30 gennaio 2009

Su e giù

Oscillo come un pendolo. Alto, basso. Riso, pianto. Difficile trovare un equilibrio e mantenerlo nel tempo. Scatto come una molla. Picchi e abissi. La mia mente lavora a ritmi accelerati. Creo ciò che non vedo. Oltrepasso i confini di ogni immaginazione del tuo mondo che non conosco e non mi appartiene. Mi consumo di gelosia per ciò che non condivido. Per quella parte così lontana di te che attendo si frantumi senza spargere pezzi ovunque. Voglio cento e ora ho cinquanta. E perdo chili di pensieri. Accumulo rabbia da sfogare. Le lacrime scendono e non me ne accorgo. Ho paura di consumarmi e implodere. L'ansia mi si scarica dentro. Sento le pulsioni nel ventre e stamani non mi piacevo davanti al solito specchio. Stamani ho evitato di osservare i miei occhi tristi. Il sonno non è più profondo. E il cellulare è sempre lì accanto. Sei l'ultima persona che sento prima di addormentarmi e la prima della mattina. Sei l'unica ragione per cui sorrido o piango. Sei tu colui che decide del mio umore. E mi si richiede nuova forza e soprattutto ottimismo: devo abbandonare le mie paure, le mille paure, pensare che andrà tutto come deve andare. Così sarà. Così deve essere. Forza, su. Hai sempre ottenuto quello che volevi!

29 gennaio 2009

3D

Mi guardo allo specchio e vedo una donna di trent'anni consapevole di sè e di cosa vuole. Non ho mai nascosto ultimamente le mie lacrime, la rabbia e a volte anche il dolore. Non quello fisico, per fortuna. Ma quello più insidioso perché latente e intestino. Il dolore di non avere appieno ciò che voglio. Di vivere talvolta a metà. Di non partecipare, se non in differita, a una vita parallela che tanto vorrei mi appartenesse. Eppure se mi guardo indietro e mi confronto con cos'ero, sono cambiata radicalmente. Non nei modi di fare, ma di essere. E sono cambiata nel mio essere donna al punto di aver maturato con calma, a piccoli passi e grandi emozioni, la dolcezza e il desiderio di una maternità. Che non significa volere un figlio a tutti i costi subito, ora e senza pensarci. Ma significa aver accettato con grande consapevolezza la condizione altruistica di essere femmina, ovvero di non dovere per forza e sempre mettere me stessa in primo piano ma vivere anche in funzione delle esigenze di una piccola parte di me che dipende dal mio mondo. E da quello dell'uomo che ho accanto. E solo l'idea di mettere al mondo un piccolo essere che ci assomigli mi riempie il cuore. Perché ora so che completerebbe la nostra dimensione. E anche la mia. Rendendomi donna in ogni sfumatura. Anche nello sguardo. Quello con cui guarderei te, lei, noi.

28 gennaio 2009

Climax

Maniche rimboccate del maglione. Troppo caldo. Occhi che vedono sfuocato. Letto e riposo. Capelli sciolti da sistemare dietro le orecchie. Ho bisogno di ordine. Mani che schiacciano tasti velocemente. Calma. Gambe che si accavallano. Voglia di contatto. Prurito nel basso ventre. Voglia di te.

27 gennaio 2009

Urlo

Ora apro la finestra, prendo fiato e poi con tutta la forza che ho in corpo e la resistenza dei miei polmoni e delle corde vocali urlo come una pazza isterica. Ma, caspita! Può il lavoro tirare fuori il lato più inumano di una persona? E qui non parlo di Fantozzi e di gente piegata al sistema, parlo di sbroccati e di colpi di matto. Maledetto il giorno che ho firmato quel contratto. Santa pazienza. Io i nervi saldi non ce li ho, non più. Non ora, dopo mesi di merda mal digerita che ahimé riaffiora.

