16 ottobre 2008

Quel fisioterapista di Lecce ...

Il panettiere continua a chiedermi di te. Sai, ci parlo da mesi ma ho scoperto solo ora il suo nome: Paolo. La moglie si chiama Chiara. Sono la mia parentesi di vita in pausa pranzo. Mi scaldano la piada o un pezzo fugace di pizza e io sto lì a mangiarla con loro. Mi vedono dagli occhi se sto bene o male. E negli ultimi giorni li avevo appositamente evitati. Oggi no. Sono entrata con un sorriso a ventisei denti (tanti quanti realmente ne ho in bocca) pronta a sentire che appartamento avevano oggi da proporci. E si sono perfino scomodati a chiedermi se sabato ti porto da loro. Sono curiosi e so perché: leggono amore nei miei occhi e anch'io - e fossi loro - vorrei capire a chi è dovuta tanta dovizia di attenzioni. Poi ci sono Carlo a Antonia e questi li conosci anche te per aver pagato i conti grossi e per la fatidica domanda - a dire il vero assai inaspettata -: a quando i confetti? Ti manca Loris che è il gestore del secondo bar, quello che scelgo quando voglio stare comoda e anche lui mi fa la radiografia allo sguardo e sa che quando è assente è perchè ho il cuore altrove. Penserai che giro con i manifesti attaccati, e che ogni occasione è buona per aprire bocca. No, tesoro. Sono la donna più riservata del mondo; è che parlano i miei occhi per me e non posso nascondere le lacrime siano esse di gioia o tristezza. Tutti ti amano ancora prima di conoscerti e questo è per me fonte di gioia enorme. Così, mentre tornavo indietro in ufficio - nell'attesa di incontrare Angelo (??) il fisioterapista di Lecce che aveva capito da subito in cosa si era imbattuto sul quel treno - ho seriamente pensato... abbiamo un bel po' di testimoni...

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