29 settembre 2009

Domande

- Mi sposi?
- sì
- Evvai, non ci credo. Ma davvero?
- Sì, mi hai preso per sfinimento.

24 settembre 2009

Verso Asiago

« (…) Non voglio possedere niente finché non avrò trovato un posto dove io e le cose faremo un tutto unico. Non so ancora precisamente dove sarà. Ma so com’è.»

Lo diceva Audrey Hepuburn in Colazione da Tiffany prima di spiegare cosa sono le paturnie. Ecco io ieri credo di aver avuto le paturnie che non sono malinconia. Non si tratta di tristezza ma paura di un non so cosa che non capisci né afferri ma sai che ti potrebbe cadere addosso. Ecco, io ieri ho avuto paura di non averti mai come vorrei. Totalmente mio.

E come ben diresti te, anche ieri ho recitato a soggetto. Sono stata un'ottima attrice, forse quella me che sento dentro e a cui, a volte, offro anima e corpo. Ma non sono schizofrenica. Non ancora.

16 settembre 2009

Dopo danza

Avevi gli occhi di un cucciolo indifeso che chiedevano coccole e dolcezza. E ho sentito con forza il bisogno di stringerti per dirti: calma, sei qui, ci penso io a te. Sentivo la tua stanchezza addosso e il bisogno di staccare. La voglia di casa e di calore, di poche chiacchiere serali, di silenzio e di amore. Ma questi erano anche i miei bisogni. E ci siamo ri-sentiti dentro.

14 settembre 2009

Dancing alone

E' come se fossi al centro di una grandissima pista da ballo, dove coppie diverse mi ruotano intorno a suon di musica. Io ferma. Immobile. La gente mi guarda e ma non mi chiede nulla. E io penso, frastornata e incapace di agire: devo muovermi da sola, accennando qualche passo? Arriverà il mio compagno come sto sperando? Devo andare io fuori dalla pista a cercarlo? E, nell'indecisione, sto ferma. Nella speranza che il sogno si avveri e anch'io come tutte le altre donne intorno possa eseguire i miei passi meglio e più dolcemente di tutti.
Oggi primo giorno di scuola. La città si è rianimata. Le pozzanghere per terra denotano pioggia notturna. Il freddo richiede maglioni e sciarpe. L'umità raffazzona i capelli. Stiamo andando verso l'autunno. Il terzo di questa mia vita. E verso un altro Natale. Il terzo di questa mia vita.

12 settembre 2009

Oroscopo della settimana

Ritirandovi. Entrando nella dimensione del vostro mondo, dove tutto è chiaro, dove nessuno rriva a mettere in discussione. Esiliandovi di proposito. Nel luogo di luce dove non esiste offesa. Nel silenzio, che lascia che sorghi il vero suono. Alquanto burberi nel chiudere le porte.
Qualcuno può pensare che siete spariti perché fuggite da qualcosa che comunque vi raggiungerà. In questo caso conviene vederlo prima, anticiparlo. Dalla vostra prospettiva non siete nel torto, nulla avete sbagliato. Il ritiro dal mondo è visto come ritiro solo dalla prospettiva del mondo. Voi non vi siete ritirati affatto. Voi siete il mondo, il mondo è voi.

10 settembre 2009

Mal di stomaco, mal di cuore

silenzio assordante.

9 settembre 2009

Ciò che avrei scritto (potendo)

