6 luglio 2020

La sua musica, quello spartito, le nostre note

Oggi ci ha lasciato Ennio Morricone e io non posso non posare lo sguardo sullo spartito che giace davanti a me in questo momento sul pianoforte. La sua musica. La tua musica. Le nostre note.
Morricone è stato lo Chopin dei nostri tempi. Un uomo discreto e sensibile. Un grande genio che non amava i fasti della fama ma il duro lavoro. Quello in cui ci riconosciamo noi perché ci specchiamo in quegli occhi. Nel guizzo di una vita nostalgica e creativa, fuori dal comune che solo l'arte, in questo caso la musica, può incorniciare come un capolavoro.
Non posso non dimenticare quel giorno quando mi dicesti che avresti voluto lavorare con lui e per lui. Perché pennellare le note delle grandi pellicole del nostro cinema (e non solo) è un privilegio. E la musica italiana del 900 è Morricone. Sergio Leone è Morricone. Il nostro archivio cinematografico mentale accorda a ogni frammento la sua colonna sonora che riecheggia inesorabilmente chiara e vivida anche quando è un semplice fischiettio. Persino quando la nota si accosta a un rumore.
Ogni suo spartito semplice nella composizione eppure sempre memorabile, sempre emotivamente denso, vero e passionale scuote le nostre anime dal profondo e finisce sempre per strapparci un rigo salato dagli occhi.
Abbiamo tutto per non dimenticarci di lui: i film, i cd, i suoi spartiti. Eppure ci mancherà quel suo stare dietro le quinte senza fronzoli né mai sbavature. Con la semplicità di un'andatura non più giovane, il suo sincero saluto alla moglie, il suo modo di parlare: chiaro, conciso, efficace.
Ci mancherà perché nessuno sarà più come lui. E perdendo lui abbiamo perso un altro pezzo di storia: un pezzo di passato che non tornerà. Quel passato che reputiamo meglio del presente per merito, competenza, pregio, sincerità, verità e nessun bisogno di ostentazione.

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