17 novembre 2008

Pazzia d'amore

Orlando perse il senno per amore, impazzì e dovette ricercarlo sulla luna.
Bè, credo che oggi impazzirò d'amore. Impazzirò per te. Piango sulle tue lacrime. Sento il tuo dolore che mi rattrista e mi spaventa perchè temo possa cambiare la percezione che hai di noi. Oggi è il 17 e ha un doppio valore. Nostro e tuo, ma io considero anche il secondo nostro anche se non ero a Venezia due anni fa, non ti ho telefonato io e ora non sono con te all'ospedale. Eppure forse sono lì, sì amore sono lì a darti quella forza che ora non trovi. A farti capire che non sei solo. Ed è sempre tutto un casino ma ho così forza oggi che posso sostenere entrambi. Ti prego, appoggiati e piangi con me. Ti sosterrò sempre.

"Nulla mai nell'universo va perduto. Le cose perse in terra, dove vanno a finire? Sulla Luna. Nelle sue bianche valli si ritrovano la fama che non resiste al tempo, le preghiere in malafede, le lacrime e i sospiri degli amanti, il tempo sprecato dai giocatori. Ed è là che, in ampolle sigillate, si conserva il senno di chi ha perduto il senno, in tutto o in parte.
La Luna quella notte passava proprio vicino alla montagna. Astolfo e san Giovanni Evangelista, salendo sul carro d'Elia, vedono il corno lunare farsi enorme e la Terra, là in basso, impicciolire, diventare una pallina. Per distinguervi i continenti e gli oceani, Astolfo deve aguzzare le ciglia.
Passando la sfera del fuoco senza bruciarsi, entrano nella sfera della Luna, d'acciaio immacolato.
La Luna è un mondo grande come il nostro, mari compresi. Vi sono fiumi, laghi, pianure, città, castelli, come da noi; eppure altri da quelli nostri. Terra e Luna, così come si scambiano dimensioni e immagine, così invertono le loro funzioni: vista di quassù, è la Terra che può essere detta il mondo della Luna; se la ragione degli uomini è quassù che si conserva, vuol dire che sulla terra non è rimasta che pazzia"
(Orlando Furioso raccontato da Italo Calvino).

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