26 gennaio 2009

Io e l'altra me

Che la mia personalità fosse doppia l'ho sempre saputo. Da tempo vivo, convivo e combatto con due me stesse, assolutamente lontane ma che ho imparato ad apprezzare nelle loro sfumature, a prendere il buono che hanno e valorizzarlo in momenti inaspettati (e soprattutto privati). C'è la donna e la bimba. C'è l'angelo e il diavolo. C'è la manager e la casalinga. Il tacco e la tuta.
Se nella mia vita non avessi così ardentemente voluto scrivere, penso che avrei fatto l'attrice. Credo sia per questo, e forse per una vena innata nel recitare a soggetto anche nel quotidiano, che adoro interpretare ruoli, abbinando vestiti, gesti ed espressioni ad ogni situazione. Così mi ritrovo seduta a un tavolo con sconosciuti a discutere di progetti che ho solo fantasticato, a darmi un nome finto e vedere fino a che punto del gioco riesco a stare in pista. Mi spingo al limite del possibile per sondare la mia capacità di essere un'altra. O forse quella che realmente sono e non posso dimostrare certo in società, ovvero in quel contenitore stracolmo di regole da seguire a cui non sempre voglio sottostare. E per sfuggire ci sta anche il sogno, quello di portarti altrove ai confini delle mie, tue - e ora nostre - fantasie più nascoste. Il gioco, alla fine, se piacerà ad entrambi non potrà che stimolarne di nuove.

Platone.. l'avevo dimenticato

E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare. (...)
Queste persone - ma lo stesso, per la verità, possiamo dire di chiunque - quando incontrano l'altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straordinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall'affinità con l'altra persona, se ne innamorano e non sanno più vivere senza di lei - per così dire - nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s'aspettano l'uno dall'altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell'amore: non possiamo immaginare che l'attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C'è qualcos'altro: evidentemente la loro anima cerca nell'altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza. Se, mentre sono insieme, Efesto si presentasse davanti a loro con i suoi strumenti di lavoro e chiedesse: "Che cosa volete l'uno dalI'altro?", e se, vedendoli in imbarazzo, domandasse ancora: "Il vostro desiderio non è forse di essere una sola persona, tanto quanto è possibile, in modo da non essere costretti a separarvi né di giorno né di notte? Se questo è il vostro desiderio, io posso ben unirvi e fondervi in un solo essere, in modo che da due non siate che uno solo e viviate entrambi come una persona sola. Anche dopo la vostra morte, laggiù nell'Ade, voi non sarete più due, ma uno, e la morte sarà comune. Ecco: è questo che desiderate? è questo che può rendervi felici?" A queste parole nessuno di loro - noi lo sappiamo - dirà di no e nessuno mostrerà di volere qualcos'altro. Ciascuno pensa semplicemente che il dio ha espresso ciò che da lungo tempo senza dubbio desiderava: riunirsi e fondersi con l'altra anima. Non più due, ma un'anima sola. La ragione è questa, che la nostra natura originaria è come l'ho descritta. Noi formiamo un tutto: il desiderio di questo tutto e la sua ricerca ha il nome di amore.

24 gennaio 2009

Adrenalina

Fa sempre un certo effetto essere qualcuno per la carica che si riveste. Non ho mai adorato le spettacolarizzazioni gratuite, ma dopo settimane e forse mesi di lavoro dietro una scrivania, uscire a prendere una boccata d'aria guardando in faccia le persone con cui parli e presentandoti come.. ecco: come quella che scrive per il giornale più conosciuto del settore, bhé.. non ha prezzo. Ciò che adoro però è l'adrenalina della corsa. I ritmi serrati, il fatto che dopo due ore di tastiera hai chiuso tutto e domani ti leggerai lì nero su bianco. E ti leggeranno anche altri. Ho perso, nel tempo, la paura del foglio bianco. Ma alla fine tutto torna e anche quello è questione di esperienza. Poca la mia ancora. Però ho qualcosa che gira per il verso giusto e mi sta facendo andare nel verso giusto, lo sento. In tutto questo, nell'ora di macchina con la radio a palla in andata e poi ritorno, nel mentre e nel dopo, nel pranzo fugace e anche ora, mi sei mancato tu. L'eterno compagno a cui avrei voluto raccontare tutto. E l'ho fatto, vero, con mille messaggi. E lo sto facendo anche ora in questo posto virtuale che ci siamo dedicati. Eppure ti sento come mai. E ho ritrovato, finalmente, un po' di serenità che non guasta anche in giornate come queste. E' sabato, sono quasi le 18 e sono ancora al lavoro. So che staserà sarò sola a casa, vengo da una settimana lavorativamente pesante, ma sto in pace con me stessa. E di questo ringrazio la tua scelta di stare con me come mai avevamo fatto fino ad oggi. E ringrazio la nostra complicità di renderci sempre migliori di quelli che ci immagiamo. L'amore, ho imparato con te, non ha limiti e cresce sempre. Ha confini sperduti, vive di riflussi inattesi e di emozioni che si modificano nel tempo ampliando le sensazioni di benessere. Ad maiora, dunque. Aspetto quel giorno, volendolo con tutte le mie forze.

