21 luglio 2009

Lacrime

Era tanto che non piangevo. Da sabato lo faccio ogni volta che ti sento. Il cuore non ragiona come il cervello. E ci sono delle situazioni che non può sopportare. Non è normale sopportarle. Pensavo di non stare più così. Pensavo che quello che ho provato a Natale, a Pasqua, ad agosto dello scorso anno e di quello prima, non si potesse più ripetere. E qui non è colpa di nessuno, se non di tempi e scelte e di attese e di cuori che hanno voglia di amare e condividere più che gestire sms e immaginare la felicità di un uomo lontano che si gode qualcuno che non puoi andare a trovare. Credo in questi due anni di aver radicalmente cambiato il concetto di: amore, gelosia, lontananza, possesso, desiderio, condivisione. Ora so stare in tre. Ma in quattro non mi piace. Ho la nausea.

Gattino tra i rovi

Egoista? Sì, lo sono. Non vedo l'ora che torni. Ho mal di stomaco da sabato. Sono giù. Ho voglia del mio uomo e mi sento sola, ma soprattutto lontana da ciò che ora mi rende serena e felice.

Girotondi e pensieri

C'è chi dice che è un diritto biologico. Io credo sia più che altro una scelta di vita consapevole. Da ieri sera, dopo quella chiacchierata in piedi con la pizza che si freddava, non ho mai smesso di chiedermi se voglio essere mamma. Se mi sento in grado di esserlo. Ho sempre pensato che una donna non fosse tale se non provava almeno una volta nella vita la maternità. Io ho passato anni a confrontarmi con le mie amiche, sostenendo con forza il mio non desiderio di diventare mamma. Non volevo bimbi in braccio, avevo paura mi sporcassero, avevo paura di fargli male, mi sentivo inadeguata e non me stessa. Ho egoisticamente seguito la carriera, il lavoro, mi sono concentrata su di me. Non li guardavo, i figli degli altri, con i vostri occhi. Ero diversa. Poi la notte quell'incubo di non poterli avere. Di non essere fertile, timore che ho tutt'oggi. E alla fine sei arrivato tu, col tuo pupazzo biondo. La prima volta che me l'hai dato in braccio mi sentivo così impacciata. Paura che piangesse, che non volesse stare con me. Hai rivoluzionato il mio sentire e per la prima volta; per la prima volta ho pensato che forse anch'io ho diritto al completamento del mio corpo femminile. Poi le nostre chiacchiere e i dubbi. La vita che cambia, il mondo che si trasforma. Lei che diventa da sexy a chioccia, la coppia che si divide in tre e non in due. I tempi diversi, la difficoltà di riessere amanti quando si è genitori.
Forse hai ragione te in tutto. Ma anche questa è una scelta egoistica. Mettere al mondo un figlio è però una responsabilità e non può capitare, perchè così pur essendo la gioia più bella del mondo destabilizza tutto. E sono combattuta e sono piena di pensieri oggi che vagano verso Roma, verso quel vecchio libro della fallaci divorato a 14 anni dal titolo "lettera a un bambino mai nato", verso quel girotondo fatto ieri a tarda sera sui colli berici in attesa di sentirti la seconda volta. Quegli occhi grandi che mi sgranavano e ripetevano "ancoa" "ancoa", quel peso sullo stomaco di una scelta difficile come interrompere una gravidanza, e quel pupazzo biondo sullo sfondo del cellulare che sorride in posa. Ho un casino dentro. E ho bisogno di te, non per prendere una decisione, la decisione. Ma per sentire che ci amiamo e che sarà quello che decideremo insieme, consapevolmente, dovrà essere. Alla fine la nostra sarà una costante ricerca di una condizione felice che prevederà una famiglia. E, a prescindere dal numero dei suoi componenti, la nostra sarà una famiglia.

20 luglio 2009

Grado di pazzia

Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri. (Barthes, Roland)

17 luglio 2009

17.7.07-17.07.09

Tutto comincia con un incontro. Poi un bacio, una mail, il cuore messo lì a disposizione, indifeso ma pronto ad assorbire, ricevere, dare. Poi arriva la notte, l'attesa e il pianto. L'amore sconvolge, affonda, eleva, sobbalza. L'ansia divora. La lontananza avvicina. La condivisione appaga. Il tempo passa. E tutto sembra veloce. Il sentimento cresce e raggiunge vette inespugnate. Tocca confini lontani. Conosce sfumature nuove e ad altri impercettibili. Tutto ha un senso. C'è forza, energia. L'amore scatena mondi interiori sommersi. L'amore mette in comunicazione due anime pellegrine alla ricerca di completamento. E di una nuova forma di felicità.
Auguri tesoro mio. Che sia per tutta la vita.

15 luglio 2009

Gamberi allo zenzero

Scaldate il burro in un tegamino sul fuoco medio-alto, poi aggiungete lo zenzero e fatelo saltare per 30 secondi. Unite i gamberi e cuocete due minuti. Bagnate con il vino e continuate la cottura ancora un minuto o due. Se lo usate, spargete sopra il coriandolo, aggiustate di sale e pepe; servite subito.

