6 febbraio 2009

Tonfo

Strano. Le chiacchierate più introspettive, quelle che mi hanno davvero aiutato a guardarmi dentro, le ho fatte in momenti strani e con persone di cui non mi sarei mai aspettata qualcosa. Il fisioterapista, primo fra tutti, che ascoltando il mio corpo ha risolto un problema di gola e di non detti in grado di bloccare sterno e ossa del collo fino a non farmi respirare. Poi stamani la svolta. Io che dico di aver dormito solo tre ore - e male - all'estetista che alle otto del mattino ha il semplice compito di pulirmi il viso. E lei che mi chiede se sogno. Credo di aver sempre sognato, ma mai mi sono ricordata come in queste ultime settimane gli incubi che faccio. Immagini che mi svegliano nella notte mi spaventano ma non mi fanno pensare. Lei invece sì che mi ha fatto pensare. Sarà quel maledetto corso che sta frequentando. Sarà che io non credo mai a queste cose tranne quando hanno senso per me. E avere senso significa aver colpito nel segno. Immagini che parlano da sole e che già mi segnalano che qualcosa non funziona. La casa da cui non posso uscire, quelle finestre chiuse, io che cerco assoluta libertà buttandomi nel vuoto e poi c'è il sogno di stanotte. Io e il mio vecchio coinquilino in casa appartati. E i suoi genitori che entrano. Lui tranquillo e sua madre che mi osserva e mi giudica. Mi attacca come quella vergognosa. E poi pranziamo tutti insieme e io sono lì a testa alta, nuda a tavola con uno scialle di seta. Che ascolto. Il mio coinquilino è il riferimento a una persona che lavorativamente ora invidio. E' vero. Lui ha ottenuto il suo sogno, io ancora no. Lui ha sfondato nel nazionale io no. Lui non è nudo ora, non ha vergogna. Io a volte si. Ma mi copro con lo scialle di seta che è come nascondere la polvere sotto il letto. Ma la mia estetista ha ribattuto: quand'è che te indossi lo scialle di seta? Io: alle cerimonie, occasioni importanti. E come ti senti a indossarlo? Elegante, a mio agio, apposto. Ecco allora, dice, hai ancora la possibilità di uscirne a testa alta a tuo agio senza vergognarti di te. Fallo in fretta.
Ecco! ho pensato. Devo muovermi in fretta. Il mio corpo e la mia mente mi stanno inviando segnali chiarissimi per evitare il tonfo. E ieri per la prima volta ho tolto i veli e ho pianto davanti alla gente. Non ho più freni.

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