21 luglio 2020

Emisferi da equilibrare.

Devi leggere favole.
Anzi, sai cosa dovresti fare? Scrivila te una favola.

14 luglio 2020

Come una ninfea.

Lo riconosco: serve un certo afflato di spirito e una forse innata attitudine al credere alle favole. Un'indole mistica o magari solo un po' zen.
Forse serve essere cresciuti con una mamma psicologa che testò l'ipnosi per partorire. Una mamma che inventava storie incredibili, che ha sempre creduto agli alieni. Una mamma specializzata in esegesi biblica, che gestisce le emozioni altrui e che su questo campo si è pure creata uno spazio lavorativo in questo contorto mondo.
Insomma, chiunque non sia capace di staccare il cervello, chiunque non si riconosca in un sognatore, un mistico, un idealista o semplicemente un alternativo di pensiero non prosegua: non legga queste righe. Perché non troverebbe mai un senso a quello che sto per raccontare.

Ho sempre pensato che il nostro corpo somatizzi tutte le emozioni. Anzi, ne sono certa. A ogni angolo del nostro corpo corrisponde un dolore, un'emozione o un nostro stato d'animo. Nulla è casuale. Io mi conosco da tempo e quasi sempre, quando lo stress diventa acuto, sono due i luoghi fisici dove si concentrano le mie emozioni primarie. Il collo e lo stomaco.
Il collo è indice di pesantezza, responsabilità ma anche rabbia.
Nello stomaco, o meglio nel cuore, e in quella fascia muscolare centrale dove tutto si attorciglia, c'è l'origine di ogni passione. Anche cattiva.
Ciclicamente il mio collo si blocca. E il mio stomaco/cuore si avvita. Si torce su se stesso portandosi dietro i muscoli della colonna vertebrale. Dopo sedute di yoga, fisioterapia, osteopatia, sono assolutamente certa che su di me l'unica terapia che funziona veramente è la cranio-sacrale. Mi bilancia. Mi riassetta. Mi scioglie. Ma lavorare sul corpo senza curare le emozioni dà effetti brevi.  Devi curarti nel profondo.

Sabato mattina ho fatto la prima seduta (cambiando terapista, causa cambio città): erano 3 anni che non andavo. Simbolo che nonostante tutto, per 3 anni non sono poi stata così male.
Finita la terapia, la donna che ha ascoltato e mosso il mio corpo mi ha detto tre cose, senza sapere nulla di me e senza conoscermi. E io sono scoppiata a piangere.
La prima è stata: sei molto stanca.
La seconda: sei piena di rabbia.
La terza: sei straordinariamente e nonostante tutto in equilibrio perché hai fatto un ottimo percorso.

Poi ha argomentato: la stanchezza e la rabbia si sentono, l'equilibrio mi è emerso quando sono arrivata al cuore. Ho visto una immagine bellissima: ho visto un lago melmoso, profondo e scuro, pieno di fango, ma dal fondo di quel lago è emersa una ninfea bellissima che mi ha dato serenità.
Poi il consiglio, cerca il significato della ninfea.
E' un'ottima cosa che tu mi abbia espresso questa immagine di te.


Cit. Il significato della Ninfea

La ninfea è un fiore particolarmente profumato ma la caratteristica che più la contraddistingue è quella di continuare ad uscire dalla melma degli stagni in cui cresce senza sporcare i suoi petali. La ninfea riesce infatti ad aprire i suoi petali e rifiorire senza mai sporcarsi di fango. Questo fa di questo fiore il simbolo della purezza.

13 luglio 2020

Sulla scrittura.

E oggi mi chiedo: qual è il valore della scrittura? Di un'idea.
Che valore ha cogliere da un semplice fatto, da un pensiero, da un'immagine, foto o accadimento una storia? Capire che c'è qualcosa da dire. Intravvederla laddove altri non vedono, perché non osservano. Mi hanno fatto credere che tutto questo non fosse un'abilità. Che fosse semplice, scontato.
"Tutti sanno scrivere", mi hanno ripetuto all'infinito.
Non è vero. In molti sanno gettare su un foglio bianco delle parole che hanno più o meno senso. In pochi sanno costruire un racconto. Pochissimi fanno in modo che quel racconto sia vero, nel senso di autentico. Così autentico da comprendere quel "non detto" che va oltre la scrittura. Per immaginare, disegnare con la mente la situazione o il contesto descritto, solo grazie ai dettagli. Ma anche per capire, perché un altro grande dono della scrittura, che pochi hanno, è la chiarezza.

8 luglio 2020

Delle due, l'una.

scribacchino
/scri·bac·chì·no/
SPREG.
sostantivo maschile

Addetto ai più modesti e spersonalizzati lavori d'ufficio.
Scrittore di modestissime capacità.

6 luglio 2020

La sua musica, quello spartito, le nostre note

Oggi ci ha lasciato Ennio Morricone e io non posso non posare lo sguardo sullo spartito che giace davanti a me in questo momento sul pianoforte. La sua musica. La tua musica. Le nostre note.
Morricone è stato lo Chopin dei nostri tempi. Un uomo discreto e sensibile. Un grande genio che non amava i fasti della fama ma il duro lavoro. Quello in cui ci riconosciamo noi perché ci specchiamo in quegli occhi. Nel guizzo di una vita nostalgica e creativa, fuori dal comune che solo l'arte, in questo caso la musica, può incorniciare come un capolavoro.
Non posso non dimenticare quel giorno quando mi dicesti che avresti voluto lavorare con lui e per lui. Perché pennellare le note delle grandi pellicole del nostro cinema (e non solo) è un privilegio. E la musica italiana del 900 è Morricone. Sergio Leone è Morricone. Il nostro archivio cinematografico mentale accorda a ogni frammento la sua colonna sonora che riecheggia inesorabilmente chiara e vivida anche quando è un semplice fischiettio. Persino quando la nota si accosta a un rumore.
Ogni suo spartito semplice nella composizione eppure sempre memorabile, sempre emotivamente denso, vero e passionale scuote le nostre anime dal profondo e finisce sempre per strapparci un rigo salato dagli occhi.
Abbiamo tutto per non dimenticarci di lui: i film, i cd, i suoi spartiti. Eppure ci mancherà quel suo stare dietro le quinte senza fronzoli né mai sbavature. Con la semplicità di un'andatura non più giovane, il suo sincero saluto alla moglie, il suo modo di parlare: chiaro, conciso, efficace.
Ci mancherà perché nessuno sarà più come lui. E perdendo lui abbiamo perso un altro pezzo di storia: un pezzo di passato che non tornerà. Quel passato che reputiamo meglio del presente per merito, competenza, pregio, sincerità, verità e nessun bisogno di ostentazione.