21 maggio 2008

Tributo d'amore

Piaci a tutti e questa è una mia conquista personale. Ho passato mesi a parlare di te senza che nessuno ti avesse mai visto o incontrato. Eri diventato il mio uomo invisibile, quello che a stento poteva esistere visto la perfezione con cui ti descrivevo. Ma te esisti e sei al mio fianco. Meno di quello che vorrei, in modo diverso da quello che aspiro ma con degli attimi che a volte valgono più di ventiquattrore. Frammenti di tempo raccolti, e strappati ai mille doveri e impegni, che si bloccano nella mia mente e fermano le emozioni, lievitando anche nella tua assenza la loro carica di benessere. Sì, benessere. Mi fai stare bene e questa è una situazione invidiabile. E capisco chi non comprende. Capisco chi, conoscendo gli arcani, non può entrare in questa visione. Non può arrivare al dunque, ovvero: che anche in situazioni imperfette, dove non esiste un percorso predefinito, nè il fidanzamento con la rincorsa all'anello e all'abito bianco, la villa in campagna a due piani, un lavoro a tempo indeterminato e la solita cena alle otto di sera... può esistere un amore che di tutto questo se ne strafrega. Perchè ha molto di più. E non deve dimostrare nulla all'esterno della sua perfezione. Solo un'intesa basata su piccole ma fondamentali certezze della vita: chi siamo e cosa vogliamo costruire per noi, prima da soli, poi insieme.

13 maggio 2008

Palermo differita

Ssssst. Silenzio. Voglio ascoltare il sottofondo. Musica che si espande dalla cornetta del telefono, tasti di pianoforte pigiati da esili dita in una via rumorosa del centro. Chiasso e vociferare alto di persone dalla pelle olivastra già stanca del sole; odore di folla e di asfalto che trasuda dal marciapiede che chiede piedi nudi da sporcare di nera pece. Sento il fioco vento che s'infrange sulle palme e immagino un viale affollato di tavolini, sotto freschi gazebi, e centinaia di sguardi che s'incrociano per pochi secondi con i tuoi occhi per raccontarti una vita. La vedi attraverso uno specchio e il racconto di loro ti inonda come un quadro in una vecchia galleria carpisce la tua attenzione. Ti focalizzi su di lui ed entri in quella miriade di punti e di segni di un pennello attento e frettoloso che ha segnato sul bianco una storia fatta di piccoli pezzi assemblati. E tutto intorno diventa silenzio perché la tua attenzione chiede pace per dare un valore a quello sguardo triste, malinconico, felice, appagato, sornione o solo spento. Vivi di echi, di rimbalzi di voce. La tua vita prende senso dall'esclusione di tutte le altre vite che scavate lentamente in pochi secondi, nella loro estrema differenza, hanno in comune solo il non essere per nulla in simbiosi con la tua. La mente torna ad appartenermi e le tue parole bloccano la musica dalla cornetta del telefono. Ora parla, racconta come vedi la città che io ho costruito sull'invisibile ricchezza dei suoni. I tuoi occhi osservano per i miei ma io scruto quello che non puoi vedere. Un uomo solo col cuore altrove, apolide per nascita dalle radici forti che non ha mai sradicato e che ha bisogno di recuperare per ritrovare se stesso. In cerca sempre di altro da sé per confermare il sé. Il mondo ti ha arricchito e ti ha aperto all'umanità varia che desta interesse e curiosità di entrata. La ricerca dell'altrove è stato l'unico stimolo per allontanarsi dalle certezze, vivendo di corsa. Ora però stai recuperando il gusto dell'emozione che si blocca e del tempo privo di spazio da condividere, dove l'essere fuori da te è l'unico modo per riannodarti a te. E dove qualsiasi posto del mondo non vale quanto quel piccolo angolo che chiami ancora "Il tondo".

8 maggio 2008

Padova 7 maggio

Divano, blu. Piccolo e scomodo. Due bicchieri di mirto aromatizzati dal sigaro senza filtro. Buio e due candele in penombra che si riflettono sul muro illuminato a stento dalla finestra della soffitta mansardata. Song degli anni Trenta e profumo di doccia e di pelle che si fonde con l'odore della casa. Il tempo non è segnato dall'orologio. Lui non lo porta e lei lo ha abbandonato sul mobile di fronte. I suoi vestiti sanno di pulito e di una dolce riscoperta ogni volta che vengono tolti dall'ultimo scaffale dell'armadio e indossati. I piedi freddi cercano un'insenatura sotto il ginocchio e gli occhi seguono il passaggio di mani del sigaro e le folate di fumo che escono dalle bocche e salgono verso l'alto. Se fosse un film non avrei dubbi: Bonnie e Clyde dopo una rapina, col bottino sparso nel letto e la pace nell'animo di due persone furbe e soddisfatte, complici e trasgressive, con la conquista negli occhi e l'amore nel corpo. Ma il fumo rimanda a una vecchia scena parigina del Moulin rouge: lei ha appena finito di ballare e si siede per togliere il fiato all'unico uomo degno di averla a fianco, già individuato con attenta osservazione mentre era sul palco a muovere la gonna piena di balze. Il collo ancora sudato tralascia una goccia che scende verso l'incavo. E tutto quello che servirebbe ora è un cubetto di ghiaccio per rinfrescare. La mente vola sempre oltre e l'immaginazione toglie da sola il fiato. In questo caso, però, la realtà vera e vissuta è molto meglio. Ha i sapori genuini di due persone che nell'intimità della loro casa, spogliati dall'essere professionisti - o fantozzianamente parlando "persone piegate al sistema" - colgono appieno il valore delle piccole attenzioni, delle cose semplici, delle abitudini mai avute, e per questo tanto desiderate e attese, dei sogni comuni e banali ma dai significati intensi. Come quello di raggomitolarsi al sole tra la sabbia calda e l'odore di vento e mare, la salsedine nei capelli e il sale sulle labbra. Di scrivere insieme un pezzo di storia di un film che nelle menti è già memoria di un percorso eccezionale e accelerato nei tempi e negli spazi. Di suonare a fianco un pianoforte a coda in una stanza sconosciuta piena di mobili antichi che odorano di storia. Di affacciarsi a una terrazza vista fiume, o meglio vista mare (quel mare) per chiudere gli occhi e ascoltare il rumore dell'acqua che s'infrange sugli scogli. Di guardare un solo film di repertorio ma ignoto a entrambi con i piedi intrecciati e un fazzoletto per asciugare le lacrime. Di divertirsi per strada in un bagno di folla e sentirsi bambini nel sorridere al mondo, incontrando l'umanità e osservandola nelle sue più strane accezioni, creando legami e relazioni e perché no, zingarando qua e là.. spontaneamente ispirati.