Mai come in quest'ultimo periodo sto godendo dei piaceri della cucina. Sarà stata la lettura dell'Esquivel (Dolce come il cioccolato) che ha rinnovato i desideri intensi scaturiti tempo fa da Marquez o da pellicole come Chocolat. Ho sempre pensato che esistesse un legame magico tra i sensi. E il gusto precede, segue e accompagna il tatto. Gli odori sono fondamentali. Le spezie afrodisiache. Il caldo-freddo è eccitante. E gli occhi divorano i colori nel piatto mentre la lingua e le papille sciolgono i sapori che si trasformano in emozioni del corpo. Serata chef stasera. E ho riscoperto il piacere di sperimentare. Ho voglia di impastare. Ho voglia di usare le mani.

8 luglio 2009

Lucida follia

Sto impazzendo d'amore. Il cuore trabocca. Mai capitato in vita mia. Mi manchi in fondo allo stomaco, dentro le membra, nei nervi, nel profondo. E ho così voglia da scrivere che le mani sulla tastiera mangiano le parole e afferranno con forza le emozioni. Ho così voglia di immaginare sogni reali da vederli chiaramente e palparli nel loro intimo. Il mio animo si è fermato nella piccola venezia decadente visitata durante una giornata di pioggia lenta con l'umido attaccato alle ossa. Lo stesso che è rimasto appiccicato alle lenzuola che ho lavato di malavoglia. Lo stesso che sento quando mi avvicino alla tua pelle e il mio orizzonte si estende su litorali lontani, dal sapore latino con un fioco vento caldo spostato dalle pale del ventilatore al soffitto che muove rosse tende di organza. L'odore è quello dei mobili antichi e di liquidi mischiati al ghiaccio della brocca d'acqua. La musica viene da fuori. Il ritmo lo diamo noi persi in un mondo di apnea e di ricerca costante di quell'attimo in cui, trovato il punto, insistiamo nel nostro piacere. Buona serata tesoro. Io stasera viaggio intorno a noi.

Non voglio smettere di credere che...

Qualcosa di straordinario possa ancora accadere. (A beautiful mind)

Meno tre

Li conto sulle dita di una mano. Li visualizzo sull'agenda aperta davanti sulla scrivania. Li osservo passare nel calendario e li sento dentro con l'ansia che sale. Tra tre giorni qualcuno che considero una delle persone più importanti della tua vita saprà della mia esistenza. Sento le mani che sudano e il groppo alla gola come se fosse un esame. Forse uno degli esami più importanti della nostra vita. Immagino lo sguardo, forse anche il verso della bocca. Ma di mille scenari che possono venirmi in mente nessuno sarà quello reale. E mi struggo all'idea che questo possa diventare un nuovo ostacolo tra noi. Perché non ne abbiamo bisogno. E ora serve solo grande tifo.

3 luglio 2009

Brera e dintorni

Ho scoperto che viaggiare in treno ha qualche vantaggio. Se si elimina l'aria condizionata a regimi artici e i costi (da quando ha fatto il suo ingresso l'eurostar city si pagano almeno sei euro in più a tratta) resta comunque il fatto che non devi stare attento a guidare e puoi pensare. Puoi riflettere su te stessa e fare il punto della situazione a fronte di due schiaffi appena presi che però non hanno fatto male. C'è la crisi e tutti lo dicono. Si taglia, non c'è posto per i giovani e i vecchi non se ne vanno in pensione. Tutto è immobile, non c'è ricambio.. e allora che c'è da gioire? C'è che esisti te e io non ho più voglia di scappare a Milano e me ne sono resa conto ieri mentre passeggiavo per Brera. C'è che non ho voglia di chiudermi in quegli uffici grandi a fare l'impiegata per un lavoro che toglie la vita dalle nove del mattino a mezzanotte. C'è che quella casa a Montecchio mi piace e la desidero più di ogni altra cosa. C'è che se il mio desiderio è la firma in un grande giornale già ce l'ho. C'è che se devo avere delle soddisfazioni lì già le ho (anche se a spot). C'è che se la mia vita deve essere una continua lotta e rincorsa a quell'obiettivo forse mi sono dimenticata che spesso bisogna mollare e lasciarsi trasportare dalla corrente. C'è che se le cose devono andare non sarò io certo a smuoverle ma un ottimo sponsor. C'è che io adoro la città dove vivo ora. Adoro saperti vicino. Adoro sapere che il prossimo weekend parlerai di noi. Adoro pensare che nella vita ci sono cose molto più importanti e profonde del lavoro. E quelle facce tristi di ieri, senza famiglie, senza amore, senza vita mi hanno fatto virare verso una nuova prospettiva. E forse devo solo resistere qui, in questa scrivania. Forse un giorno le cose capiteranno. Ed essere "fuori" dal lavoro alle sette di sera è impagabile. Quando nei sogni c'è Vittoria.

1 luglio 2009

Dialoghi sparsi

- Vedi? Se tutte le giornate fossero come questa: io che mi sbatto per il lavoro che mi piace, mi sveglio alle 6.45 e faccio tutto di corsa per vederti. E poi una birra fredda fuori e poi noi, io e te a casa. Così sì che sarei felice
- E così sarà.
...
- Mi hanno dato il premio aziendale, non tutto ma con le diarie raggiungo i (bip) euro
- Caspita, tutti questi soldi! Un regalo no, eh?
- Devo fare musina
- Ah, per noi
- Sì, voglio prendere una casa
- Per noi?
- Sì, tipo Montecchio.. no?
- (si, ovunque vorrai) pensò