21 luglio 2009

Girotondi e pensieri

C'è chi dice che è un diritto biologico. Io credo sia più che altro una scelta di vita consapevole. Da ieri sera, dopo quella chiacchierata in piedi con la pizza che si freddava, non ho mai smesso di chiedermi se voglio essere mamma. Se mi sento in grado di esserlo. Ho sempre pensato che una donna non fosse tale se non provava almeno una volta nella vita la maternità. Io ho passato anni a confrontarmi con le mie amiche, sostenendo con forza il mio non desiderio di diventare mamma. Non volevo bimbi in braccio, avevo paura mi sporcassero, avevo paura di fargli male, mi sentivo inadeguata e non me stessa. Ho egoisticamente seguito la carriera, il lavoro, mi sono concentrata su di me. Non li guardavo, i figli degli altri, con i vostri occhi. Ero diversa. Poi la notte quell'incubo di non poterli avere. Di non essere fertile, timore che ho tutt'oggi. E alla fine sei arrivato tu, col tuo pupazzo biondo. La prima volta che me l'hai dato in braccio mi sentivo così impacciata. Paura che piangesse, che non volesse stare con me. Hai rivoluzionato il mio sentire e per la prima volta; per la prima volta ho pensato che forse anch'io ho diritto al completamento del mio corpo femminile. Poi le nostre chiacchiere e i dubbi. La vita che cambia, il mondo che si trasforma. Lei che diventa da sexy a chioccia, la coppia che si divide in tre e non in due. I tempi diversi, la difficoltà di riessere amanti quando si è genitori.
Forse hai ragione te in tutto. Ma anche questa è una scelta egoistica. Mettere al mondo un figlio è però una responsabilità e non può capitare, perchè così pur essendo la gioia più bella del mondo destabilizza tutto. E sono combattuta e sono piena di pensieri oggi che vagano verso Roma, verso quel vecchio libro della fallaci divorato a 14 anni dal titolo "lettera a un bambino mai nato", verso quel girotondo fatto ieri a tarda sera sui colli berici in attesa di sentirti la seconda volta. Quegli occhi grandi che mi sgranavano e ripetevano "ancoa" "ancoa", quel peso sullo stomaco di una scelta difficile come interrompere una gravidanza, e quel pupazzo biondo sullo sfondo del cellulare che sorride in posa. Ho un casino dentro. E ho bisogno di te, non per prendere una decisione, la decisione. Ma per sentire che ci amiamo e che sarà quello che decideremo insieme, consapevolmente, dovrà essere. Alla fine la nostra sarà una costante ricerca di una condizione felice che prevederà una famiglia. E, a prescindere dal numero dei suoi componenti, la nostra sarà una famiglia.

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