28 settembre 2020

Ctrl+alt+canc

Settembre è il mese della ripartenza. Del riavvio.
Riapre la scuola, si chiudono le valigie nell'armadio e la bici in garage. Ci si rifà qualche tessera, un nuovo abbonamento. Un diverso e più quieto look. 
Perfino l'orologio si appresta a muovere le sue lancette mangiando tempo mentre il lino cede alla lana e aumentano i gradi del cibo sul piatto e sulla pelle. Pronti a rimettersi in coda per andare in ogni dove, con l'ombrello a portata di mano e una sciarpa in borsa.
Accade tutto velocemente, in fretta. Anche il nostro corpo fatica ad abituarsi, a partire dai piedi nostalgicamente infreddoliti e ghiacci ma  con addosso (ancora) le infradito.
E così riparte anche il lavoro. A mille. 
Come un computer inceppato, dopo un ctrl-alt-canc digitato in malo modo sbuffando, lo schermo riacquista la sua luce e in un sol colpo si riaprono tutte le finestre che avevi lasciato aperto e che, per un sol attimo, si erano bloccate, congelate, freezate come ci ha insegnato il nuovo vocabolario delle videocall quando tutti parlano e qualcuno, per colpa della rete, resta immobile, fisso, disconnesso con una posa plastica da ghiacciolo in freezer.
Eppure questo settembre è ripartito più veloce del solito. Ma non è colpa del calendario che segue ritmi codificati e atavici. Dopo mesi di clausura (ops lockdown) e dopo lo sfogo estivo quasi liberatorio, sicuramente disordinato, siamo oggi tesi tra due forze centrifughe che ci rimandano a due opposte pulsioni che tuttavia generano lo stesso effetto: fare e correre. Correre e fare.
Vogliamo guadagnare il tempo perduto dopo mesi di pigiama party e video esasperanti, riprenderci il peso delle relazioni umane, riallacciarci alla vita aziendale e alle sue informazioni stanchi di essere fuori da tutto, tranne che dal nostro mondo.
E vogliamo il carpe diem: accelerare ora, subito, adesso. Fare tutto il possibile nel meno tempo possibile perché fra un mese potrebbero rinchiuderci in casa e allora... sappiamo già cosa ci aspetta perché lo abbiamo sperimentato.
E cosi questo settembre sposa l'atavica propulsione italiana al rimbocco di maniche post sollazzo agostano, mese dove di consuetudine questo Paese (intero) si blocca, al nuovo senso di recupero sociale post e pre-lockdown. Con l'effetto di essere più stanchi di sempre. Perché a questi ritmi (non operativi) ma fisici, a questo trantràn di saliscendi da città, treni, aerei, a questo traffico, ai clacson ... ci eravamo anche disabituati.



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