9 settembre 2009

Ciò che avrei scritto (potendo)

Uno scontrino non fiscale appallotolato in tasca. Un euro speso per un caffè caldo servito senza gentilezza in un gazebo lungo mare in un bicchierino di carta. Il litorale è pieno di questi baracchini. Seduto ai tavolini c'è un po' di tutto: bagnanti in costume, coppie in abito da sera con tanto di stola color verde e giacca ben abbottonata, steward e addetti alla sicurezza.
Arrivare al Lido, per i comuni mortali, costa 6,50 euro. Solo andata. Più il biglietto del bus 1,50 euro, perché la fermata diretta (il 66 per intenderci) parte dalle 16.30 in poi. Sono appena le tre del pomeriggio. Il sole batte dritto sulle teste. Dalla spiaggia arrivano gli schiamazzi e si capisce di essere arrivati a destinazione perché tutti scendono a quella fermata. Ma non siamo davanti al Palazzo del Cinema. Solo qualche metro più indietro. La scritta riporta Des Bains ed è uno degli hotel più famosi del Lido di Venezia. Difficile capire chi sta aspettando tutta quella calca di gente. Sui gradini ci sono solo telecamere e body guard vestiti di nero. Davanti, ammassati, vari cittadini, passanti (anche di una certa età) col telefonino lanciato in alto, nel vuoto, pronto a carpire chi scende. Più avanti la strada è piena di ragazzi con la maglietta staff incapaci di dare anche minime indicazioni. Capitati o messi lì per caso. E chissà se pagati. Gli agenti della sicurezza controllano le borse. Una sbirciatina veloce e a dire il vero senza grande interesse.
Insomma: passata. La passerella è ancora vuota ma qui ora è tutto un cantiere aperto celato da impalcature rosse. Si sente profumo di star e di grandi allori, ma la sensazione è quella di una montatura televisiva data da ottime riprese e angolazioni perfettamente centrate per non far capire. Al telefono, a fianco, qualcuno dello staff urla. "Se ne sono andati tutti, qui è caro, costa troppo - dice senza sorpresa - La gente arriva i primi due giorni per l'inaugurazione, poi se ne va e solo se viene premiata torna, alla fine. Oggi non c'è nessuno". Ed è vero, sarà anche martedì, ma gli unici a insistere sono i giornalisti a caccia di qualcosa. La passerella è più corta di quello che appare nel monitor. E a lato ci sono poche ragazzine con diari alla mano, cellulari e qualche bottiglietta d'acqua. Nel quartier generale dell'Excelsior il movimento è più vivo. Qui trasmettono, fanno le conferenze, mangiano. Nei corridoi girano uomini in costume (slip tra l'altro) divi del tenore di Marta Marzotto e Tinto Brass, qualche politico veneto e tanti tecnici, operatori, uomini e donne dello staff e della carta stampata, radio e tv. Gli scenari sono creati ad hoc e stridono nella loro modernità con l'arredamento antico (puro stile anni Ottanta) dell'hotel. Si brinda sul terrazzo, si sorseggia un vino nella hall, si chiacchiera nel gazebo. Alle conferenze stampa c'è poco movimento. Le sale sono al secondo piano e le indicazioni troppo piccole. I programmi non vengono granchè sfogliati e per entrare, ovunque, serve il pass. Ma l'atmosfera è quella di una grande fiera di settore. Qui la gente si sente un po' artista e lo si vede dagli abiti originali, talvolta trasandati ma solo in apparenza. La vera eleganza è là fuori. E c'è chi per vederla si sporge dal ponte in alto punto d'approdo dei vaporetti. In quelle due ore sono arrivate un'intera delegazione indiana, in puro stile Bollywood, e due attori americani di certo non passati inosservati. La gente li chiama e anche chi non li aveva scorsi non può fare a meno di fotografarli. Poi inizia il tam tam: c'è Matt Damon. Dove? Là, guarda. Le ragazze lo seguono, gli steward lo fotografano, la guardie di sicurezza lo proteggono. Due passi e lui sale in un Suv dai finestrini offuscati. Ed è tutto finito, almeno per strada. La passerella invece inizia ad animarsi. Sono quasi le 18 e sono pronti a sfilare gli attori arrivati ieri e in mattinata che, quindi, già sono passati per l'hotel a sistemarsi. Fari puntati, gente a bordo e una miriade di flash. Il sole si avvia al tramonto. E la vista più bella dà proprio le spalle al jet-set che apparirà in tv. La cronaca passa in prima linea, e Venezia chiude anche questa giornata di riti e costumi. La vita reale chiama. E richiede altri 6 euro e 50, e tre quarti d'ora di viaggio a cavallo del mare con la fioca luce del far della sera. Questo sì che è uno spettacolo.

Nessun commento: