22 luglio 2010

Dipendenza alla sex and the city

Ho comprato una borsa. Mannaggia! Tutti quei discorsi del tipo: dai finalmente il conto in banca respira con la quattordicesima, devi fare un mutuo a fine anno ecc ecc... pranzi portati da casa per tre giorni di seguito (ora odio l'insalata di riso) e alla fine cosa capita? che esci a fare due passi due, per sgranchire le gambe e bere un caffè. Ma il caffè non lo bevi perché hai la gastrite (e probabilmente è anche una scusa) e passi proprio davanti a una vetrina che guarda caso espone la borsa che avevi adorato per mesi ogni sacarosanto giorno ma che costando 260 euro - 260 euro!! - avevi salutato con un cordiale: non posso. E ora? La borsa è scesa a 130 euro. Entri, e già lì è fatta. Perché il negozio ti conosce, hai la loro tessera (maledetta fidelizzazione del cliente che funziona sempre) e la commessa è gentile: non solo ti fa provare la borsa ma ti fa indossare un trench ti dà pure le scarpe col tacco e ti dice: è l'ultima che mi è rimasta. Alla fine sei una figa spaziale con 130 euro in meno in tasca e una borsa in più. Ha ragione la mia amica: sono una vittima del sistema o forse mi sta facendo troppo male risicare 20 minuti in ufficio ogni tanto per gaurdare vecchie puntate di quella maledetta serie neworkese che ho ignorato per anni sentendomi lontana e diversa da femmine mangiauomini e con 80 paia di sandali uguali in casa. Ma, alla fine, ho ragione anch'io: sono felice, la volevo e ora posso cestinare la borsa vecchia coi manici rovinati. Ok, ammetto: sono una shopping compulsiva. Mannaggia!

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