18 novembre 2020

Una piccola Gufetta mascherata

Eh sì, sono diventata una Pigiamina, anzi una Pigiamax.
La maschera ce l'ho e se c'è freddo, grazie al plaid, ho pure il mantello.
Lei si chiama Gufetta. 
Il nome mi sta simpatico, quindi ho deciso di ironizzarci su un po'.
Scruto, osservo, un po' invidio e un po' no, quelle donne che lavorano da casa ormai da mesi e si presentano ogni giorno in video con i capelli appena usciti dal tiraggio a spazzola della parrucchiera, le camicie bianche di seta che richiedono lavaggi a secco, unghie rosse perfette che pigiano le lettere nere delle tastiere e secondo me qualcuna, sotto la tavola da pranzo, la simil-scrivania di legno in sala con una bellissima libreria Ikea alle spalle, ha pure i tacchi a spillo. 
Io a casa mia cerco la libertà e il comfort. 
A volte immagino la faccia delle persone davanti a me in una riunione vera, fisica: se mi avessero di fronte, vestita come sono ora in smart working, mi prenderebbero sul serio?

16 novembre 2020

Ironia della sorte e realtà

Ironia della sorte e realtà. Un anno fa, dopo settimane di viaggi e cambi di città, di chilometri percorsi in auto, valigie sempre aperte a disposizione e rincorse ai treni in stazione, nell'unico giorno di pausa afferravo plaid e divano, indossavo ciabatte e una comoda tuta e mi chiudevo in casa per ricaricare le batterie. E invece oggi, dopo settimane di lavoro da casa compulsivo e senza orari, senza tacchi e senza orpelli, nell'unico giorno di ferie che mi sono regalata per staccare dalla tecnologia e da ogni schermo luminoso, mi sono truccata, pettinata e vestita "a modino" e sono uscita all'aria aperta in giro tutto il giorno, dimenticandomi di avere due cellulari, un pc, un ipad, un laptop...

6 novembre 2020

Cambiare ... in punta di piedi

 

Questo è un acquerello che mi hanno regalato molti anni fa. Si intitola "CAMBIAMENTO". E' un piccolo cartoncino di carta, un vecchio biglietto augurale, che ho scelto di incorniciare e portare con me in ogni trasloco. Oggi è lì, attaccato alla parete del corridoio. In questi giorni mi sono ricordata il motivo per cui l'ho conservato, dandogli la dignità di un quadro.

L'immagine è inquietante: la donna che si spoglia di una veste bianca ha il volto piatto. Non trasuda alcuna emozione se non quella di smarrimento, quasi atterrito, dipinto in due occhi grandi, spalancati e lontani. 

Lo sfondo è nero. I piedi sono storti. Nulla è rassicurante.

Ma bisogna addentrarsi nell'immagine e scrutarne i dettagli per capire. Ecco, già al tempo furono proprio loro a colpirmi: il colore del vestito sottostante rosso fuoco, l'unica nota di colore di tutto l'insieme ma anche i talloni alzati quasi a volersi elevare, andare più sù.. e chi fa danza come me, sa che ogni relevé richiede la ricerca di un nuovo baricentro ed equilibrio. 

Stare sulle mezze punte è fatica, anche fisica ma è anche un modo per elevarsi e raggiungere una nuova dimensione di eleganza, aumentare le possibilità di movimento e compiere passi e salti che diversamente sarebbe difficile fare... il che spiega perché nel classico si balla in punta dei piedi. 

Questo acquerello dice tutto questo. Io ci leggo questo. Ma ognuno può avere una diversa interpretazione. Forse quello che io vedo è il significato profondo che attribuisco alla parola cambiamento. 

Cambiare è la cosa più complessa che si possa chiedere a un essere umano, a un'organizzazione, a un sistema economico o sociale. I tempi del cambiamento sono lenti, graduali e hanno molte fasi di assestamento, talvolta anche di ritorno o remissione. Ma io credo che non possiamo nasconderci dietro gli schermi dei nostri monitor, con le telecamere chiuse e non metterci in gioco anche in questo terribile momento.

Cambieremo dopo il Covid? Sì. Ma stiamo già cambiando: qualcuno se n'è accorto, altri no. Qualcuno crede torneremo allo status quo ante, altri (pochi) stanno accelerando su nuovi futuri. Non è solo consumismo (come e dove compreremo e se compreremo) non è solo una diversa modalità di lavoro (2-3 giorni a casa, più flessibilità), un nuovo modo di produrre (filiere più corte, più sostenibile) o un nuovo modo di relazionarsi (sempre più virtuale e meno "umano"). 

Il Covid, in quell'acquerello, è lo sfondo nero attorno a ognuno di noi. Ci stiamo togliendo un vestito, alzando le mani al cielo con i piedi contorti... forse non tutti avremo un nuovo "dress code" da mostrare per urlare al mondo chi siamo diventati... ma io lo sto già cercando.