10 agosto 2018

Cambiare per crescere

Arriva un momento nella vita in cui capisci che lì, in quella sedia dove sei stato seduto tante lunghe giornate, non ce la fai più a starci seduto. E così ti alzi e vai via.
Ho sempre pensato che, in questo moto dinamico di cambiamento, sono proprio uguale a mio padre. Anzi, spesso ho considerato il fatto che questa inquietudine sia merito o colpa sua.
Sarebbe di certo un merito se vivessi negli Usa, dove la cultura del movimento orizzontale e verticale nel mondo del lavoro è una prassi quotidiana. Ma non lo è in Italia. Il mio fluttuare di azienda, città, redazione è sempre stato un modo, per il sistema, di farmi ripartire da zero. Come se fossi l'ultima delle stagiste, anche se avevo quasi 40 anni. Ma non sono mai ripartita da zero, anzi. Io crescevo, respiravo ambienti, culture, organizzazioni: grandi, piccole, medie, classiche, innovative. Acquisivo competenze. Io sono la stratificazione di tutti gli ambienti che ho cambiato.
Fino ad oggi, però, sono sempre rimasta in una zona di comfort, esprimendomi nel mio ambito professionale di elezione: il giornalismo. Dal 1 agosto 2018 questo comfort non c'è più, o almeno non totalmente.
Ho cambiato passo e direzione, almeno per un po'. Come quella mattina in cui mi trovai a decidere se volevo essere un insegnante di danza o se volevo studiare all'università a tempo pieno per diventare una professionista, e decisi che dovevo immergermi totalmente negli studi. La danza non è mai scomparsa dalla mia vita e a 33 anni sono tornata alla sbarra riprendendomi grandi soddisfazioni, perché quando una passione fa parte del tuo sangue ... beh, non se ne va mai.
E così ho detto arrivederci a un giornalismo stanco e incapace di rinnovarsi, a redazioni che non mi davano la possibilità di crescere, di dimostrare, di mettermi alla prova e di fare davvero bene il mio lavoro. Ho detto basta a un mestiere stanco che annaspa alla ricerca di una direzione fruttuosa dove approdare, al caricamento massivo di agenzie stampa sul web e sulla carta e alla possibilità di fare un lavoro come dio comanda solo una volta e quando c'è spazio. Mi sono ripresa in mano una qualità della vita che avevo perso e adesso me la gioco, pronta a crescere di nuovo. E così, per non dimenticarsi di come si scrive, ho deciso che ridò vita anche a questo blog.