13 maggio 2008

Palermo differita

Ssssst. Silenzio. Voglio ascoltare il sottofondo. Musica che si espande dalla cornetta del telefono, tasti di pianoforte pigiati da esili dita in una via rumorosa del centro. Chiasso e vociferare alto di persone dalla pelle olivastra già stanca del sole; odore di folla e di asfalto che trasuda dal marciapiede che chiede piedi nudi da sporcare di nera pece. Sento il fioco vento che s'infrange sulle palme e immagino un viale affollato di tavolini, sotto freschi gazebi, e centinaia di sguardi che s'incrociano per pochi secondi con i tuoi occhi per raccontarti una vita. La vedi attraverso uno specchio e il racconto di loro ti inonda come un quadro in una vecchia galleria carpisce la tua attenzione. Ti focalizzi su di lui ed entri in quella miriade di punti e di segni di un pennello attento e frettoloso che ha segnato sul bianco una storia fatta di piccoli pezzi assemblati. E tutto intorno diventa silenzio perché la tua attenzione chiede pace per dare un valore a quello sguardo triste, malinconico, felice, appagato, sornione o solo spento. Vivi di echi, di rimbalzi di voce. La tua vita prende senso dall'esclusione di tutte le altre vite che scavate lentamente in pochi secondi, nella loro estrema differenza, hanno in comune solo il non essere per nulla in simbiosi con la tua. La mente torna ad appartenermi e le tue parole bloccano la musica dalla cornetta del telefono. Ora parla, racconta come vedi la città che io ho costruito sull'invisibile ricchezza dei suoni. I tuoi occhi osservano per i miei ma io scruto quello che non puoi vedere. Un uomo solo col cuore altrove, apolide per nascita dalle radici forti che non ha mai sradicato e che ha bisogno di recuperare per ritrovare se stesso. In cerca sempre di altro da sé per confermare il sé. Il mondo ti ha arricchito e ti ha aperto all'umanità varia che desta interesse e curiosità di entrata. La ricerca dell'altrove è stato l'unico stimolo per allontanarsi dalle certezze, vivendo di corsa. Ora però stai recuperando il gusto dell'emozione che si blocca e del tempo privo di spazio da condividere, dove l'essere fuori da te è l'unico modo per riannodarti a te. E dove qualsiasi posto del mondo non vale quanto quel piccolo angolo che chiami ancora "Il tondo".

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