Uno scontrino non fiscale appallotolato in tasca. Un euro speso per un caffè caldo servito senza gentilezza in un gazebo lungo mare in un bicchierino di carta. Il litorale è pieno di questi baracchini. Seduto ai tavolini c'è un po' di tutto: bagnanti in costume, coppie in abito da sera con tanto di stola color verde e giacca ben abbottonata, steward e addetti alla sicurezza.
Arrivare al Lido, per i comuni mortali, costa 6,50 euro. Solo andata. Più il biglietto del bus 1,50 euro, perché la fermata diretta (il 66 per intenderci) parte dalle 16.30 in poi. Sono appena le tre del pomeriggio. Il sole batte dritto sulle teste. Dalla spiaggia arrivano gli schiamazzi e si capisce di essere arrivati a destinazione perché tutti scendono a quella fermata. Ma non siamo davanti al Palazzo del Cinema. Solo qualche metro più indietro. La scritta riporta Des Bains ed è uno degli hotel più famosi del Lido di Venezia. Difficile capire chi sta aspettando tutta quella calca di gente. Sui gradini ci sono solo telecamere e body guard vestiti di nero. Davanti, ammassati, vari cittadini, passanti (anche di una certa età) col telefonino lanciato in alto, nel vuoto, pronto a carpire chi scende. Più avanti la strada è piena di ragazzi con la maglietta staff incapaci di dare anche minime indicazioni. Capitati o messi lì per caso. E chissà se pagati. Gli agenti della sicurezza controllano le borse. Una sbirciatina veloce e a dire il vero senza grande interesse.
Insomma: passata. La passerella è ancora vuota ma qui ora è tutto un cantiere aperto celato da impalcature rosse. Si sente profumo di star e di grandi allori, ma la sensazione è quella di una montatura televisiva data da ottime riprese e angolazioni perfettamente centrate per non far capire. Al telefono, a fianco, qualcuno dello staff urla. "Se ne sono andati tutti, qui è caro, costa troppo - dice senza sorpresa - La gente arriva i primi due giorni per l'inaugurazione, poi se ne va e solo se viene premiata torna, alla fine. Oggi non c'è nessuno". Ed è vero, sarà anche martedì, ma gli unici a insistere sono i giornalisti a caccia di qualcosa. La passerella è più corta di quello che appare nel monitor. E a lato ci sono poche ragazzine con diari alla mano, cellulari e qualche bottiglietta d'acqua. Nel quartier generale dell'Excelsior il movimento è più vivo. Qui trasmettono, fanno le conferenze, mangiano. Nei corridoi girano uomini in costume (slip tra l'altro) divi del tenore di Marta Marzotto e Tinto Brass, qualche politico veneto e tanti tecnici, operatori, uomini e donne dello staff e della carta stampata, radio e tv. Gli scenari sono creati ad hoc e stridono nella loro modernità con l'arredamento antico (puro stile anni Ottanta) dell'hotel. Si brinda sul terrazzo, si sorseggia un vino nella hall, si chiacchiera nel gazebo. Alle conferenze stampa c'è poco movimento. Le sale sono al secondo piano e le indicazioni troppo piccole. I programmi non vengono granchè sfogliati e per entrare, ovunque, serve il pass. Ma l'atmosfera è quella di una grande fiera di settore. Qui la gente si sente un po' artista e lo si vede dagli abiti originali, talvolta trasandati ma solo in apparenza. La vera eleganza è là fuori. E c'è chi per vederla si sporge dal ponte in alto punto d'approdo dei vaporetti. In quelle due ore sono arrivate un'intera delegazione indiana, in puro stile Bollywood, e due attori americani di certo non passati inosservati. La gente li chiama e anche chi non li aveva scorsi non può fare a meno di fotografarli. Poi inizia il tam tam: c'è Matt Damon. Dove? Là, guarda. Le ragazze lo seguono, gli steward lo fotografano, la guardie di sicurezza lo proteggono. Due passi e lui sale in un Suv dai finestrini offuscati. Ed è tutto finito, almeno per strada. La passerella invece inizia ad animarsi. Sono quasi le 18 e sono pronti a sfilare gli attori arrivati ieri e in mattinata che, quindi, già sono passati per l'hotel a sistemarsi. Fari puntati, gente a bordo e una miriade di flash. Il sole si avvia al tramonto. E la vista più bella dà proprio le spalle al jet-set che apparirà in tv. La cronaca passa in prima linea, e Venezia chiude anche questa giornata di riti e costumi. La vita reale chiama. E richiede altri 6 euro e 50, e tre quarti d'ora di viaggio a cavallo del mare con la fioca luce del far della sera. Questo sì che è uno spettacolo.

7 settembre 2009

Memento

Cambiamento. Mutazione. Ricerca. Esplorazione.
settesettembreduemilaenove. A Venezia c'è acqua grossa. Il sole si riflette sulla laguna increspata dal vaporetto. Ho girato con il cellulare in borsa e non in mano. Ho cercato di vivere secondo le mie esigenze e i miei tempi. Non mi sono data fretta. Ho scacciato l'ansia. Ho seguito la curiosità di vedere qualcosa che non avevo mai visto. Ho seguito il piccolo sogno di essere lì. Ho lavorato bene. Ho staccato dall'ufficio. Ho letto un libro intero. Un piccolo libro semplice che ha dato semplicità ai miei pensieri. E ho deciso di riprendermi me stessa. Ci vorrà tanto tempo e molta determinazione per evitare di ricadere in certi vizi di forma. Usi e modi di fare ormai consoni. Mi sono isolata dal mondo e oggi ho inviato sms a tutti coloro che avevo lasciato in disparte. A te che sei in Sardegna. A te che stai per andare a convivere. E a te che ti lamenti sempre di tutto. Ho chiesto scusa dello stacco. Ho voglia di vivere. E me ne ero dimenticata al punto che ora solo scrivere queste tre parole di fila mi riempie gli occhi di lacrime e il cuore di emozioni che questa sera dedico egoisticamente solo a me. Ne usciremo, ne sono convinta. Basta non parlarne più e non farne un problema. Alla fine mi devo solo guardare allo specchio, sorridere e ritrovare negli occhi quella luce che c'era un anno fa. E da lì ripartire. Per me e basta. Il resto verrà.

2 settembre 2009

Consigli

Ma a questo punto però
se lui sa cosa deve fare
e tu hai atteso fin troppo
non puoi mollare a 99
fai 100!
allora ragiona!
se ti rilassi
le strade potranno essere due
o lui in tempi utili decide
o lui non decide
in entrambe le situazioni se ti rilassi e stai tranquilla
ne godrai di salute!
tanto in entrambi i casi tu non sei utile alla decisione finale!
perciò sii serena
fai tornare la tua spensieratezza
che forse è più utile ai fini di una decisione positiva per te!
A che serve ora litigare o stare male?
finiresti per non goderti nemmeno una eventuale decisione positiva tesa come sei?! no?