29 dicembre 2008

Orecchie chiuse

Ho rabbia dentro ora. E non so perché. O forse sì. Perché non cambia nulla, perché le persone non ascoltano, non sentono. Perché ragiono egoisticamente come se i miei desideri una volta tanto dovessero precedere quelli degli altri. Ascolto. Ti ascolto. E lo so che tu ascolti me. E' che grido sempre la stessa cosa. E ora, sì ora che l'ho assaporata, odorata e l'ho fatta mia con tutto il dolore e la tristezza che ha dentro, mi sono accorta che è come sempre. Tutto scorre. Ci sono persone a cui la vita scivola addosso. Ci sono ballerini fermi in mezzo alla pista, fermi a guardare che tutto si muova intorno a ritmo più o meno cadenzato ma normale perché il troppo piano o il troppo veloce disturba. Ci sono muri di gomma che rimbalzano parole ed emozioni che tornano al mittente senza diritto di resa. E chi ha più voglia di rimandarle poi? Ma c'è anche chi continua le lotte contro i mulini a vento. Mio nonno è convinto che grazie a un paio di iniezioni tornerà a camminare. La realtà è che la sua colonna vertebrale è a pezzi per una caduta di quindici anni fa. E' paralizzato; ma se avesse fatto fisioterapia, se avesse seguito i ricoveri, fatto gli esercizi, ascoltato i medici ora non staremmo con un catalogo in mano a cercare un girello o peggio due ruote. E non importa se glielo abbiamo detto mille volte. Mia nonna l'ha assecondato perché era meglio così, non turbava il suo equilibrio. Non gli imponeva di fare una cosa che per lui era scomoda: pensare alla sua salute e affaticarsi per stare bene. Sono stati fermi e ora è tardi per fare tutto quello che non si è fatto prima. Le vite a volte sono come biglie che scendono lentamente da un piano inclinato. Impossibile risalire quando si è data la prima spinta dall'alto al basso. Devi solo sperare in un atterraggio morbido. E io non voglio restare immobile. Non voglio farmi scivolare nulla addosso. E non permetterò che tu lo faccia. Ci sono momenti in cui, quando davanti hai una persona pronta a tapparti le orecchie per non sentire, devi trovare la forza di togliere quelle mani e di chiedere sinceirità e rispetto. E di ripeter cento volte quello che non è chiaro. Perché domani è già tardi. E ho deciso che vale la pena di recuperare presto e con grande sincerità ciò che non vuoi perdere. O perlomeno ciò che vuoi che abbia rispetto di te. In qualsiasi modo vada poi a finire. Se tornassi indietro porterei a forza mio nonno dal fisioterpista. Vederlo così è di una tristezza infinita.

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