25 agosto 2008

Sognando Istambul

Ho iniziato la mattinata scaricandomi Debussy. Ascoltando quelle mani che scivolano sui tasti e pensando alle tue. Eri tu che suonavi stamani. E suonavi per me. Mi è venuta voglia di viaggiare in lughi esotici assolutamente lontani dal nostro occidente ma per questo più affascinanti. Ho pensato al freddo, all'inverno e a due persone che adorano Venezia. Ho visto una città d'acqua e un ponte proteso all'infinito con il cielo tinto di rosa al tramonto. Ho sentito il tempo fermarsi per tutta la vita. E negli occhi la stessa promessa scambiata in riva al Tamigi. Ho il cuore che trabocca oggi. E' intriso di tutto. Ci sono emozioni a trecentosessantagradi da sputare tutte d'un fiato senza respirare nel mezzo per non perdere forza. E poi c'è la continua voglia di tutto, questa irresistibile voglia di fare mille cose in un secondo. Ho una progettualità irrefrenabile che mi destabilizza e mi toglie l'equilibrio. Ho la testa piena di idee. Le membra di passione. La musica mi fa esplodere il mondo che ho dentro. L'ha sempre fatto, ma la tua è una fonte di ispirazione doppia a cui voglio bere per colmare le mie lacune. Voglio che il tuo mondo entri dentro il mio e voglio che mi arricchisca. Voglio rinnamorarmi ogni giorno di un lato nuovo di te. Voglio che il mio amore cresca all'infinito. Voglio che non abbia mai fine.
Ti porterò a Istanbul. Sento che fa per noi. Sento che nessuno potrà toglierci quel silenzio intenso e rumoroso mano nella mano, occhi contro altri occhi. Con il mondo intorno che non si ferma e noi che siamo soli. Lontani. Irragiungibili.

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