19 gennaio 2009

Isole di egoismo

Ora mi è tutto chiaro. Ora è tutto così maledettamente chiaro. Grazie. Non aggiungo altro. Sono una donna fortunata perché ho il privilegio di avere accanto poche persone ma davvero speciali. Persone che, nonostante le mie aggressioni, le debolezze, i colpi bassi che fanno male e qualche musetto da adolescente che faccio fatica a dimenticare, hanno capito che in questi 48 chili scarsi c'è qualcosa di buono. Vi osservo quando mi parlate. Quando mi sgridate. Quando mi dite in cosa sono mancata. Vi guardo per capire come sono apparsa e apparirò ai vostri occhi. Il vostro giudizio mi determina. E soffrirei a non avere la vostra stima. Siete importanti. Tutto qua. Grazie.

16 gennaio 2009

Maledette procedure!

A volte a seguire perfettamente la forma ci perdiamo la sostanza. Per la paura di essere impeccabili mandiamo a quel paese perfino ciò che di primo acchito ci era sembrata la cosa migliore e più urgente da fare. Così scrivo mail che non invio, perché a rileggerle non hanno più quel senso che gli davo all'inizio quando a spingermi era solo la forza di dire qualcosa che razionalmente poi non sta più in piedi. Mi blocco nelle messe in conoscenza per questioni di gerarchia mancata. E mi incarto come una principiante nei passaggi di mano. Dovrei sgridare e non sta nelle mie corde. Dovrei tagliare e invece appoggio mediazione e compromesso. So che non si capisce nulla. Ma a me è così chiaro. Così maledettamente chiaro. CRIBBIO!

15 gennaio 2009

37.3

Ho la febbre. E le ossa rotte. Ma dio quanto sto bene oggi. Hai la capacità di sorprendermi sempre. Me lo aspettavo. Sono stata mezz'ora a scrutare quella porta minuto dopo minuto in attesa che entrassi. Mezz'ora a guardarmi le spalle mentre passeggiavo in piazza. Poi, era destino: casa, termometro, divano, tisana e copertina. E te. Favolosamente te.

13 gennaio 2009

Ansia che torna

Calma, inspira, respira. Cadenza il fiato. Riempi i polmoni d'aria. Apnea e butta fuori. Regola il battito. Raddrizza la schiena. S'aggiusta tutto. Tutto torna apposto.

Corpi che si cercano

E' quando pensi davvero di aver perso tutto, di essere all'ultima discussione, all'ultima goccia che ti accorgi veramente di essere solo all'inizio. E che devi afferrare con forza, determinazione e coraggio quello che l'inerzia, il silenzio, la lontanza e l'immobilità può portarti via. Il caso spesse volte ha scelto per me. Indirizzandomi laddove non vedevo. Spingendomi in un verso piuttosto che l'altro. Ma ci sono situazioni in cui il lasciar scorrere porta a divisioni fisiche e mentali. Il non parlare porta a non condividere. Il non volersi vedere finisce in una notte a metà tra un divano e un letto mezzo vuoto. Io credo in quello che vuole il mio corpo. E credo che noi siamo quelli che si sono cercati stamani sotto le lenzuola fredde ancora con le menti assonnate. Io credo siamo quelli che nella lontananza fisica si sono addormentati tenendosi per mano. Siamo quelli che non riescono a salutarsi sfuocati ma piangono insieme. E io sono colei che ti ha coperto ieri e ti è venuta a svegliare per portarti con sè nell'altra stanza. Non abbiamo scelto la via più facile. L'abbiamo sempre saputo. E noi solo, solo noi, sappiamo quanto ce la stiamo sudando. Ma se questa vita è fatta di scelte ed è fatta di sacrifici come quelli che forse solo le vecchie generazioni sono stata abituate a fare, perchè oggi è la comodità e la fuga la scelta più semplice, noi siamo specialmente vecchi. Quindi perdoniamoci le schiocchezze. Le aggressioni che simulano richieste di complicità. Le urla che sono carezze. E i silenzi che assordano i cuori. Perdoniamoci l'instabilità di non sapere - talvolta - distinguere il giusto dal non giusto. Perdoniamoci la fragilità umana con le sue paure e debolezze del non noto. Del perché non tutto subito. L'attesa snervante e i piccoli passi che però macinano chilometri. Questa nostra storia richiede forza. Forza fisica, d'animo e di mente. E io ho dimostrato di non averne sempre per entrambi. A volte neanche per me stessa. Ho le speranze di un'adolescente ma la comprensione e l'ascolto di una donna. Che non chiede altro che poter rendere felice colui che ama. Che chiede confronto anche acceso. Che chiede risposte, anche quelle non attese. Basta non essere delusi. Non deluderci mai. E non smettere di parlare con me. Non fuggire nei silenzi (talvolta preziosi ma se soli). Non fuggire da me. Siamo la cosa più preziosa che ci sia capitata quel giorno a nostra fortuna.

