30 maggio 2011

bberry

Annientati dal blackberry, dalle chat e dalle frasi condensate in 140 caratteri abbiamo riscoperto il valore delle vecchie lettere. Ora sappiamo che la tecnologia offusca e peggiora, ma non cancella la buone e sane abitudini. Ti prego, torna ad emozionarmi con un mazzo di rose.

12 maggio 2011

Fuga

Per rimettermi in gioco e riorientare la mia vita, per capire se vale davvero la pena osare e cambiare lavoro, devo staccarmi da questa città e dai suoi meccanismi perversi. Ho bisogno di estero. Di luoghi dove non capisco la lingua, dove devo scoprire e cercare, dove la mia testa sia concentrata sulle non abitudini... ora ho bisogno di Parigi. Sì, ho bisogno di Parigi di questo tipo di città: elegante, creativa, signorile, austera e quasi perfetta.
Ps. piccolo particolare: ho ancora in mente le gambe delle donne di Truffaut viste ieri sera

9 maggio 2011

Una linea rosa

Non sono incinta. E ora vediamo che succede. Spero di non rimanere con un pugno di mosche in mano, contenta dei miei ricordi. Incazzata con me stessa per non aver puntato i piedi di più. Ti riverso la mia ennesima dose di fiducia.

6 maggio 2011

E tu...

Devi iniziare a prendere La decisione. Ti sei un po' perso, arenato, incagliato, seduto, abituato. Io no. Ma il tempo passa passa passa. Io me ne accorgo e me ne dispiaccio. Colpo di reni. Serve un colpo di reni. Fai entro ieri. Non è bello avertelo chiesto un miliardo di volte. Non ha più senso chiedertelo. Perchè sono stanca di farlo.

4 maggio 2011

Surreale ma bello

Dieci euro, in nero: il costo del lavaggio-piega capelli fatto dal cinese alla mia padrona di casa senza scontrino fiscale mentre lei (la padrona) si gustava, prendendola a mani, pezzi della mia pizza al taglio. Poi la richiesta di un gelato (cono con una pallina allo yogurt) spalmato sulla maglietta. E io guardavo con la mia coppetta cannella-fondente.
E alla fine il cinema, un film francese Angele et Toni quasi surreale per i quattro poveri umani che erano seduti nella sala del nostro quartiere malfamato. Dove uscendo abbiamo trovato due neri che inveivano contro l'Italia, quattro rumeni che si prendevano a pacche sulla spalla e il parrucchiere dei cinesi.. beh, era ancora aperto.

Nulla cambia, tutto resta

Rieccomi qui. Spunto come un fungo sotto le foglie bagnate d'autunno. Sono ancora rattrappita dal freddo e da un incidente stradale che ha irridigidito il mio collo. L'aria non è sana in questi giorni di clausura casalinga. Sto ripensando al mio lavoro come non facevo da febbraio. Poco tempo, lo so, ma forse ho indossato delle pantofole che non volevo addosso. Vorrei cambiare ma non so come e in che modo. Forse dovrei solo rischiare. Ma è così dura quando si ha qualcosa da perdere e la vita richiede grinta ma anche una buona dose di fortuna che non c'è detto ci sarà data. Due chicche di aggiornamento: la casa alla fine non l'ho comprata, sono rimasta in affitto nel mio midi di 50 metri quadri con tutti i suoi difetti occultati da un arredamento che mi assomiglia. Ha alla fine le sue comodità tra cui anche quella di non sbattersi per cercare qualcos'altro. Ho scoperto che il mutuo mi fa paura, tanta paura. E' come una zavorra che ti limita nelle decisioni di cambiamento. Al momento non so se sono incinta ma non credo. Ho tutti i sintomi che fanno presagire l'avvento di quelli che la mia amica matta di bruxelles chiama puffi. Quindi Vittoria dovrà aspettare. E anche il suo babbo. Il mio uomo è sempre LUI. A luglio sono quattro anni che ci siamo incrociati e annusati in treno. Inseguiti con gli occhi, i passi e la mente. E con il cuore. Io? Ho bisogno d'aria nuova. Di una pausa dal mondo. Devo riordinare un po' di cose nella mia testa. Vorrei osare. Sì, sento che sul lavoro ho bisogno di buttarmi in qualcosa di nuovo. Ora soffro i ritmi e le tristi conseguenze di lavorare in una piccola azienda dove ogni giorno si chiedono sacrifici e questi diventano sempre maggiori senza che nessuno capisca che sei al limite e non ce la fai più. Ora tutto viene tagliato, nulla è un investimento sul futuro. Non si ha la forza di dire i progetti che si sono sbagliati, li si tiene in vita per testardaggine e speranza che tutto si assesti. Mi sono abituata agli assestamenti ma sono poco gratificata da un lavoro imbrigliato e ora non vedo luce. Ecco, ho bisogno di un viaggio. Ti prego portami a New York.