5 febbraio 2009

Progetto

- Ho bisogno di un progetto capisci?
- Mica stiamo costruendo un grattacielo
- Sì invece. Io voglio costruire. Voglio un grattacielo
- Tu non lo vedi, ma è già tutto su carta il progetto. E' già disegnato e lì davanti. Ma te non lo vedi perché (e lentamente indica sulla tavola un bicchiere) te vedi solo questo, invece su tavolo (e sposta la bottiglia d'acqua, l'olio e l'altro bicchiere di fronte) ci sono anche questo, questo e questo
- Li vedo, rispose lei alterandosi. E' che io vedo voglio che quel disegno metta fondamenta. Ho bisogno di capire che qualcosa si muove. Che stiamo facendo passi avanti. Ho bisogno di qualche segnale. Ti prego, aiutami a essere serena. Dimmi come possiamo fare perché io stia tranquilla nel mentre
- Te hai ragione, ma vedi solo una parte del tutto. E le cose sono più complicate
- Iniziamo a mettere i gradini, uno alla volta. Partiamo da questo, poi questo e poi questo. Insieme
(Silenzio)
- E' un silenzio di assenso? chiosò lei
- Sì, replicò lui con gli occhi bassi. Aveva capito che quello era un urlo d'amore.
Sei una rompicoglioni, aggiunse.
- Lo so, pensò lei fissandolo negli occhi con le lacrime trattenute. Lo so. Ma non ho mai saputo in vita mia come ora cosa voglio. E anche se il grattacielo non sarà alto domani ho bisogno di capire i tempi. E ho bisogno che questi siano di medio-breve periodo.
- Non possiamo saperlo ora, gli scappò
- Allora acceleriamo, rispose lei. Facciamo i doppi turni, mettiamo duecento operai al lavoro. Lo voglio, disse con forza
- Poi bisognerà pagare gli straordinari e non possiamo, gli venne da ribattere
Lei lo fulminò con lo sguardo. Lui rispose e sorrise. Sei matta, ma ti adoro. E se parliamo ancora una volta di grattacielo ti ammazzo e fuggo in ammazzonia. Ok?
(Silenzio, di lei - stavolta). Capì che nonostante la metafora il messaggio era passato. E che qualcosa si sarebbe mosso. Se ne andò sollevata. Ora doveva sostenere il suo uomo. Più di prima.

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