6 novembre 2020

Cambiare ... in punta di piedi

 

Questo è un acquerello che mi hanno regalato molti anni fa. Si intitola "CAMBIAMENTO". E' un piccolo cartoncino di carta, un vecchio biglietto augurale, che ho scelto di incorniciare e portare con me in ogni trasloco. Oggi è lì, attaccato alla parete del corridoio. In questi giorni mi sono ricordata il motivo per cui l'ho conservato, dandogli la dignità di un quadro.

L'immagine è inquietante: la donna che si spoglia di una veste bianca ha il volto piatto. Non trasuda alcuna emozione se non quella di smarrimento, quasi atterrito, dipinto in due occhi grandi, spalancati e lontani. 

Lo sfondo è nero. I piedi sono storti. Nulla è rassicurante.

Ma bisogna addentrarsi nell'immagine e scrutarne i dettagli per capire. Ecco, già al tempo furono proprio loro a colpirmi: il colore del vestito sottostante rosso fuoco, l'unica nota di colore di tutto l'insieme ma anche i talloni alzati quasi a volersi elevare, andare più sù.. e chi fa danza come me, sa che ogni relevé richiede la ricerca di un nuovo baricentro ed equilibrio. 

Stare sulle mezze punte è fatica, anche fisica ma è anche un modo per elevarsi e raggiungere una nuova dimensione di eleganza, aumentare le possibilità di movimento e compiere passi e salti che diversamente sarebbe difficile fare... il che spiega perché nel classico si balla in punta dei piedi. 

Questo acquerello dice tutto questo. Io ci leggo questo. Ma ognuno può avere una diversa interpretazione. Forse quello che io vedo è il significato profondo che attribuisco alla parola cambiamento. 

Cambiare è la cosa più complessa che si possa chiedere a un essere umano, a un'organizzazione, a un sistema economico o sociale. I tempi del cambiamento sono lenti, graduali e hanno molte fasi di assestamento, talvolta anche di ritorno o remissione. Ma io credo che non possiamo nasconderci dietro gli schermi dei nostri monitor, con le telecamere chiuse e non metterci in gioco anche in questo terribile momento.

Cambieremo dopo il Covid? Sì. Ma stiamo già cambiando: qualcuno se n'è accorto, altri no. Qualcuno crede torneremo allo status quo ante, altri (pochi) stanno accelerando su nuovi futuri. Non è solo consumismo (come e dove compreremo e se compreremo) non è solo una diversa modalità di lavoro (2-3 giorni a casa, più flessibilità), un nuovo modo di produrre (filiere più corte, più sostenibile) o un nuovo modo di relazionarsi (sempre più virtuale e meno "umano"). 

Il Covid, in quell'acquerello, è lo sfondo nero attorno a ognuno di noi. Ci stiamo togliendo un vestito, alzando le mani al cielo con i piedi contorti... forse non tutti avremo un nuovo "dress code" da mostrare per urlare al mondo chi siamo diventati... ma io lo sto già cercando.

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