12 gennaio 2009

Serafica e infernale

Sono un miscuglio perfetto di emozioni avviluppate. Piango in continuazione. E non riesco più a smettere. Ho bisogno di te. Mi manca tutto di noi. E mi ritrovo a vagare infinitamente ovunque instabile e in cerca di appoggio. Il mio umore sobbalza e chiede equilibri esterni per trovare il proprio, interiore. Io chiedo silenzi alle persone che ho davanti. Tranne che a te. Ho di nuovo voglia di urlare contro il mondo. Ho dentro rabbia e amore. Come mai l'ho avuto.

8 gennaio 2009

Lenti invertite

Vista che si appanna, offuscata. Oggi vedo poco. E in parte è perché ho invertito le lenti. In parte perchè la luce fioca di quest'ufficio oscura perfino il monitor del pc. E ho pensato al fatto che sono mesi ormai che ho rinunciato agli occhiali (forse domani li inforcherò di nuovo). E ho pensato a tutte quelle volte che ho evitato di metterli per non vedere. Al mio esame di maturità, ai primi confronti universitari di fronte a tomi immensi e volti che non volevo mettere a fuoco nelle loro espressioni. Alla fine non vedere era meglio che avere il peso davanti del giudizio. Di strada da allora ne ho fatta e io so quanta. Ora non lo permetterei più. Ma quel sapore mi manca. Era una scelta ben ragionata che mi proteggeva. In parte, forse, ne avrei bisogno anche oggi che invece aspiro a voler vedere tutto anche ciò che sarebbe meglio non vedere.

7 gennaio 2009

Il non senso

Forse la verità è che non bisogna sempre cercare un senso. Voglio dire che non sempre bisogna far quadrare il cerchio, trovare il bandolo della matassa, la soluzione perfetta e il perché di ogni cosa. La mente umana è bastarda. E la mia più di tutte. Lavora incessantemente e spesso non lascia vivere. Il prima, il durante, il dopo. Perdiamo minuti, anzi ore e giorni - sì giorni - a prevedere ogni mossa proiettata nel futuro, stabilendo il giusto passo verso quella direzione che ci porterà in quella condizione verso quella definizione di noi, del nostro rapporto con lui, lei, te, il mondo intero. Chi non conosce le cervellotiche elocubrazioni di una donna? Bè, io sono peggio. Mi autocreo le malattie e perfino gli scenari peggiori. Faccio tutto da sola e porto gli altri giù con me. Se decido. Eccome se decido, posso portarti negli angoli più angusti della mia mente quelli dove non esiste che la paura, la paura immobile di tutto, anche a volte di guardarsi allo specchio. Eppure fortunatamente so ancora come fermarmi e capire che la mia testa potente non può far tacere il cuore. Che è libero di desiderare l'oggi più del domani. Di essere sereno adesso, il poi si vedrà. Perché alla fine, me lo ripeto sempre quando non mi è più chiaro, l'attesa è più energica della conquista. E il percorso, sì il percorso, quello è irripetibile. E non bisogna perderne neanche un passo. Neppure quelli fatti da soli (i più importanti), quelli in due (i più emozionanti), quelli indietro (i più tosti) e quelli sbagliati (i più rischiosi). Tutti hanno senso. Tutti hanno un perché e te li porterai sempre dentro. Io, li ricordo tutti.
Ps. voglio un libro che mi faccia piangere, sospirare, amare, pregare, sussultare. Esiste?