6 agosto 2009

Andalusia (con rettifica)

Ti rendi conto di come siamo migliorati? Inpensabile, anche solo immaginare, come dopo due anni due persone possano avere una sintonia così naturale e spontanea. Come possano essere quelle che pochi giorni fa alla radio definivano "anime gemelle" e non per una comunione di intenti e interessi ma per una comunione di amorosi sensi ovvero di gusto, olfatto, tatto, vista e odori. Ho ancora in bocca il sapore acido del limone di quella tequila nella calle del mato a Siviglia. Ma ricordo il Vichi in partenza in aereo, gli sgranocchi al cioccolato al ritorno e l'acqua incantata (e senza meduse) della Barrosa. Vedo Ronda attraversata di fretta in auto percorrendo la stessa via tre volte e sento nello stomaco il caldo della lasagna preparata alle tre del pomeriggio con cura da un'olandese e un barista spagnolo incapaci di credere in quella scelta insana e invernale. Sento scendere di gusto le lacrime sortite da grosse risa inarrestabili legate al tuo modo di vedere il mondo a metà tra Fantozzi e Amici Miei. Conservo tra i denti il salato dei gambas alla plancha di Cadice, vedo quel locale orrido che ci ha consegnato la più bella foto di Pulci in vacanza. Seconda solo a quella col vestito rosso, che aveva perso i tacchi, davanti a una paella ingurgitata di gusto dopo l'apnea malata del mio respiro affannoso. L'unico locale aperto, accanto alla donna più pelosa del mondo, dopo il doppio bidone del Renconcillo e dell'Anselma dove sarei stata pronta a ballare il flamenco. Chissà, forse anche tu. Mi ricordo le lacrime sul divano dell'hotel a Cordoba, il vento caldo delle tre a cinquanta gradi e quella coca cola ghiacciata nel bar che aveva pronte sul tavolo mille tazzine del caffè. Ho capito che sono i piccoli dettagli a rendere unici i viaggi. Quelli condivisi e di cui si è saputo far tesoro prima negli occhi e poi nel cuore. Rivedo i momenti emozione, la ricerca del bluetooth per inviarti la foto di pupazzo, e mi vedo posteggiata in quell'aia abbandonata con l'uomo sotto l'albero e il cane nell'attesa che Luca risponda al telefono per dire l'inevitabile. La tecnologia quel giorno ci ha abbandonato e forse solo il caso sa perché. E sa anche perché ci ha mandato Guido quella sera in quel posto incantato di cui non ricordo nulla perchè avevo la testa altrove: un'Alhambra, prenotata a fatica, e vista con l'ansia che leggevo nel tuo cuore. Ma oggi per strada vedo solo Panda. Cerco nei listini quel ghiacciolo enorme (il bracciale s'è rotto ma lo conservo così come tutte le nostre multe Ryanair). E ci vedo in mezzo alla nebbia (e ad altri gentili ospiti disinibiti) o sopra il terrazzo con quell'aroma di sherry buttato giù di fretta a tracollo per quella "donna letterata e colta" che ha turbato la serata. Ti sento a fianco nel letto e mentre mi dici "mangia". Ti vedo mentre scelgo come vestirmi e mentre spingo a mattone l'acceleratore. Mentre istighi il GPS, lo censuri, lo chiudi nel cassettone. Mentre corriamo per vedere la Plaza de toros e mentre salutiamo l'ultima cattedrale a otto euro pensando: dentro sono tutte uguali.
Hai ragione te: non ci serviva questa vacanza per capire tutto di noi. Ma sette giorni insieme uno a fianco all'altra e di continuo non li avevamo mai avuti ed è stato il regalo più bello che ci è capitato in due anni. Questo è solo l'inizio. Ci vedo ora così diversi e complici che non trovo nel cuore e nella mente altre ragioni per non migliorare. Vedo la strada davanti e ti sento così sicuro di noi da non fermarti in nulla. Ora dalle tue parole, telefonate ed espressioni sento che hai scelto. E hai scelto noi per mille motivi anche esterni, come tua madre e quel meglio che dici si possa meritare. Con calma, porteremo a casa tutto. Lo so. Tenendoci in Italia il tesoro più grande.

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