15 ottobre 2008

Ricordi di una sera a teatro

Mezzanotte. Mi sento una cenerentola destinata a non perdere la sua scarpetta.
Cerco rifugio in solitari pensieri tra le vie della mia città. La nebbia pesa sulla fronte e bagna le strade come pioggia. Pochi incontri. Solo il fiume, dietro di me, di gente che esce da teatro. Chiusi nel cappotto. Berretto basso e sciarpa alta. Poche chiacchiere stasera. Fa freddo. Scruto attraverso il grigio. Frammenti di una città senza voci. La statua di Vittorio Emanuele che qualcuno ha osato proporre di togliere dalla piazza, le vie vuote che aprono le loro prospettive, i palazzi antichi sopra le vetrine dei negozi. Così alti che spesso si fa fatica a sollevare il mento per ammirarli. L’ordine simmetrico delle auto parcheggiate ai lati del corso, i papiri di laurea che addobbano sempre quei tre angoli, crocevia di curiosità. E i portici che, se non si presta attenzione, si rischiano macchie indelebili. Un altro regalo da parte dei pennuti abitanti appollaiati sui ferri degli archivolti.
Solo profumo di vento attorno a me. Mi si avvinghia addosso. Lo respiro, lo riconosco e lo porto a casa.

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