorno che non si ferma e noi che siamo soli. Lontani. Irragiungibili.

20 agosto 2008

Voltate a sinistra e imbarcatevi

La nostra abilità, che è spontanea e per questo splendida, è sempre stata quella di saper condensare tutte le emozioni in poco. Abbiamo sempre avuto poco tempo per noi. Sempre troppo poco. Ma dio quanto bene abbiamo saputo gestirtlo e riempirlo di significati, anche nei silenzi e nelle pause. Anche nel «non fare» siamo speciali. Ti amo. E ti amo ancora di più oggi. Dopo giornate come quella di ieri, dopo Pisa, Trieste, Genova e Sottomarina (caspita, quante poche giornate intere ci siamo regalati in un anno) sono più forte e sicura di noi. Ti sento innamorato. Sento che stai bene. E so che anche tu percepisci il mio stare perfettamente in sintonia con te. Vorrei non finisse mai il tempo insieme. E sono sempre sempre pronta a mille Rovereto. Ieri sarei stata ore a quel tavolo a parlare a Valeggio. Ore in macchina a guidare. Ore su quel divano. Ore stesa nel letto. Ti rendi conto di cosa significa non annoiarsi? Non volere che finisca mai? Io non pensavo. Non pensavo di poter provare qualcosa di così grande. Ci vedo da vecchi quando non avremo altro che l’uno per l’altra e l’unico bisogno di farci compagnia sorridendo di ricordi. Splendidi ricordi. Sono sicura che avremo la stessa complicità di sempre. Ti voglio per tutta la mia vita. Mai stata tanto sicura come da quando ti conosco. Mi metti forza, determinazione. Mi rendi più bella dentro e fuori. Mi sento donna. Mi sento sicura e protetta. Mi sento me stessa. Mi sento unica ai tuoi occhi. E sono stimolata a fare e dare di più. Stimolata a stupirti con un tacco, una citazione riacciuffata dopo anni, uno sguardo, un commento. Che non è competizione, anzi! Non è spavalderia. E’ confronto. E’ un bellissimo confronto dove sono me stessa. La miglior me stessa. Ho la testa che mi esplode dalle cose che mi stimoli a fare e che vorrei fare. Il cuore invece è già esploso. E il mio sentimento sta nelle lacrime non trattenute, nell’abbraccio dolce in auto, e nell'intimità spinta sul divano. Sta nel contatto della pelle: come ti ripeto sempre mi accorgo di essere innamorata appena tocco la tua pelle. E’ magia. Ma quanto mi fa stare bene. Quanto mi fai stare bene.

16 agosto 2008

Vicino a San Candido

Sveglia alle sette e un quarto. Apro gli occhi e mi rigiro dall’altra parte. Troppo caldo sotto le lenzuola ma fuori piove. Allungo il braccio ma non ci sei al mio fianco. Ho bisogno di calore e del tuo corpo. Ho bisogno di ascoltare il rumore della pioggia raggomitolata a te. Il primo piede esce alle otto, segue il secondo. Inforco gli occhiali e cerco lo specchio del bagno. Devo aver litigato col cuscino a guardare i capelli arruffati e boccolosi. Non sento voci, né rumori. Sono in casa da sola, come sempre. La situazione ideale, quella che preferisco. Silenzio. Adorabile. Tranne ora. Tranne adesso che risuona come un vuoto. Ed è vuoto di te. Sono mura di una casa che ho preso come mia ma che ora considero nostra e ti vedo ad ogni angolo, trovo le tue cose e i tuoi piccoli segni ovunque. Due fette di pane con il miele e l’odore del caffé che esce dalla moka in attesa che il cellulare squilli con un sms di buongiorno. Una promessa, la nostra mai pronunciata e sempre mantenuta: leggersi al mattino e alla sera: è il nostro buongiorno, la nostra buonanotte. Per sentirci vicini, insieme. Per dirci che ci amiamo sempre anche a chilometri di lontananza. E fuggo con la testa tra le montagne lassù in quel paese di cui non mi ricordo il nome ma se potessi ti raggiungerei all’istante. Sorseggio il caffé e ripenso a ieri. Soffermandomi sulle emozioni, le tue, che trasmetti. E che diventano mie. Nostre. Ti penso. Penso ai monti che hai scalato per chiamarmi. Penso alla tua sottile ironia che vuole sdrammatizzare il tutto. Penso alle battute, alle risposte che mi dai e a quelle che non mi dai. E ti devo chiedere cento volte perché. Ti scrivo. Mi rispondi. Torna la normalità apparente. Rispondo. Rispondi. Ma poi devo staccare. Mi vesto e la città è vuota. Non c’è nessuno ma così è preziosa. Parcheggio ovunque e senza problemi. Cammino con l’acqua che bagna i piedi. S’inizia col lavoro. Telefonate su telefonate. Correggo le bozze, rileggo titoli e tabelle. Controllo numeri. Poi un altro tuo sms. Sì, mi ami. Lo so, lo sento. Vorrei solo che fossi qui. Non me ne frega più nulla del lavoro. Vorrei scappare e godermi il mio uomo. Chiama bea, stasera non si va a treviso. Peccato, starò sola a Padova. Una solitudine forzata, ma è meglio così. Chi mi conosce in questa settimana non capirebbe il mio stato. E non riesco a ridere come sempre. Non riesco ad essere quella di sempre. M’incanto davanti al monitor del pc. Guardo le mail e ho voglia, bisogno immenso bisogno di scrivere. E’ il mio sfogo è l’unica arma che conosco per parlare liberamente, per esternare un’emozione. Mi sono immaginata tutta la scena. Parola per parola. Il mio tempo è già a domenica. Il mio calendario non vede altra data. Vivo nell’attesa del tuo ritorno e mai mi sarei vista come una Penelope ansiosa di riabbracciare il suo uomo. E sono anche andata avanti di vent’anni. Strano, tu non eri vecchio. Io, invece, non mi percepivo se non come presenza. Anche adesso sono lì con te. E c’è solo il rumore delle onde. Solo la pace dei miei sensi. E una tranquillità interiore che solo la tua presenza sa darmi. Quanto possono dare poche parole sentite e ben scritte, anche solo via sms. Quanto puoi dare tu. Avrei voglia di acqua ora. O meglio di una sauna. Nuda. Chiudo ancora gli occhi. Il tepore che diventa caldo. Il corpo bagnato che si distende. La muscolatura si rilassa. La mia pausa da tutto. Musica in sottofondo. Nessun rumore. Tu appari e ti percepisco dal tatto. Sciolgo i capelli. Tu mi accarezzi e io tengo gli occhi chiusi. Mi sfili l’asciugamano ed entri lentamente in me. E m’è tornata voglia di essere totalmente tua. Fisicamente. Oggi, ancora più nostalgia di te.